lunedì 12 luglio 2010

Un consiglio per Franceschini: più teatro e meno Sunday Times.

Luca Massaro ha letto questo pezzo di Enrico Franceschini e subito dopo ha buttato giù questa cosa:

Con tutto il rispetto dovuto a chi, con una semplice idea (nemmeno tanto originale), riesce a guadagnare dalla dabbenaggine della gente, mi chiedo: ma non è proprio il sistema dei media che consente questo? No, non il sistema “blogger” o “social”, ma il sistema mediatico tradizionale. Leggiamo:

In pochi mesi, il blog è diventato un successo mondiale. E' stato già visitato da 17 milioni di persone, 50 mila lo leggono in media tutti i giorni. Non solo, ma ha anche cambiato radicalmente in meglio la vita del suo autore: scriverà un libro raccontando la sua storia e quella del blog, i diritti esteri sono già stati venduti a una decina di paesi dalla Francia alla Corea del Sud, una rete televisiva gli ha chiesto di sceneggiare un serial ispirato dalla sua storia e i suoi discorsi come "trainer motivazionale" vengono richiesti a peso d'oro a conferenze e convegni da un capo all'altro del Nord America.


Dunque, a offrire ricchezza al blogger non è il lettore-commentatore del suo blog ma un editore, una rete televisiva e affini che credono a prescindere che vi siano moltitudini disposte a leggere simili quisquilie. E che ci credano a prescindere è dato anche e soprattutto dal fatto che giornali di tutto il mondo riportino con stupore, con meraviglia queste notizie, diffondendo così nell'aere mediatico cattivi memi. Ma possibile che nessun direttore sia capace di una sana censura? Egregio Ezio Mauro dico a lei: ordini a Enrico Franceschini di andare più a teatro invece di leggere il Sunday Times.

P.S.

Beh, visto che ci sono, approfitto anch'io di indicare alcuni miei piaceri minimi: bere quando ho sete, mangiare quando ho fame, dormire quando ho sonno, trombare quando... [omissis].

Luca Massaro

2 commenti:

Carmen ha detto...

A teatro? Io lo manderei semplicemente a lavorare...

Barbapapà ha detto...

Purtroppo Franceschini ha preso una china inspiegabile, come dimostrano le sistematiche candidature al PPR- mensile per gli articoli di pura aria fritta che ci regala da Londra.
Ogni tanto si concede qualche spunto interessante, tipo l'intervista di ieri a Jonathan Coe o, se costretto dagli eventi, qualche articolo sulla politica/società/cultura inglese.
Ma è sempre più un'eccezione: la regola è dedicarsi al nulla, quasi volesse riposarsi dopo gli anni ruggenti da corrispondente vero da NY, Mosca e Gerusalemme.
Speriamo gli torni presto la voglia di raccontare la Gran Bretagna: non deve essere necessariamente cool per poterla raccontare, come ha dimostrato brillantemente con i suoi libri proprio Coe.