Ci ha appena telefonato un lettore anonimo dicendoci che ha visto il post su Panorama e, scoprendo che costa solo un euro, è sceso in edicola e l'ha comprato.
La forza del Web Marketing.
p.s: sul nuovo Panorama leggetevi anche questo, (che tra l'altro devono aver preso la foto da PPR).
4 commenti:
LO AMMETTO SONO IO, HO CEDUTO ALLA TENTAZIONE MOU E HO COMPRATO QUELLA CHE PER IL RESTO è CARTA DA CES.., VA BE TE LA DO IO LA % ENRICO, TU RICORDATI DI IVAN.
Il problema non è solo quello. Guardiamo al contenuto, al vituperato calcio italiano. Purtroppo la nostra beneamata Repubblica sta inanellando una serie di infortuni calcistici. La bravura di Panorama è di averlo capito, lo svantaggio di Repubblica è una redazione sportiva inadeguata. C’è una misura in tutte le cose. Lo dico da interista (non è un reato!), lo dico da lettore “addicted” di Repubblica, lo dico da italiano che vorrebbe essere sempre tollerante e non ci riesce. Ma che, immancabilmente, il giorno dopo ci prova ancora.
Bene. Ripeschiamo lo sport come specchio dell’anima civile, la metafora perfetta. A corredo della quale si snoda un giornalismo semitruffaldino, camaleontico e senza vergogna. Qual è la novità? E’ che purtroppo Repubblica sta nel mucchio, a differenza dello stile coerente e descrittivo del resto del giornale.
Chi inquina il calcio italiano? Perché lo fa? Domenica 9 maggio RAI Uno ha commissionato un sondaggio dal quale risulta che praticamente la metà degli intervistati incolpa i mezzi di comunicazione. Seguono molto distaccati i giocatori, i dirigenti e gli allenatori, gli arbitraggi.
Non è difficile dargli ragione, ai concittadini ascoltati, basta accendere la Tivù scattante e berlusconianamente prona agli scandali a comando.
Gli esempi anche in casa nostra sono chiari e forti. Per perfezionare la lunghezza d’onda, leggere l’articolo di Maurizio Crosetti in trasferta a Mosca nel marzo di quest’anno. E’ la vigilia di Inter – Cska, di cose del calcio non si parla di sicuro. Prosa fangosa, miasmi significativi, frustrazioni malcelate, immancabile incursione in campo della personalità del giornalista. Come alla mancanza di libertà, siamo ormai abituati ai veleni quotidiani delle notizie senza fatti. Speravamo che il Nostro Quotidiano ne fosse fuori, nello sport come nella vita. E invece no, anche da noi lo sport è inchiodato alla metafora nazionale. Le regole della professione sostituite dalle parole d’ordine. Si gufa. Si rema contro. Ci si tura il naso e si tifa Milan, come la vecchia Democrazia Cristiana è il disfacimento sublimato, di cui mai si parla. Si sporca l’avversario con il fango rimorchiato già da bambini.
E se questo è atipico per Repubblica e per il Gruppo L’Espresso, ammettiamolo, in qualche modo viene tollerato lo stesso.
A volte sono direttamente i capi a mettercisi.
Ricordo nel mese di febbraio l’invettiva sbraitata da Vittorio Zucconi, direttore di quotata emittente radiofonica, all’indirizzo dell’immancabile allenatore avversario:”E’ UN PARACULO!!!”. L’etere per un attimo tremò per l’insulto in diretta tutto amerikano. Quell’allenatore speciale, agli occhi di Zucconi, aveva due principali difetti: non allenava la sua squadra (il Milan) e guadagnava molto, ma molto più di lui. Abbassai il volume audio per evitare il bàu-bàu del direttore e il giorno dopo tolsi Radio Capital dalla mia sintonia. Che si divertissero tra loro con il loro capintesta.
Mentre la barca affonda, ovvero, calcisticamente parlando, i Totti eliminano gli attaccanti sporchi negri.
Mentre Panorama catalizza tifosi non-berlusconiani. Moriremo ancora Repubblicani?
Confermo.
La Rana
nessun problema Rana, è un piacere per me che tu l'abbia presa.
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