Caro Pazzo,
in un’intervista ad Aldo Cazzullo, che si può leggere sul sito del “Corriere”, Carlo De Benedetti boccia sonoramente, ahinoi, alcune tra le principali cose nuove della Repubblica recente. In sintesi e schematicamente: l’Ingegnere era e rimane “assolutamente contrario” alla condirezione, benché affidata a un giornalista “geniale”, ipse dixit, come Tommaso Cerno. La condirezione, a suo dire, ha funzionato soltanto nel caso del tandem Mieli-Mauro alla”Stampa” e soltanto perché entrambi non avevano intenzione di “convivere a lungo” (sta forse invitando uno dei due, il Marione o il geniale Tommaso, a farsi da parte o sta anticipando la notizia che la convivenza sarà breve?). Due: “Bellissima, elegante, pulita, innovativa” la nuova grafica di Repubblica, ma (e ci sembra un “ma” grande quanto una casa) un giornale è anche “carne e sangue”, “può avere curve, ma deve anche avere spigoli” (insomma una Repubblica pallida ed emaciata, come rischia di essere quella attuale a C.d.B. non piace). Per non dire che poi infierisce sul Fondatore accusandolo di aver agito per “vanità” con la sua uscita su Berlusconi e di aver pure danneggiato il giornale. Mala tempora.
Calaber
Caro Calaber,
noi di PPR giudichiamo molte delle considerazioni di CDB gravissime nei confronti di Eugenio Scalfari, e condividiamo poco o nulla delle sue opinioni (molto personali) su Repubblica.
Corriere 3.12.17
«Renzi è una delusione. Berlusconi? Scalfari sbaglia»
di Aldo Cazzullo
«Potrei votare scheda bianca — dice Carlo De Benedetti al Corriere —. Il Pd di Renzi non ha né pensiero né progetto. A Palazzo Chigi meglio candidare Gentiloni. Scalfari su Berlusconi? Se non fosse per l’età, sarebbe un endorsement sorprendente. L’ha fatto per vanità, per riconquistare la scena».
LUGANO Ingegnere, anche lei, come Scalfari, tra Berlusconi e Di Maio voterebbe Berlusconi?
«Ovviamente mi asterrei».
Non vale. Bisogna scegliere.
«È una questione improponibile. Si può restare a casa, o votare scheda bianca. Berlusconi fa venire in mente quando, rovistando tra le cose vecchie, si trova un abito in disuso; e infilando una mano nella tasca spunta un vecchio biglietto del tram già obliterato».
Allora perché Scalfari lo voterebbe?
«Scalfari è stato talmente un grande nell’inventare Repubblica e uno stile di giornale che farebbe meglio a preservare il suo passato».
Sta dicendo che ha avuto un lapsus?
«Penso l’abbia fatto per vanità, per riconquistare la scena. Ma è stato un pugno nello stomaco per gran parte dei lettori di Repubblica, me compreso. Berlusconi è un condannato in via definitiva per evasione fiscale e corruzione della giustizia. Se non fosse per l’età, sarebbe un endorsement sorprendente per uno come Scalfari che ha predicato, sia pure in modo politicamente assai cangiante, la morale».
C’è stata una frattura personale tra lei e il fondatore?
«Penso che la risposta di Scalfari abbia gravemente nuociuto al giornale».
Le piace la nuova grafica di «Repubblica»?
«È bellissima, elegante, pulita, innovativa. Un restyling molto riuscito. Un giornale però ha bisogno di spifferi, correnti, energie. Un giornale non è solo latte e miele; è carne, è sangue. Può avere curve; ma deve avere anche spigoli».
Ora c’è la novità di una condirezione.
«Io ero e rimango assolutamente contrario. Nessun grande giornale al mondo utilizza questa formula anche se penso che Tommaso Cerno sia tra i migliori giornalisti della sua generazione: è geniale, basta leggere il suo libro in versi Inferno per rendersene conto. La condirezione ha funzionato una sola volta, alla Stampa di Mieli e Mauro; che però avevano entrambi una loro agenda, e non pensavano certo di convivere a lungo».
Mieli andò a dirigere il «Corriere», Mauro «Repubblica».
«Ezio è stato un grandissimo direttore. Ora ha dimostrato di essere anche un grande scrittore: il suo libro sulla rivoluzione russa è straordinario».
Luciano Benetton, che ha 82 anni e quindi uno solo meno di lei, è tornato alla guida dell’azienda di famiglia. Lei non ci pensa?
«La scelta di Benetton mi lascia ammirato e commosso; ma io ho fatto il contrario, e ne sono felice. Sono stato l’unico imprenditore italiano a donare l’azienda ai figli».
Come vede il futuro dei giornali?
«Non facile. Però ci sarà sempre bisogno di organizzare una gerarchia delle notizie. Le notizie sono come fiori di campo; ma un mazzo di rose fa un altro effetto. Molto dipende dalla nostra capacità di farci pagare dagli Over-the-Top di Internet, che al momento ci rapinano. Si comportano come pirati: rastrellano la pubblicità legata ai contenuti che ci sottraggono».
La sua famiglia resterà l’azionista di maggioranza del gruppo Stampa-Repubblica? O toccherà a John Elkann?
