martedì 1 dicembre 2015

Vita di Redazione 1048. Il giorno dopo (-50).

VITA DI REDAZIONE del 26/11/2015
Durata: 10'12”

Rimpiangeremo il gesto di saluto, ormai familiare, che contrassegnava l'inizio anche beneaugurante della Reunio, da parte del Diretùr al quale l'attento regista Giorgio Caruso dedica un intenso primo piano. Da pinacoteca.





Angelo Melone rileva oggi il diretùr 2.0 Giuseppe Smorto, ma il peso della responsabilità si fa sentire. In rodaggio.




Daniele Mastrojack Mastrogiacomo di ritorno da Moleenbeck: un ambientino niente male. Eroico.




Lavinia Rivara ha appena concluso lo foglio del Fatto Quotidiano e per questa ragione non può essere
colta sul… fatto. Furbetta.




Mitico Carlo Alberto Bucci che adopera un'agenda cartacea, evitando le app che fanno tanto chic, ma
restano frozen (Gianni Mura sarà indulgente). Da cult.




Il Diretùr dice che: guardiamo a cosa si sta muovendo sul piano politico, diplomatico e militare dopo gli attacchi di Daesh all'Occidente attraverso la Francia. Hollande è al centro dell'attenzione, anche se solo apparentemente è l'emergenza a decidere chi abbia l'iniziativa. In realtà è la capacità di saper rispondere all'emergenza che determina la leadership. Come non va dimenticato che la Francia ha partecipato a tutte le iniziative militari dopo l'11 settembre, in prima linea spesso anche per l'Occidente.

Dopo l'incontro Hollande-Merkel c'è stata la decisione storica di Berlino d'inviare truppe in Mali per alleggerire lì la presenza francese. Poi l'incontro Hollande-Renzi con due punti in comune tra Francia e Italia. In primo luogo la necessità di una strategia comune e di una coalizione più ampia, seppur minata dall'atto di guerra tra Turchia e Russia. Il secondo punto è la decisione di contrastare Daesh fino alla sua distruzione. Frasi impegnative che comportano conseguenze. Ci sono due concetti comuni formulati come un chiasmo, in forma rovesciata. Hollande dice che serve una strategia militare, non solo diplomatica.

Renzi dice che serve una strategia diplomatica, non soltanto militare. Servono entrambe, ma in politica conta dove si mette la priorità. Ha poi ragione Renzi quando afferma che serve un'iniziativa di tipo culturale, perché è attaccata quella che definiamo “democrazia minore” e, dunque, serve una presa di coscienza di ciò che noi siamo culturalmente.

C'è poi un aspetto che ha preso forma, assieme all'iniziativa politica di grande rilievo di Hollande, che è il riemergere degli Stati nazionali che si muovono uno per uno. Tutto questo sottolinea l'assenza di quel soggetto politico che è l'Europa e che si segnala per la sua impotenza, per esistere solo sulla carta, per la sua incapacità di darsi una fisionomia politica e culturale unica che la possa rendere protagonista nel teatrO delle grandi crisi. L'Europa non è capace di prendersi le sue responsabilità, di avere una politica comune di difesa, di politica estera, di politica interna e così da quel vuoto riaffiorano gli Stati nazionali. Ad un certo punto bisognerà trarre un consuntivo e il risultato per l'Europa sarà fortemente negativo.

In ordine di apparizione.

A Lucio Luca (Esteri) non resta che aggiungere, a margine dell'incontro Hollande-Renzi, ciò che ha detto quest'ultimo, vale a dire che Francia e Italia “sono sorelle nel dolore contro il terrore”, rilanciando poi quella che potrà essere la prossima emergenza, cioè la Libia. La Sorbona, intanto, ha commemorato Valeria Solesin. Hollande, nel pomeriggio, incontrerà Putin a Mosca, mentre Cameron ha presentato in Parlamento la richiesta di partecipare ai bombardamenti su Siria e Iraq. Sul fronte indagini emerge che l'artificiere della strage di Parigi era un vicino di casa dell'attentatore del treno Bruxelles-Parigi, attentato sventato per la presenza a bordo di tre marines americani.

Il terrore corre sul treno (e non solo).


Si occupa Antonio Maida (Cronaca) della visita del Papa in Africa, secondo giorno del suo viaggio. A Nairobi ha ribadito il suo messaggio: “Basta morte e violenza in nome di Dio”. Domani la visita ad un quartiere tra i più poveri di Nairobi e poi in Uganda. Sabato l'arrivo nella Repubblica Centrafricana, la tappa più delicata per la sicurezza, dove Francesco aprirà la Porta santa anticipando così l'inizio del Giubileo.

Che non sarà necessario andare per forza a Roma, insomma.

Spetta a Marco Ruffolo (Economia) comunicare che si è dimesso in blocco il cda di Ferrovie in vista della privatizzazione. I vertici sono stati azzerati dopo il pressing di Renzi e Padoan. A presto l'Assemblea per scegliere Presidente e Amministratore delegato.

Neppure Frecciarossa e Italo così rapidi.


Visto si stampi
@Frank201410

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