Al manifesto, diretto oggi da Norma Rangeri, ha tolto copie anche il Fatto di Padellaro. È il sintomo di una nuova antropologia della sinistra, su cui, sempre Parlato, ci sarebbe molto da dire. Nascono circoli pro-manifesto. Non bastano. Ci vogliono abbonamenti, sottoscrizioni, per non spegnerne la voce.
4 commenti:
"per non spegnerne la voce" ci vuole un giornale diverso poi, se del caso, verranno gli abbonamenti, i nuovi lettori eccetera. E' come se la Fiat si lamentasse che la 600 non vende abbastanza. Modifichi la macchina e poi vedi se così la comprano. Prentendere che la gente la compri a prescindere mi pare un po' bizzarro. O no?
Hai assolutamente ragione, Aghost.
Le campagne di sopravvivenza del Manifesto partono sempre dal presupposto che il giornale sia perfetto e che invece sono i lettori potenziali ad essere distratti. O ottusi...
Prima facciano un'analisi critica del giornale per verificare se necessita di un cambiamento strutturale per allargare il bacino di utenza. Solo dopo si presentino a chiedere supporto in forza di un nuovo progetto.
Comprare a prescindere, come dice Aghost, è veramente inaccettabile. Con tutto il rispetto per il Manifesto cui auguro lunga vita.
si barba, aggiungo anche che queste campagne di sovravvivenza di ripetono periodicamente, segno che la crisi è strutturale. Io non sono un fanatico a tutti costi del mercato, ma quanti giornali dovrebbero chiudere bottega senza il finanziamento pubblico?
La cosa ridicola poi è che in italia anche gli ultraliberisti alle vongole, come feltri, belpietro, polito o ferrara, campano di sovvenzioni pubbliche. I loro giornalini senza i quattrini pubblici, con relativi sontuosi stipendi, chiuderebbero nel giro di una settimana.
mi trovo daccordissimo con quanto detto da Aghost e da Barbapapà. E aggiungo se un giornale da anni è in perenne crisi e vende pochissimo, forse è davvero il caso di chiudere bottega, nulla è eterno a questo mondo.
Posta un commento