giovedì 23 febbraio 2012

Solidarietà a Corrado Formigli.

Questo blog solidarizza con il giornalista Corrado Formigli, condannato a risarcire 7 milioni di euro alla Fiat.
Un giudice di Torino ha condannato me e la Rai a risarcire con 7 milioni di euro Fiat per aver realizzato un servizio, nel dicembre del 2010, per la trasmissione Annozero. Si tratta di una condanna senza precedenti, applicata sulla base del codice civile. Una cifra impressionante, del tutto insostenibile. Una sentenza che investe non soltanto la vita di una persona, ma le ragioni stesse della nostra professione. Nel servizio incriminato, al fine di valutare la competitività di Alfa Romeo sul mercato delle auto sportive, avevo messo a confronto tre piccole "belve" su una pista per testare le loro prestazioni assieme a un pilota collaudatore. Un confronto già peraltro realizzato dalla più autorevole rivista di settore, Quattroruote, la quale aveva sancito con tanto di responso cronometrico che l'Alfa Romeo Mito Quadrifoglio Verde, una delle tre auto a confronto, era la più lenta su circuito, distanziata dalla Mini Cooper S di tre secondi e dalla Citroen DS3 di un secondo e mezzo. Insomma, il test di Annozero si era limitato a ribadire un confronto già realizzato e mai contestato. In uscita dal servizio, dentro lo studio della Rai dove mi trovavo, mi sono limitato a constatare che la Mito "si è beccata tre secondi dalla Mini". Frase che, agli occhi di Fiat, è risultata un'insopportabile aggressione mediatica. Non mi addentro nelle ragioni giuridiche di questa sentenza, mi limito a osservare l'immensa sproporzione tra fatto e ammenda, quindi il suo intento punitivo. Del totale, "solo" un milione e settecentocinquanta mila euro quantificano il danno patrimoniale, mentre ben cinque milioni e duecentocinquantamila euro rappresentano il danno non patrimoniale. Insomma, cinquanta secondi di filmato nel quale il giornalista afferma non che l'Alfa Mito perde le ruote e 180 all'ora in autostrada e causa la morte di chi la guida, bensì che in pista è sì stabile e sicura, ma meno veloce di una Mini (fatto non contestato dalla Fiat) valgono molto più della vita di una persona: le tabelle in vigore presso il tribunale di Milano, fatte proprie dalla Suprema Corte, riconoscono al padre che ha perso un figlio un danno non patrimoniale massimo di 308.700 euro.
Naturalmente sul mio servizio si può dissentire. Ma quale principio democratico afferma una sentenza che contesta non il fatto raccontato, bensì l'incompletezza dell'informazione in questione? In sostanza Fiat sostiene (e il giudice accoglie) che non puoi parlare della sportività di un'auto senza citare anche l'ampiezza del suo bagagliaio, la qualità delle sue finiture e la comodità del suo abitacolo. Insomma, se dici che un'auto è più lenta di un'altra (dato, insisto, mai contestato da Fiat), devi anche aggiungere che in compenso è bella spaziosa. Con tanti saluti al diritto di critica e di scelta del terreno del confronto.
Questa sentenza è un atto di intimidazione nei confronti di chi si azzarda a criticare un prodotto industriale. Nell'era della crisi globale, quando crescita e competitività diventano fattori cruciali per il futuro di un paese, una stampa orientata più ai consumatori che ai produttori è non solo necessaria, ma utile a stimolare le imprese. La domanda è: in Italia questo giornalismo libero di confrontare e criticare un prodotto ce lo possiamo ancora permettere? O questi sette milioni di euro stabiliscono il limite oltre il quale non ci si può spingere? In Italia, guardando la tv o leggendo le riviste specializzate, tutte le auto sono belle, comode e veloci. Ma è sufficiente guardare un programma della Bbc (per esempio il mitico Top Gear) per rendersi conto di quanto lontano si spinga nel mondo anglosassone la facoltà di critica.
In Italia può esercitare il ruolo di perito indipendente del tribunale chi riceve finanziamenti da una delle parti: nel mio caso è successo per ben due dei tre consulenti indipendenti, i quali hanno ammesso di fronte al giudice che i rispettivi istituti ricevono finanziamenti da Fiat. Eppure sono rimasti tranquillamente al loro posto. Difficile per un giornalista, solo di fronte a questa condanna immensa, immaginare di continuare a esercitare il proprio diritto di critica. Chi parla male di un'auto Fiat, in Italia paga. Questa è la morale, questo deve sapere chi si appresta a fare il nostro mestiere.
Dal profilo Facebook di Corrado Formigli.

10 commenti:

Frank ha detto...

Mi unisco convintamente alla solidarietà per Corrado Formigli.

Francesca ha detto...

Mi unisco a Frank anche se... ho già dato!

:D

credo che stasera Corrado farà il botto su LA7!

kriss ha detto...

