E' morto ieri il collega Riccardo Marchetti, giornalista e grafico di Repubblica. Aveva 58 anni, era andato da poco in prepensionamento, lascia la moglie Olivia Strinberg e due figli: Tobias, ventenne e Lucas di 8 anni.
Riccardo aveva uno sguardo allegro e azzurro. Faceva parte del primo gruppo di grafici di Repubblica, quelli che il giornale lo "disegnavano" davvero giorno per giorno e, ora per ora, lo abbellivano e lo ritoccavano in base alle esigenze delle notizie e della redazione. Sotto la direzione del compianto Franco Nasini e, poi, di Enrico Sisti, Riccardo, che veniva dalla Nuova Sardegna ed era entrato a Repubblica nel 1985. A poco a poco era diventato uno dei "vecchi" e insegnava volentieri, con pazienza e simpatia ai giovani grafici che arrivavano a ingrossare le fila di un settore unico per dimensioni e qualità nel panorama dell'editoria italiana. Poi, nel 1990, Riccardo venne colpito da un ictus devastante. Si salvò la vita e ne uscì con coraggio, solo un po' claudicante ma, purtroppo, menomato proprio dal punto di vista dell'uso della mano e, quindi, dell'essenza del suo lavoro. Con coraggio e grande sensibilità, passò al settore fotografico dove si dedicò con passione e competenza alla scelta delle immagini. Nell'ultimo periodo lavorava (sempre alle fotografie), nella cronaca di Roma.
Subito dopo il prepensionamento, Riccardo è stato colpito da un nuovo ictus e non si è più ripreso. Di lui resta il ricordo di una persona solare nonostante
i durissimi colpi e la sfortuna che lo hanno accompagnato nella seconda parte della sua vita. Un uomo positivo che sapeva adattarsi con un sorriso alle situazioni più difficili.
I funerali si svolgeranno venerdì 28 alle ore 11 al Tempietto egizio del Verano.
da repubblica.it
5 commenti:
Riccardo era una persona eccezionale, gentile con tutti,
sempre sorridente, legatissimo a moglie e figli. L'ultima volta che l'ho incontrato non ha nascosto la sua delusione per come l'amministrazione di Repubblica stava trattando i redattori destinati al prepensionamento. "Vediamo cosa mi proporranno" disse. Poi seppi che era stato ricoverato d'urgenza mentre era ancora al giornale. Ci mancherà tanto.
Vecchio Lupo
La storia di Rep. è fatta da personaggi come lui, che nel silenzio (almeno all'esterno: e infatti quanti come me non conoscevano il suo nome?) hanno fatto grande un giornale. I "capi" si prendono i meriti ma gli operai sono quelli che lasciano il segno. La sua vicenda, per quanto è esemplare, fa commuovere e deve far riflettere
Io credo che quando la generazione di lavoratori oscuri e onesti come Riccardo Marchetti, così ben raccontato da Vecchio Lupo, si sarà estinta, avremo perduto un po' tutti quanti una fetta di autenticità.
Grazie Vecchio Lupo, i tuoi contributi sono sempre illuminanti ed esaurienti.
Mi unisco ai feticisti che mi hanno preceduto nell'apprezzamento per il bel ricordo di Vecchio Lupo.
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