venerdì 16 luglio 2010

Carlo Emilio Gadda e la scocciatura dell'invito.



Ci sono magnifiche storie su come vanno a finire le speculazioni intellettuali troppo intricate. Vecchio, stanco. Ossesionato dal sospetto di un oscuro malvolere altrui, Carlo Emilio Gadda ricevette un cartoncino d'invito della casa editrice Einaudi. Era una comunicazione anonima, spedita sulla base di un indirizzario standard, che ne sollecitava la presenza a non so quale insignificante dibattito sulla letteratura. Ma l'Ingegnere non poteva credere all'imparziale e cieca automaticità degli uffici di relazioni esterne. "Perchè hanno invitato proprio me?", si chiedeva. "Non ci vado. Potrei incontrare Tizio , che mi vuole male,o Caio, che detesto." Gli umori atrabiliari di Gadda erano imperscrutabili. Sottili e distruttive nevrosi traevano nutrimento dai misteri indicibili della vita quotidiana. "Ma se non ci vado - ragionava inquieto tra sé ne sé - noteranno la mia assenza. Penseranno a uno sgarbo". Si macerava: "Gli invierò una missiva comunicando che sono malato". Eppure: "Qualcuno potrebbe smentire la mia giustificazione, e ci farei la figura del maleducato, del bugiardo!". Dopo una settimana di torture psicologiche, di ripensamenti, di colossali argomenti via via perfezionati ma alla fine respinti per qualche insopprimibile vizio logico, di scuse sempre più tortuose immaginate e accantonate con crescente disperazione, al colmo di una sofferenza ansiosa che gli levava ogni altro pensiero, l'Ingegnere afferrò carta e penna, preparò la busta indirizzata a Giulio Einaudi editore, proprio lui, via Umberto Biancamano 1, Torino, e scrisse il biglietto definitivo: "Non mi rompete i coglioni. Carlo Emilio Gadda".

Tratto da Il più mancino dei tiri di Edmondo Berselli.

1 commento:

Anonimo ha detto...

Grazie per aver postato questo stralcio, rappresenta un pezzo importante del puzzle della mia vita. L'ho recitato a voce alta talmente tante volte che lo so a memoria. Ironia d'altri tempi, delicata ma profonda. Grazie Edmondo, e grazie Repubblica.