mercoledì 19 maggio 2010

“Deh, qui si va tutti a casa”.



Elegante, ironico, allegro, brusco come lo sono a volte i toscani.
Erano leggendarie le sue sfuriate, intercalate dal livornesissimo “deh”: quando si accorgeva che la “macchina” non stava procedendo velocemente verso la chiusura come avrebbe dovuto, quando un settore stava per “bucare” una notizia importante, quando un inviato ritardava a mandare il pezzo, prendeva il pacco dei giornali che aveva sul tavolo, lo gettava in terra imprecando e urlando “deh, qui si va tutti a casa”. Durava un attimo. E si tornava al lavoro. Ma dietro la sua scorza burbera nascondeva una grande dolcezza e una grande umanità. Alfredo Del Lucchese conosceva tutto e soprattutto tutti dentro il giornale: aveva curiosità, capacità di ascolto, un’infinita pazienza.
Non c’era redattore di una redazione locale di cui non sapesse nome, cognome, attitudini umane e professionali.

Alfredo Del Lucchese nel ricordo di Gregorio Botta apparso ieri su Repubblica.

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