lunedì 13 febbraio 2012

La battaglia persa dei nostalgici.

Volevo condividere con tutti i feticisti la mia amarezza nel leggere l’articolo di oggi di Aquaro (pag.17): “Meno carta più web, la svolta digitale del Washington Post”.


L’articolo dice poco e niente ma quel poco è già abbastanza per rovinare la giornata:

“Nel mondo del giornalismo c’è un mucchio di gente impregnata di nostalgia che guarda indietro: ai tempi in cui c’era una visione statica e condivisa di come i giornali dovevano essere fatti”

“E’ il destino che riguarderà tutti: solo puntando sull’online i grandi giornali possono restare global”

“Oggi vince il giornalismo dell’analisi e dell’approfondimento. Da condividere per questo i media non sopravvivono se non diventano social”
Ecco è proprio in quest’ultima asserzione che io trovo la più grande contraddizione. L’analisi e l’approfondimento la fai sulla carta non sul web e a proposito di questo vorrei lanciare un appello:

Fatela finita con questi dossier del piffero, con queste schede a paragrafetti che tutto dicono e niente spiegano. Vogliamo di nuovo dei sani articoli da leggere tutto d’un fiato e vogliamo anche qualche opinionista in più perché al momento il giornale è veramente mooolto ma mooolto scarno. De Benedetti apri la campagna acquisti!

Ilaria

9 commenti:

Francesca ha detto...

la penso uguale ad Aquaro.
E De Benedetti pensasse a comprarci LA7, oltre che a Virgilio, che d'opinionisti, da Saviano a Augias, da Saramago a Zagrebelsky, da Boeri a Krugman, ce n'è in abbondanza e piu' che in altre risorse informative.

aghost ha detto...

Scusa Ilaria ma non sono per nulla d'accordo: "L’analisi e l’approfondimento la fai sulla carta non sul web", scrivi. Ma chi l'ha detto? Basta con questo dogmi! Quanto a Repubblica, ha bisogno di una svecchiata urgente, e certo non bastano i vecchi catafalchi come Zagrebelsky o peggio ancora Augias, che è si bravo ma non credibile quando critica spesso l'Italia "ingessata" dalla sua rubrichetta. Proprio lui parla che è prossimo agli 80 anni! Aria!

ilaria ha detto...

Aridaje Aghost, non ne verremo mai a capo!
La svecchiata se la devono dare soprattutto sul cartaceo e sono daccordo con te: Zagrebelsky e Augias non sono proprio il nuovo che avanza. La Spinelli è bravissima ma molto indigesta, Boeri è soprattutto un economista, Saviano va benissimo ma preso con le pinze.
Insomma chi resta?
Facciamo un nuovo gioco: chi vorreste a Repubblica?

Anonimo ha detto...

@ ilaria: nuovo? è vecchio almeno 5 anni!!!

Anonimo ha detto...

Di cosa stiamo parlando? Gli approfondimenti si possono fare su carta o sul web. Le analisi e i commenti possono essere lucidi e interessanti a prescindere dall'età dell'autore, anzi, basti vedere la lucidità che traspare (quasi sempre) dagli editoriali del Fundador e degli altri "grandi vecchi" di Rep. Non basta saper smanettare su Twitter per essere il nuovo che avanza. Oltretutto, da vecchio lettore della Nostra, mi pare che i ricambi e i rinforzi, periodicamente, non manchino. Il problema del cartaceo, piuttosto, è che 60 pagine (sessanta!) sono davvero troppe, dato che di qualcosa bisogna pur riempirle, a scapito magari degli approfondimenti (appunto...).

gattone mecir

aghost ha detto...

Posso dirlo sottovoce senza venir accusato di sacrilegio? Gli editoriali di Scalfari sono delle "pizze" :). Scrive sempre le stesse cose. E' vero che gli articoli di qualità prescindono dall'età, ma è anche vero che Repubblica è un giornale vecchio, vecchio dentro. Poteva andare bene 20 anni fa, ora è datato, spesso noioso, infestato di aria fritta e di politichese. Perché per esempio non apre gli articoli ai commenti? Perché ogni giornalista non ha un recapito email? Perché le "lettere al giornale" sono quattro letterine striminzite? Sono cose semplici semplici, perfino banali, quasi a costo zero. Invece, a parte poche eccezioni, sono tutti rinchiusi nel loro fortino. Ma la gente ne ha le tasche piene di questo giornalismo paludato e calato dall'alto, quanti anni ci vorranno per capirlo? Con tutti i limiti del caso, molto meglio l'armata brancaleone de Il Fatto, che spesso fa vedere i sorci verdi ai "giornaloni" col culo di pietra. Mirate al petto :)

ilaria ha detto...

al primo anonimo: non sapevo che il gioco fosse vecchio, chiedo scusa.

al secondo anonimo: è vero l'età anagrafica non conta e infatti mi sembra che qui siamo tutti fan di Francesco Merlo. Io mi riferivo al fatto che, tolto Merlo appunto, non ci siano più giornalisti capaci di graffiare: Maltese e Ceccarelli si sono autospenti e Serra non basta.
E poi per svecchiare un giornale non bisogna per forza renderlo graficamente più schematico come se fosse una pagina web: vedi schede e paragrafi che vorrebbero velocizzare e facilitare la lettura ma tolgono solo qualità. La sensazione è che manchino degli articoli.

aghost: si il Fatto è un giornale più giovanile ma dire che Repubblica debba prenderlo come modello mi sembra una forzatura mostruosa. Ognuno ha la sua identità.
Secondo me basterebbe solo qualche voce nuova e incisiva.

aghost ha detto...

Ilaria dove ho scritto che Repubblica dovrebbe prendere a modello il Fatto??? :) Mai detta né pensata una cosa simile, facevo solo delle constatazioni

Geppo ha detto...

Il Fatto Quotidiano ha sì l'entusiasmo e l'energia dei vent'anni, ma ne ha anche gli eccessi, le facilonerie, gli estremismi. Al contrario, Repubblica pare, com'è stato giustamente detto, sussiegosa, paludata.

Non so da chi si possa ripartire, posso solo dire la mia: leggo molto volentieri Merlo, Ceccarelli, Serra, tutt'e tre non proprio di primo pelo.

Non sono per il giovanilismo a ogni costo, anzi. Ricordo ancora, un paio di mesi fa, quella domanda così ingenuamente formulata da un giovane giornalista del Fatto da permettere a quel vecchio volpone di Monti di scansarla agilmente (mi riferisco al caso delle "uova di struzzo"). Qualche volto nuovo, però, a prescindere dalla data di nascita, non sarebbe male.