...Un’altra presa di posizione che conterà molto, anche perché spiazza tutta la sinistra, è quella della Repubblica: un giornale partito come quello di Largo Fochetti quando assume un orientamento non lo fa sulla base di un’analisi contingente ma di una strategia politica. Associarsi alla richiesta delle dimissioni di Fini (sia pure indorata da Ezio Mauro con un appello a fare questa scelta per essere più libero di partecipare alla battaglia antiberlusconiana) è esprimere un’opinione che condizionerà terribilmente i destini del capo futurista.
Perché questa posizione? Carlo De Benedetti da tempo cercava di guidare la politica italiana verso un ritorno al sistema proporzionale: dopo che Massimo D’Alema aveva messo Pierluigi Bersani alla testa del Pd, il presidente onorario della Cir, nonostante che con l’ex ministro dell’Industria avesse antiche amicizie molto elettriche, non si sentiva in controllo del maggior partito della sinistra e cercava di trovare una soluzione che consentisse a lui e al suo gruppo più possibilità di influenza sulla politica.
Per questo motivo aveva appoggiato la scissione di Francesco Rutelli nel Pd e alla fine aveva sostenuto il tentativo finiano. Ma con molto mal di pancia: non si fida infatti di Pierferdinando Casini, detesta D’Alema che è dietro molti dei giochi attuali, con il principale regista di Fini (Mieli) non ha affatto consonanza.
Finché il presidente della Camera era utile per disarticolare il berlusconismo, lo ha appoggiato, oggi lo scarica come un cane morto che non può mordere nessuno e fa soltanto puzza: per capire quanto poco sia stimato il presidente della Camera all’estero basta leggere l’ultimo numero di un settimanale molto caro a De Benedetti l’Economist che spiega come lo spostamento a “sinistra” di Fini sia avvenuto grazie all’ala più estremista, più “fascista” dell’ex Msi.
Da uomini realisti quelli della Repubblica si sono subito concentrati sul futuro: chiuso il complotto finiano, c’è da liberarsi dei dalemiani, da dare fiato a Nichi Vendola, riverniciare un altro sconfitto come Antonio Di Pietro, magari sostituendolo nel medio periodo con il meno (almeno nella forma) impataccato Luigi de Magistris.
Se si valuta la strategia della delegittimazione, poi, che è alla base del cuore dell’iniziativa del quotidiano diretto da Mauro, si deve anche considerarecome nel prossimo futuro (dal lodo Alfano sottoposto al giudizio della Corte costituzionale alla protezione dei beniamini di Repubblica che liberavano i mafiosi ma “senza saperlo”), il giornale debendettiano avrà bisogno di poter premere su Giorgio Napolitano per cercare di spingerlo ad azioni contro Berlusconi: anche se questo presidente della Repubblica grazie pure alla sua lunga esperienza politica appare finora meno manipolabile di molti suoi predecessori.
Da persone che sanno guardare molto in avanti a Largo Fochetti si rendono conto che nessun appello alla correttezza apparirà minimamente convincente se si lascerà al suo posto un personaggio che ha fatto strame di qualsiasi coerenza istituzionale. Su questa enorme pecca si era chiuso cento occhi perché si stava a vedere se le vergognose forzature potessero dare un qualche risultato nella lotta contro Berlusconi. Ma, a giochi fatti, mettersi a proteggere un fallito non è nello stile assai concreto del giornalismo alla Eugenio Scalfari...
giovedì 16 dicembre 2010
Secondo Libero, Repubblica ha tradito Fini.
Riportiamo una parte dell'articolo di Lodovico Festa apparso su Libero di oggi. (via Vitaliquida)
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1 commento:
Accidenti! DeBenedetti un incorocio tra Mazarino e la Spectre e il suo braccio armato Repubblica che - notoriamente- con i suoi endorsment porta un po' sfiga (da Demita in poi). O no?
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