«Non penso proprio che i miei figli venderanno. Non ne vedrei la ragione, tenuto conto che la Cir, l’azienda che ho loro donato, ha più di 300 milioni di liquidità. Il problema è come investire, non certo come disinvestire» .
E in Fiat cosa succederà secondo lei?
«Non lo so. Marchionne è un genio della finanza e del marketing: ha “spin-offato” molte attività industriali, creando grande valore per gli azionisti; ha puntato sui brand Jeep e 500, oscurando i brand Fiat e Chrysler. Penso sarà lui a scegliere il suo successore».
Torniamo alla politica. Berlusconi prenderà un sacco di voti. Come se lo spiega?
«È un grande campaigner : non si vergogna a ripetere le cose che diceva 23 anni or sono, e lo fa con la stessa impudenza. Non è colpa sua se c’è gente che ancora ci crede. Ma esiste una biologia della durata di un politico; e questo rende la ricomparsa di Berlusconi grottesca. Mitterrand fece due settennati, poi i francesi ridussero il mandato a cinque anni; nella loro saggezza, gli americani prevedono al massimo quattro più quattro; Blair durò dieci anni, la Thatcher undici; Kohl un po’ di più, ma solo perché c’era stata la riunificazione tedesca».
E la Merkel ?
«Credo che la sua parabola stia per terminare. Forse riuscirà a formare un governo, ma durerà poco. Penso punti a fare il presidente della Commissione europea».
Lei disse al «Corriere» che Trump poteva vincere. Ora può essere rieletto?
«Lo escludo. Ogni giorno Trump appare più inaffidabile e vuoto. La decisione di Flynn di patteggiare con l’Fbi può avere conseguenze pesanti sul suo futuro. E lo stato di confusione alla segreteria di Stato con la probabile uscita di Tillerson sarà un altro segnale di debolezza».
Renzi l’ha delusa?
«Renzi ha deluso non solo me, ma tantissimi italiani. È stato un elemento di novità e freschezza, e ha fatto bene il primo ministro. Ma ha sbagliato sul referendum, e soprattutto ha sbagliato dopo a non trarne le conseguenze» .
Cosa avrebbe dovuto fare?
«Prendersi due o tre anni di pausa. Andare in America, studiare, imparare, conoscere il mondo. Magari l’avrebbero richiamato a furor di popolo. Invece ha avuto l’ansia di chi si dimette ma non vede l’ora di ricominciare».
La Boschi?
«È talmente legata a Renzi che ne seguirà la parabola».
Chi dovrebbe essere il candidato premier del Pd?
«Il candidato naturale è Gentiloni. Ne abbiamo un gran bisogno. È stato un calmante nell’isteria della politica renziana. È uno che fa le cose, e ha con sé molti ministri competenti: Padoan, Calenda, Minniti, Delrio, Franceschini e altri ancora. Spero che, a dispetto dei sondaggi, possano continuare» .
Se invece dovesse nascere un governo di larghe intese?
«Non credo ci siano i numeri. Più facile che si torni a votare in breve tempo».
L’avventura di D’Alema?
«Ridicola».
E se il governo lo facessero gli antisistema? Grillo, Salvini, Meloni?
«Dio ce ne scampi e liberi».
Come giudica i grillini?
«Conosco solo la Appendino: una brava signora, ordinata, che si impegna; ma non mi pare che Torino stia meglio di prima. Nelle città che amministrano, da Livorno a Roma, i 5 Stelle hanno dato sempre prova di inesperienza, e talora di incapacità».
Lei voterà Pd?
«Non è detto. Potrei votare scheda bianca».
Come mai?
«La sinistra avrebbe davanti una grande occasione. Alla fine della crisi dei dieci anni, il capitale ha vinto (basti pensare alle Borse) e il lavoro ha perso. La sinistra dovrebbe riscattare questa sconfitta. Ma per farlo ha la necessità di affrontare in modo nuovo le due grandi questioni del nostro tempo: le disuguaglianze e l’immigrazione. Nel mondo ci sono due miliardi di millennial : la politica deve dare loro una speranza. Ma non vedo una riflessione seria su questo, tanto meno in Italia. Vedo la ricerca di una scorciatoia, sia da parte del populismo becero di Salvini, sia da parte del populismo intelligente di Renzi».
Renzi è populista?
«Una spruzzata di populismo è necessaria, per attirare l’attenzione degli elettori. Ma dietro ci dev’essere un nocciolo duro di pensiero e di progetto; che nel Pd di Renzi mi pare assente».
1 commento:
CdB già in passato rilasciò interviste al Corriere, come anche Scalfari. E' una prassi: non ci si fa intervistare dal proprio giornale. Resta il fatto che CdB ci va giù molto duro col nuovo corso e con Scalfari. A questo proposito, mi chiedevo come mai Flores d'Arcais un mese fa avesse bombardato da Micromega (cioè Repubblica) proprio contro Scalfari. Da dove prendeva forza tutto l'ardire di Flores d'Arcais? Adesso mi è più chiaro. E' in corso una lotta interna a Repubblica. Si attendono sviluppi. ps: la gabbia della prima pagina post-restyling ha troppi limiti. Le variazioni possibili sono poche e se le sono già giocate tutte. A gennaio nuovo restyling della prima pagina? Vedremo.
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