lunedì 16 luglio 2012

Osservatorio Titoli (che snaturano il contenuto dell'articolo).

Riportiamo questo estratto dal sito Errori di Stampa:
Su “Repubblica” di ieri (domenica 15 luglio) in prima pagina c’è un bellissimo pezzo di Gianpaolo Cadalanu, da Berlino. Il tema è il trattamento che l’Italia riserva a rifugiati e richiedenti asilo. Un trattamento definito “degradante” dalla Germania. Ecco perché un tribunale di Stoccarda ha bloccato il rinvio in Italia di una famiglia di richiedenti asilo palestinesi e ha deciso di esaminare nel proprio Paese l’istanza per la concessione dello status da rifugiato. Motivo? ...
 
...Bene, perché mi soffermo su questo articolo che non sembra contenere alcun “errore di stampa”? Perché purtroppo non è così, come dimostra il titolo di prima pagina: “Clandestini, Italia disumana. La Germania blocca i rinvii”. In sostanza il giornale denuncia il trattamento disumano dell’Italia verso i rifugiati, ma gliene riserva uno giornalisticamente altrettanto degradante. Come altro definire l’uso del termine “clandestino”, sparato nel titolo di prima pagina? Mi chiedo e vi chiedo: esiste una parola più fuorviante, più ricca di pregiudizio della parola “clandestino”? Peraltro la famiglia in questione di “clandestino” non sembra avere proprio nulla: alla luce del sole ha fatto domanda d’asilo. Certo, padre, madre e tre bambini, hanno viaggiato senza documenti, il che ha reso irregolare la loro posizione amministrativa. Ma, ancora, mi chiedo e vi chiedo: avete mai visto un rifugiato che viaggia con il passaporto? I nostri padri della patria, i partigiani italiani esuli in Francia, ad esempio, pensate che siano fuggiti con i documenti in mano? Essere richiedente asilo e avere il passaporto o qualunque altra forma di visto è una contraddizione in termini.

Tutto questo per dire che definirli “clandestini” è sostanzialmente sbagliato oltre che fuorviante. Con quel titolo “Repubblica” di fatto ha vanificato il pregevole lavoro del collega Cadalanu, così come ha vanificato l’apprezzabile scelta di denunciare in prima pagina il modo in cui il nostro Paese tratta i migranti. Ma non è finita: pochi giorni fa è stato intervistato a volto scoperto e fornendo le generalità complete, l’unico sopravvissuto al naufragio di un gruppo di 55 migranti. Erano partiti dalla Libia diretti in Italia alla fine di giugno e sono rimasti alla deriva per circa due settimane. Solo un ragazzo eritreo si è salvato e, dall’ospedale tunisino in cui è ricoverato, ha raccontato la sua storia. qui l'articolo completo

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