martedì 8 novembre 2011

Ci sono anche giornalisti che hanno tante cose interessanti da raccontare.

Riceviamo e volentieri pubblichiamo:

Caro Pazzo,
ieri sera ero a un inconto pubblico con il giornalista di Repubblica Marco Panara, autore del libro La malattia dell'occidente (ed. laterza).
Una serata molto interessante soprattutto grazie alla chiarezza espositiva di Panara che ha saputo dare una chiave di lettura agli eventi che sono accaduti e stanno accadendo in Italia e nel mondo da venticinque anni a questa parte: l'evoluzione della globalizzazione, il rapporto tra capitale e lavoro, l'importanza dei container nell'evoluzione dei rapporti economici mondiali e così via.
Tornando a casa riflettevo su una cosa: ci sono giornalisti tanto celebrati che vanno spesso in tv e dicono, sostanzialmente, sempre le stesse cose trite e ritrite. E ce ne sono altri meno conosciuti, ma che hanno cose più importanti da raccontare e sanno farlo in maniera accessibile a tutti.
Ciao
Nonunacosaseria


5 commenti:

Frank ha detto...

Condivido e apprezzo le riflessioni di @nonuna, soprattutto dopo aver visto Mario Sechi a "Ballarò": insignificante. E resta un mistero questo tipo, neppure telegenico, che la trasmissione di Floris ha svezzato.

Giorgio ha detto...

Condivido il giudizio sul libro di Panara, veramente illuminante.

Barbapapà ha detto...

Marco Panara è un giornalista di rara competenza, professionalità e serietà, uno di quelli che scrivono sempre dopo essersi opportunamente e profondamente documentati. Come Maurizio Ricci, per fare un altro nome.
Panara lo abbiamo più volte ricordato come brillante corrispondente dal Giappone a fine anni Ottanta - primi Novanta. Da cui il soprannome "il Tenno", come ci raccontò tempo fa il nostro amico Vecchio Lupo.

Barbapapà ha detto...

Marco Panara è un giornalista di rara competenza, professionalità e serietà, uno di quelli che scrivono sempre dopo essersi opportunamente e profondamente documentati. Come Maurizio Ricci, per fare un altro nome.
Panara lo abbiamo più volte ricordato come brillante corrispondente dal Giappone a fine anni Ottanta - primi Novanta. Da cui il soprannome "il Tenno", come ci raccontò tempo fa il nostro amico Vecchio Lupo.
Grazie a Nonunacosaseria per aver condiviso con noi episodio e riflessioni.

Enrico Maria Porro ha detto...

già, vecchio lupo: che fine avrà fatto?