Auguri, Paolo.

Non vedendo più da qualche settimana le sue vignette su Repubblica, abbiamo scritto a Paolo Samarelli per capire se era successo qualcosa. Prontamente è arrivata la sua risposta:

Caro Enrico, sono fuori uso per un po’. Sono caduto dalla moto tornando dal lavoro il 5 maggio e sto a casa ingessato e con stampelle.
Niente di grave però, la posso raccontare. Certo che nelle nostre città siamo costretti a vivere pericolosamente.
Era una notte fredda e bagnata, e un turista tedesco mi ha attraversato all’improvviso sulle strisce, una macchina era parcheggiata a pettine e in totale divieto tanto da impedire la visibilità al guidatore del mezzo, c’era una buca e subito dopo un tombino, la somma delle difficoltà era insuperabile, sono caduto alla Buffon dopo un intervento all’incrocio dei pali, però Buffon non ha una moto che scivola con lui tanto da finirgli sul piede e fratturargli il malleolo. Ho saputo da una coppia di signori eleganti e disponibili che il turista era tedesco poiché lo avevano sentito parlare. Puoi dire che il crucco mi ha dedicato solo uno sguardo distratto andando via.
Sono fortunato a raccontarlo visto che dall’altra parte della carreggiata dove ero caduto non passava nessuno anche perché tutti erano alla partita (Inter-Roma, Coppa Italia).
E pensa alle traiettorie; quali combinazioni hanno fatto sì che qualcuno parcheggiasse la macchina male, magari perché non trovava posto e aveva fretta di vedere la partita in tv? Che un turista tedesco programmasse un viaggio, magari per vedere il papa (eravamo vicini a Piazza San Pietro)? Che qualche camion sfondasse la strada male asfaltata da una ditta appaltatata magari da Anemone e poi un’altra ditta chissà quando affossasse il tombino facendolo somigliare a un cratere?

Risultato sto con le stampelle e sto a casa, penso solo, sto in mutande (Dalla).

Mi riprenderò anche stavolta, speriamo.

Un abbraccio paolo samarelli.

Caro Paolo, ti auguriamo una pronta e serena guarigione. Le tue vignette ci mancano troppo, quindi guarisci e riprendi la matita in mano. E anche il mouse.

p.s. da come ce lo hai meticolosamente raccontato, ci sembra già di vederlo disegnato, quel maledetto incidente.