Leggete cosa scrive Massimiliano Gallo su linkiesta.it
Oggi Repubblica va in edicola con una prima pagina originale: una spalla a due colonne con tanto di foto del “signore” della Russia con in calce l’occhiello “intervista” e come firma nientemeno che Ezio Mauro, il direttore.
Vabbè già il titolo non fa balzare dalla sedia, “Nella dacia di Putin. “Io, l’opposizione e la nuova Russia“», però è pur sempre Putin, senz’altro uno dei leader più controversi e discussi dell’Occidente. Domenica ci saranno le elezioni presidenziali. E poi la firma di Ezio Mauro è una garanzia. L’intervista è alle pagine 2 e 3. E si scopre che l’intervista è collettiva. A pochi giorni dal voto l’oligarca ha messo a segno un colpo magistrale lasciandosi intervistare dal fior fiore del giornalismo internazionale: Times, Handelsblatt, Globe and Mail, Asahi Shimbun (se non ricordo male il quotidiano più venduto al mondo), Le Monde e, appunto, Repubblica.
Il titolo interno è tutto un programma: «Putin: nella mia Russia non userò la forza, credo nella democrazia». Che sarebbe potuto tranquillamente essere il titolo del fu quotidiano satirico Cuore: l’intervista corre via liscia, con domande del tipo “Ma lei non dialoga mai con la piazza e i suoi leader. Come mai?”, cui segue risposta: “Un momento, io li rispetto”. E la falsariga è più o meno questa. Nessuna domanda sulla fine dei suoi oppositori politici, né tantomento sulla Politkovskaja, né sul gas.
Ora, non sono un ingenuo. So bene che gli accordi erano chiari: vi concedo l’intervista e niente domande scomode. A voi il prestigio di avermi intervistato, a me un riconoscimento democratico che potrò esibire ai miei elettori (soprattutto a chi mi considera di essere un dittatore) in vista di domenica. Il do ut des è chiaro. È lampante per me il tornaconto di Putin, meno quello dei giornalisti e dei giornali. Però, per carità, posso sbagliare.
3 commenti:
Beh, certo, questo tizio qui sì che avrebbe fatto domande cattive!
Io la trovo invece un'analisi abbastanza condivisibile
Rimarrà negli annali come un'intervista di quelle considerate straiate.
Pero' sarebbe interessante sapere se, a scanso di sorprese, gli illustri intervistatori fossero già stati resi edotti di non dover affondare piu' di tanto.
In tale eventualità, uno a caso dei direttori presenti avrebbe anche potuto dare forfait.....questo si sarebbe stato uno scub!
Posta un commento