venerdì 6 luglio 2012

Il falò degli errori.

Franceschini, senti me: lascia perdere le citazioni, chè non te ne va bene una. Qualche giorno fa hai confuso Churchill con Roosevelt. Oggi invece hai deciso che il film "Wall street" di Oliver Stone è tratto dal romanzo di Tom Wolfe (si presume che sia Il falò delle vanità, da cui ne è stato fatto sì un film, che però ha lo stesso titolo del libro ed è uno dei peggiori di Brian De Palma). Oltretutto sia il film di Stone che il romanzo sono usciti negli stessi mesi, per cui anche la tempistica è perlomeno difficoltosa. Quindi magari la prossima volta che ti scappa di citare qualcosa fai un giro su wikipedia.

Fabio P. 

14 commenti:

Anonimo ha detto...

Caro Enrico, visto che non è la prima volta che ricevo dal tuo blog attacchi velenosi e avvelenati, ti prego almeno di correggere a tua volta gli autori (solitamente, anzi, è sempre lo stesso)di questi deliranti post: di' al signor P. che il «ché» crasi di perché si scrive con l'accento - appunto - di perché (e non come ha scritto lui), ma soprattutto che «da cui ne è stato fatto sì un film» è uno scempio all'italiano che lui crede di conoscere tanto bene: il «ne» è pleonastico, essendoci il «da cui»... E questo lo so anche io, che, tra usa e Inghilterra, ho perso la familiarità con l'italiano.

Tanto ti dovevo per completezza di "pignoleria".
Saluti e ti leggo anche da qui.
Tuo omonimo
EF - Londra

Enrico Maria Porro ha detto...

Ciao Enrico,
grazie per il commento.
Se sei d'accordo vorrei fare un post ad hoc in modo tale da dargli la visibilità che merita. Il tuo nemico-amico Fabio P. avrà così modo di replicare.

tuo omonimo EP, alias Feticista Supremo

mad283 ha detto...

Però, scusate, l'attacco sarà anche "velenoso e avvelenato", ma l'errore nell'articolo c'è davvero. Che poi lo si potesse far notare in ben altri modi è verissimo, ma pure che si poteva controllare di ricordare bene prima di scrivere l'articolo...

ilaria ha detto...

Caro Franceschini,
mi sei molto simpatico ma le critiche, mi spiace, ti toccano.
E poi, pignoleria per pignoleria, cosa vuol dire "attacchi velenosi e avvelenati"? Non è un tantino ridondante?
salutami la mia amatissima Londra :-)

il Precisino ha detto...

diciamola tutta: Fabio P è stato sprezzante come un Travaglio de noiantri, ma essendo pagato per lavorare nella capitale (dove come noto metà di chi è in editoria vorrebbe vivere) Franceschini poteva far meno la star offesa, per di più essendo stato beccato in due errori clamorosamente evitabili (solo chi fa sbaglia, ma non farsi venire la pulce e controllare un riferimenti così banali EF sa benissimo che è una cappellata)

Anonimo ha detto...

Franceschini potrebbe fare a meno di attaccarsi alle virgole e di fare davvero la "star offesa", dovrebbe piuttosto ammettere di avere fatto degli errori piuttosto gravi per uno nella sua posizione

Fabio P. ha detto...

Ma replico anche adesso. Mi scuso per gli errori di italiano: scrivo questi post in fretta al lavoro e spesso non rileggo. Ma c'è una grande differenza tra i miei errori e quelli di EF: i miei li leggono in quattro gatti, i suoi invece...

Anonimo ha detto...

Enrico, perché parli di "attacchi velenosi e avvelenati"? Mi sembra che il tono non sia stato velenoso.

Barbapapà ha detto...

E’ sempre bello vedere giornalisti di fama intervenire in questo blog. Però, caro Franceschini, fare le pulci a chi evidenzia un suo errore, senza ammetterlo affatto, mi pare una scelta sbagliata e incomprensibile.
Visto che lei frequenta questo spazio, mi sarei aspettato piuttosto una sua risposta alle numerose critiche che le vengono mosse sul modo in cui lei sta interpretando da tanto tempo il ruolo di corrispondente londinese. 22 candidature (un record) al nostro piccolo sondaggio mensile PPR- segnalano il malcontento di questo gruppo attento di lettori/feticisti per il suo lavoro.
Per quanto mi riguarda, come ho scritto altre volte, io preferisco parlare di delusione perché ricordo bene la sua brillante carriera di corrispondente a NY, a Mosca e a Gerusalemme e, francamente, vederla lì a Londra che dedica il suo tempo a veicolare molta dell’aria fritta che gira nel mondo e poca attenzione a quanto accade in Gran Bretagna stupisce e dispiace.
Sono senz’altro passati i tempi della Cool Britannia di Blair ma che da Londra, e dal Regno Unito in generale, debbano giungere solo cronache (quando arrivano, eh) episodiche e puramente reattive (nel senso di reazione agli eventi) per me è stupefacente se riferito ad un giornalista di razza come lei. Quindi, niente “attacchi velenosi e avvelenati”, solo una critica consapevole. Poi, ogni tanto la si spezia con un po’ di ironia, ma credo che sia sopportabile.

Anonimo ha detto...

Barbapapà, non lo sai che scrivere da Londra equivale, per la maggior parte della volte, a scrivere di aria fritta? come dici tu non esiste più la Cool Britannia e quindi di che diavolo s'ha da scrivere dalla city? non è una difesa di Franceschini (anch'io lo preferivo da Mosca e da Gerusalemme) è la realtà delle cose. ti invito a fre un giro su corriere e stampa e mi darai ragione.

fabio p ha detto...

Per far vedere che non ce l'ho solo con Franceschini. Oggi il Corriere a pagina 26 ha una colonna di spalla di Cicerone, e come illustrazione usa un frammento dell'affresco di Cesare Maccari "Cicerone e Catilina". Solo che nel frammento scelto non si vede Cicerone ma Catilina (mai citato nel pezzo, che parla del processocontro Sesto Roscio Amerino).

Barbapapà ha detto...

Se fosse come dici tu, caro Anonimo, mi verrebbe da suggerire a Repubblica (e agli altri giornali): risparmiate i soldi!

ilaria ha detto...

Barbapapà non avresti potuto esprimere meglio la questione. Se uno è lì sul posto è per rendersi conto di persona di come gira un paese e non solo per riferirci cosa scrivono i pessimi tabloid, altrimenti lo fa da Roma. Per fare un paragone è come se la corrispondenza dagli Stati Uniti fosse affidata solo ad Aquaro, il risultato sarebbe lo stesso.
Comunque ogni tanto Franceschini mi spiazza con dei bei pezzi, peccato siano rari.

Anonimo ha detto...

E visto che ci siamo torniamo sul solito refrain del quanto spazio dedicano i giornali italiani tutti alle notizie dall'estero.
Il fatto che non si sia ancora capito che quei quattro gatti che in Italia comprano un giornale sono gli stessi che viaggiano parecchio, per lavoro o meno, è stupefacente.
Lo ha capito bene chi ha ideato Rsera che invece è molto centrato sugli esteri e per questo più "giovane" e "dinamico".