venerdì 10 settembre 2010

Quella ridicola rincorsa alla citazione virgolettata.

Ieri spiccava un articolo del "retroscenista" Francesco Bei, menzionato con enfasi dallo stesso Diretùr nella recita quotidiana.

Nella ridicola rincorsa alla citazione virgolettata Bei, emulo di quel Claudio Tito molto amato dal nostro Nonunacosaseria, oggi si è superato riportando, senza imbarazzo alcuno, nientemeno che una telefonata tra Letta e Fini:

Tanto che ieri mattina proprio Letta ha sondato per telefono Gianfranco Fini prima della partenza di questi per il Canada. "Senti Gianfranco - gli ha chiesto il sottosegretario - ma davvero, come hai detto a Mirabello, voi votereste la mozione che presentiamo in Parlamento?". "Certo Gianni, lo confermo". "E uno scudo giudiziario per il presidente del Consiglio?". "Come ho già detto, lo votiamo sicuramente, a patto che non ci ripresentiate la norma transitoria sul processo breve".

Premesso che mi sono immaginato Bei travestito da maggiordomo aggirarsi in casa di uno dei due ad origliare la conservazione, mi chiedo che valore aggiunto porti questa mania del presunto virgolettato. Forse che l'uso della forma indiretta avrebbe reso meno credibili le affermazioni? Ma perché non la smettono, una volta per tutte, con questa pagliacciata dei virgolettati?
E perché Repubblica non si decide una buona volta a sintetizzare questo inutile e sterile chiacchiericcio politico in una pagina sola lasciando più spazio alle questioni serie?

Barbapapà

5 commenti:

nonunacosaseria ha detto...

la citazione virgolettata serve per dare credibilità alla narrazione di qualcosa che, per definizione, è ricostruzione spesso immaginaria e partecipe.
Immaginaria, perché le cose in realtà spesso sono più semplici e lineari di tutti i bizantinismi descritti dai retroscenisti: se andassimo a rileggerci gli articoli scritti negli ultimi cinque anni da Minzolini, Tito, Bei, Verderami, Meli e Martini e poi segnassimo quanti di quegli scenari si sono realmente avverati ne rimarremmo delusi.
Partecipe, perché spesso ognuno ricostruisce sulla base di certi interessi e, soprattutto, sulla base di quel che gli viene raccontato dalle proprie fonti e, così facendo, non è raro che poi si sviluppi un dibattito in tal senso. E' paradossale, ma è così. Credo che la Meli, sotto questo profilo, sia la lettura da cui un massmediologo potrebbe scrivere un bel saggio.

Il guaio è che questo uso eccessivo e distorto del virgolettato, lungi dal dare credibilità, finisce con l'essere un esercizio di stile, qualcosa che può rendere più vivace la lettura dell'articolo, ma senza che esso sia più realistico.

Barbapapà ha detto...

"narrazione di qualcosa che, per definizione, è ricostruzione spesso immaginaria e partecipe": una sintesi perfetta.
Aggiungerei che i retroscenisti diventano consapevoli strumenti nelle mani delle varie fazioni politiche per lanciare messaggi trasversali o guidare gli eventi in una direzione.
E' un esercizio di stile, per usare le parole di Nonunacosaseria, che racchiude un mondo - quello politico - assolutamente autoreferenziale e che trova una sponda ingiustificata nel giornalismo politico.
E' inutile lamentarsi con ponderosi editoriali sulla incapacità della politica di affrontare i problemi del paese quando l'azione pungolatrice dei giornali sulle questioni reali è spesso inesistente, attratta come è la loro attenzione dal nulla di questo chiacchiericcio.
Rimangono, al riguardo, validissime le considerazioni di Sandro Viola nel suo commento agostano sul giornalismo politico:

"Il punto è dunque che il Niagara di pagine su ogni giornata politica, la scelta di non distinguere tra il rilevante e l'irrilevante, l'evidente intenzione di mantenere sempre accese le braci delle polemiche in corso (e dunque l'ira furibonda, il chiasso, i veleni che ne derivano) fanno pesare sulle spalle del nostro giornalismo politico non poche responsabilità."

aghost ha detto...

a casa mia il virgolettato serve per citare esattamente quanto pronunciato da qualcuno.

La citazione virgolettata che "serve per dare credibilità alla narrazione di qualcosa che, per definizione, è ricostruzione spesso immaginaria" è una distorsione inaccettabile che toglie credibilità al giornalismo.

esaù ha detto...

Non amo particolarmente i retroscenisti, ma quel tipo di virgolettato serve a raccontare in modo migliore, più caldo: è una sorta di licenza poetica, un esercizio di stile che dà più fascino a una cronaca che con il discorso indiretto sarebbe decisamente più fredda.
tutto qua.

Esponja88 ha detto...

Ad aver stufato non sono i virgolettati, ma proprio i retroscena.