sabato 28 maggio 2011

Il film mai recensito da Repubblica è supercandidato ai Nastri d'Argento. Tiè.

Segnaliamo che il film Nessuno mi può giudicare, ignorato prima e bistrattato poi dalla sezione cinema di Repubblica, è candidato a ben 6 nastri d'argento, il riconoscimento votato dai giornalisti cinematografici. Solo Habemus Papam di Moretti ne ha avute di più (sette).

Ringraziamo Barbapapà per la segnalazione.

8 commenti:

Piazza Indipendenza ha detto...

Otto milioni di euro d'incasso, cinque candidature ai David di Donatello, sei candidature ai Nastri d'Argento: nei prossimi giorni vedremo forse un articolo riparatore (o un'intervista al regista) su uno dei film rivelazione dell'attuale stagione cinematografica?

Angeko ha detto...

Sticazzi di cuore della vostra recensione

Anonimo ha detto...

http://trovacinema.repubblica.it/film/critica/dettaglio/nessuno-mi-puo-giudicare/400031/401482
Cazzari

Enrico Maria Porro ha detto...

prima di dare del cazzari agli altri, informati:

http://pazzoperrepubblica.blogspot.com/2011/04/minimo-sindacale.html

e poi, dopo che ti sei informato, spiegami se si può ritenere seria una recensione di otto righe.

Piazza Indipendenza ha detto...

I Nastri d'Argento vengono assegnati dal Sindacato Nazionale Giornalisti Critici Cinematografici: chissa' cosa avranno votato i critici di Repubblica...

Anonimo ha detto...

bisogna lasciare che tutti abbiano la possibilità di esprimersi, sappiamo che la comunicazione è un atto politico e in questo momento recensire un film "non allineato" ad una certa campagna editoriale finalizzata potrebbe essere ritenuto non strategico. Mi spiace per il singolo giornalista che spesso si trova a dover obbedire a disposizioni superiori nell'ottica che tutto quello che va contro è da privilegiare e quindi si finisce con ignorare prodotti che sarebbe valsa la pena esaminare con un minimo di disponibilità e di serena obiettività. Ci vuole pazienza è vero ma non è più la linea editoriale indipendente di una volta e la scelta critica dell'ufficiale politico alle volte emerge con limpida sincerità. Il film è andato avanti lo stesso ma rimane il dispiacere per un non interesse immotivato e ingiustificato da parte di una redazione che ha dato a tantissimi di noi tanti spunti di crescita. Certo Moretti è molto "politico" e poi si va sul sicuro no? comunque vada sia ben chiaro che chi comanda è il direttore, sempre!

Piazza Indipendenza ha detto...

Molto molto interessante l'intervento di Anonimo: probabilmente e' come dice lui, "Nessuno mi puo' giudicare" e' un film non allineato per tutta una serie di motivi (non e' un film politico, non strizza l'occhio a una certa sinistra, in qualche modo giustifica le scelte di vita delle escort, ecc ecc ecc); oltre al fatto di non essere allineato, io aggiungerei anche una sottovalutazione del fenomeno (tre settimane consecutive in testa agli incassi). Come lettore e come amante del cinema vorrei che il mio giornale recensisse ogni singola uscita settimanale: posso eventualmente chiudere un occhio se non viene fatta la critica del film armeno proiettato in una sola sala, ma non su un campione del box office.

Barbapapà ha detto...

Anonimo, tutti noi sappiamo che questo paese si nutre e vive di dietrologia. Ipotizzare però che dietro il censurabile trattamento riservato da Repubblica al film di Massimiliano Bruno ci sia una motivazione "politica" è intrigante, ma mi pare decisamente inverosimile. Così come eccessiva mi pare l’ipotesi di un Ezio Mauro, o della direzione del giornale, che imponga una certa direttiva al riguardo.

Credo che questo episodio sia spiegabile semplicemente con la più volte citata debolezza di fondo della sezione di critica cinematografica di Repubblica.