domenica 25 marzo 2012

Colti di nuovo in castagna.

Riportiamo dal blog di Marco Campione:

Le parole sono importanti: fuorionda

Secondo il Sabatini-Coletti, è questa la definizione di fuorionda:
Conversazione che si svolge prima della messa in onda di un programma e che viene registrata a insaputa delle persone che la fanno.

Anche volendo interpretarla giustamente in modo estensivo, non limitandola quindi alla “messa in onda di un programma”, converrete che la condizione “a insaputa delle persone che la fanno” resta fondamentale. Se così è, e così è, mi spiegate come fa Repubblica a definire questo un fuorionda? Mi sembra per lo meno irrispettoso per l’intelligenza di Fini, Camusso e Monti pensare che non si siano accordi dei giornalisti e delle telecamere.

Capisco l’esigenza di far passare il messaggio che Monti si sarebbe “tradito”, ma qui siamo al record nazionale di mistificazione. Che – tanto per restare al Sabatini-Coletti – vuol dire “inganno, raggiro” (ma non mi permetterei mai) oppure “alterazione della verità”.  Marco Campione

2 commenti:

Geppo ha detto...

Ottima osservazione. Stando alla definizione del DISC (uno dei migliori dizionari oggi in circolazione) riportata, perché si abbia un fuorionda ci deve essere 1) un programma televisivo a cui partecipano le persone 2) còlte in una conversazione riservata a loro insaputa.

Nel breve filmato, Monti e compagnia 1) sono ben consapevoli di essere ripresi e sentiti e 2) non prendono parte a un programma televisivo: non sono nemmeno in uno studio! A che cosa è dovuta questa improprietà? Ammesso che la scelta della parola sia stata meditata, qui affiora l'idea di una società talmente mediatizzata che qualsiasi discorso fatto verso una telecamera diventa un programma. Così, una chiacchierata informale tenuta a qualche metro di distanza dall'obbiettivo diventa un fuorionda.

Antonio Lo Nardo ha detto...

Tutto ciò che avviene in pubblico viene scambiato per televisione.
Quindi le conversazioni informali diventano fuorionda.

La tv ci ha proprio fritti.