A me fa sempre impressione la capacità di autoindulgenza che giornali e commentatori sui giornali hanno nei confronti di se stessi. Benché mi sembrino apprezzabili le frequenti critiche ai meccanismi più pigri e colpevoli dell’informazione italiana che Michele Serra espone nella sua rubrica su Repubblica, per esempio, non posso non notare – e con me molti lettori – che tali critiche sono quotidianamente circondate dai meccanismi che Serra denuncia, e questa contraddizione è pubblicamente ignorata.
Ma almeno Serra prende delle distanze, a parole. Altri, come Ernesto Galli Della Loggia sul Corriere di oggi, denunciano continuamente mali della società legati al sistema dei media e dell’informazione, come se questi ultimi vivessero in una specie di extraterritorialità che li esime da ogni responsabilità. Galli Della Loggia oggi espone i danni causati all’amministrazione della Giustizia dal presenzialismo di certi magistrati in cerca di inchieste vistose per finire sui giornali e in tv. Ma della responsabilità di giornali e tv nel creare e alimentare visibilità superficiali, competizioni, diffusione di carte riservate, anticipazioni di risultati non certi, pubblicazioni di notizie false, occasioni di distrazione da un corretto percorso delle inchieste, non fa menzione. I media sembrano considerati, da chi li gestisce in Italia, una sorta di agente provocatore legittimato a qualunque violazione, provocazione, tentazione, per poter mostrare o suscitare quelle altrui senza essere soggetti agli stessi giudizi e alle stesse deontologie.
C’è un sistema di vanità mediatica in cui alcuni magistrati danno il peggio e molti giornali gliene danno l’occasione, incentivando quel peggio. Non facciano pure gli indignati.
lunedì 28 maggio 2012
L'autoindulgenza dei giornali.
Riportiamo dal blog di Luca Sofri:
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