Il servizio di Formigli http://www.youtube.com/watch?v=qoIXvf1-v9E era inguardabile e definirlo "giornalismo" è un insulto a tutti quelli che quotidianamente fanno bene il loro mestiere di giornalisti.
Sulla sentenza ..... la Fiat è la Fiat: una bestia grama più matrigna che mamma. MA questo Formigli lo sapeva già prima. Mi dispiace, ma questa volta dissento dalla levata di scudi in nome della libertà. Se accuso qualcuno o qualcosa di essere "dannoso" o non conforme al suo utilizzo devo portare prove più schiaccianti ed inoppugnabili che non quel "blob" che era il servizio causa del contendere.

Sergio ha detto...

D'accordo con kriss e distinguerei: il servizio l'avevo visto e non mi era piaciuto allora interpretandolo come un deliberato attacco alla Fiat che ormai mi sembra diventato lo sport nazionale, dimenticando le migliaia di persone che ci lavorano. La condanna mi sembra spropositata.
PS non ho rapporti con la Fiat salvo possedere, con soddisfazione una Punto Evo

Francesca ha detto...

Spassosissimo l'acronimo che i tedeschi coniarono ai tempi in cui Marchionne voleva prendere OPEL: "FIAT = Fehler in allen Teilen"
Per non parlare di: "Ferraglia Invenduta A Torino" o "Fix It Again Tony"!

Anche se è solo satira, mi piace molto come Crozza attacca "el drito di Detroit": http://www.youtube.com/watch?v=VkKXl13xBDs

Forza Corrado!

Abicidieffegi ha detto...

Se controllate, il servizio era zeppo di omissioni e scorrettezze gratuite: hanno paragonato la Mito a due auto dalla cilindrata superiore, si è taciuto del controllo elettronico della frizione, non si è neppure accennato al fatto che l'articolo di quattroruote citato in realtà considerava il prodotto della Fiat il migliore fra i tre. Insomma: si tratta di una semplice, deprimente schifezza, altro che paladino dell'informazione libera. Poi, la somma di 7 milioni, magari... Certo è però il fatto che si tende a reagire per riflesso condizionato, spesso, tRoppo spesso. Là ci sono i cattivi, qui i buoni. Magari fosse così semplice!

Francesca ha detto...

E come non essere d'accordo?


Tempo Reale-Il blog del Direttore
di Vittorio Zucconi
23 feb 2012
Un bullo chiamato Fiat

"In un altro Paese, nel quale non vivranno mai gli italiani, se un giornalista fa un servizio che vuole mettere in cattiva luce un prodotto commerciale come un’automobile, il giornalista stesso avrebbe dovuto chiedere e ottenere una replica dell’azienda stessa a difesa del prodotto, nel programma stesso. Nel Paese nel quale viviamo, l’azienda offesa ricorre subito alla magistratura e ottiene un mostruoso risarcimento punitivo di 7 milioni di euro, qualcosa che stroncherebbe le gambe a qualsiasi programma o giornale che non fosse fortissimo e inevitabilmente passa non per giustizia, ma per vendetta prepotente. Corrado Formigli avrebbe dovuto essere meno frettoloso nello stroncare l”Alfa Romeo soltanto perché pare vada un poco più piano di Citroen e di Mini, perché la velocità e lo scatto non sono gli unici criteri assoluti di giudizio su un’auto. Ma la Fiat si è comportata da bullo nel cortile della scuola elementare e i bulli, quali che siano le loro ragioni, sono sempre odiosi, anche se fabbricassero le migliori auto del mondo. Per un’azienda che è ormai a corto di simpatia (eufemismo) presso l’opinione pubblica italiana, quello scatto di nervi è stato un orrendo spot pubblicitario, una cretinata anche peggiore dello spot fasullo sulla 500. Chi si occupa delle p.r. e della “immagine Fiat” o chi ha voluto quella ritorsione, dovrebbe essere licenziato. Non si pretende più stile, da chi produsse la Stilo, ma almeno intelligenza."

Abicidieffegi ha detto...

Giusto, il risarcimento è a dir poco spropositato, uno sganassone micidiale. La Fiat poteva permettersi una condotta più elegante e non bullesca (non lasciar correre però: quella resta diffamazione). Ma ciò non toglie che Formigli si sia comportato in maniera davvero poco professionale. Davvero nessuno pensa che l'abbia apposta? Credo che la volontà di colpire la Fiat fosse precisa (gli argomenti ci sarebbero, eh), e questo dovrebbe provocare quantomeno un po' di sdegno. C'è bisogno di ricorrere a questi trucchetti? Allargandosi: è un problema generale, anche nella stampa di sinistra: guardate "II Fatto", un buon giornale certo, ma quanti urli, quante forzature, quanta demagogia. Ma vedo che si tende a minimizzare, a circostanziare... e non capisco perché. Non credo di essere l'unico a pensarla così.
Ps: con questo non dico che il Fatto abbia agito come Formigli, sono casi diversi, ma allo stesso tempo simili.

Anonimo ha detto...

@Abicidieffegi, cortesemente, potresti non affiancare "Il Fatto" ai giornali di sinistra? Non foss'altro perché quel giornale sta a Sinistra come io sto a Forza Nuova.

Grazie

Michele ha detto...

Ops...pardon, ho dimenticato di firmarmi. Il post precedente, dunque, è mio.

Michele