Però vale anche il ragionamento opposto: quanti lettori ha perso Repubblica per la linea editoriale di sostegno ai governi tecnici o di grande coalizione da novembre 2011 a oggi e in particolare col sostegno al governo Renzi, che ha fatto alcune riforme (su tutte quella del lavoro) in contrasto con la linea editoriale tenuta in questi anni dal quotidiano? Parlo di un processo già iniziato sotto gli ultimi anni di direzione Mauro, che a volte con alcuni rilievi critici verso Renzi sembrava scollato dalla sua stessa redazione politica. Di sicuro il grafico mostrato anche qui alcuni giorni fa mostra che Repubblica ha sofferto più di altri concorrenti la riduzione di copie vendute.
Giorgio (commento seguito alla pubblicazione del post)
Cosa c'è da meravigliarsi in questa posizione di Scalfari? Forse qualche smemorato dimentica la posizione del giornale quando analoghe controriforme costituzionali vennero avanzate nel 2006 dal fronte berlusconiano e sconfitte dal referendum, poi celebrato dal grande Ezio Mauro con lo storico editoriale "La sconfitta del progetto populista" (che essendo voi curatori del blog autodefiniti "feticisti di Repubblica", conoscerete a menadito) . Semmai ritengo che, in ossequio a questa posizione di difesa coerente dei valori costituzionali, il giornale di Calabresi sta dando fin troppo spazio al fronte del SI, spazio che non fu dato nel 2006, quando il fronte del SI era, ed è vero, capeggiato da Berlusconi ma le controriforme erano le stesse. Prendo atto, dato che nessuno proviene dalla montagna del sapone, che tale importante spazio dedicato al SI viene concesso in quanto la controriforma viene da un Governo che dovrebbe essere di Centrosinistra (e che nei fatti è un Governo di Destra), e applaudo il fondatore che, dall'alto dei suoi 92 anni, mostra coraggio e dedizione alle cause che il giornale che egli ha fondato ha sempre (quasi sempre) difeso. Dal mio piccolo, in bocca al lupo e buon lavoro ai comitati del NO che appoggio e sostengo.
Per Repubblica Renzi ha già vinto.
Le elezioni amministrative ci saranno tra due settimane: ma sicuro sicuro? Perché, a leggere Repubblica, parrebbero già fatte, archiviate. E ovviamente vinte non tanto dal Pd,
ma da Matteo Renzi. Il quotidiano diretto da Mario Calabresi ieri ha dedicato l’apertura del giornale e le prime 4 pagine a chiarire un unico concetto: “Il Pd cerca la rimonta”. Che nella sua narrazione sarebbe quasi cosa fatta. L’impressione viene suffragata da interviste ad hoc ai candidati. Roma? Roberto Giachetti azzarda: “Alla fine vinco io”. Milano? A metterci la faccia è il sindaco uscente, Giuliano Pisapia: “Attenti, destra ancora temibile, ma si vince solo con noi”. Poi, c’è pure un Virginio Merola, che all’improvviso acquista un carattere indipendente: “Io poco renziano? Non dico sempre sì”. Tattiche di galvanizzazione delle truppe. L’intervista alla candidata napoletana, Valeria Valente, perdente sicura e per di più ormai benedetta da Verdini, non c’è. Prudenti scelte editoriali, come l’apposito titolo del pezzo denuncia: “Nelle liste di Verdini l’imbarazzo per l’ombra del boss”. A siffatto e artistico montaggio si unisce un altro titolo. Anche questo portatore di una notizia ovviamente interpretata: “L’Anpi divisa sul No”. Il gruppo dirigente dell’Associazione partigiani ha già deciso (per il No). Ma quello che conta, evidentemente, sono le divisioni.
Alessio Catoni sulla nostra pagina Facebook
Ad Alessio risponde Saverio Lombardo:
Le elezioni amministrative ci saranno tra due settimane: ma sicuro sicuro? Perché, a leggere Repubblica, parrebbero già fatte, archiviate. E ovviamente vinte non tanto dal Pd,
ma da Matteo Renzi. Il quotidiano diretto da Mario Calabresi ieri ha dedicato l’apertura del giornale e le prime 4 pagine a chiarire un unico concetto: “Il Pd cerca la rimonta”. Che nella sua narrazione sarebbe quasi cosa fatta. L’impressione viene suffragata da interviste ad hoc ai candidati. Roma? Roberto Giachetti azzarda: “Alla fine vinco io”. Milano? A metterci la faccia è il sindaco uscente, Giuliano Pisapia: “Attenti, destra ancora temibile, ma si vince solo con noi”. Poi, c’è pure un Virginio Merola, che all’improvviso acquista un carattere indipendente: “Io poco renziano? Non dico sempre sì”. Tattiche di galvanizzazione delle truppe. L’intervista alla candidata napoletana, Valeria Valente, perdente sicura e per di più ormai benedetta da Verdini, non c’è. Prudenti scelte editoriali, come l’apposito titolo del pezzo denuncia: “Nelle liste di Verdini l’imbarazzo per l’ombra del boss”. A siffatto e artistico montaggio si unisce un altro titolo. Anche questo portatore di una notizia ovviamente interpretata: “L’Anpi divisa sul No”. Il gruppo dirigente dell’Associazione partigiani ha già deciso (per il No). Ma quello che conta, evidentemente, sono le divisioni.
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