martedì 3 aprile 2018

Scarabocchi pre e post Pasquali.

Partiamo con due commenti a margine della lettera di Luigi, pubblicata nei giorni scorsi.

Luigi stesso ringrazia:

Innanzitutto grazie per lo spazio (imprevisto) che avete dato al mio commento. E grazie anche a chi ha voluto rispondermi. Mi pare un fatto di democrazia e di civiltà (non perché ovviamente si tratti di qualcosa di mio, per carità).
Pertanto rispondo volentieri a Gabriele: se ho sufficiente denaro, e soprattutto tempo, acquisto il manifesto il corriere e il fatto o quasi sempre uno solo dei tre, alternandoli. Il primo e l'ultimo perché, pur con le loro pecche, mi paiono i quotidiani più indipendenti sul mercato. Il corriere perché non ha perso del tutto la propria autorevolezza. Certo, Repubblica era migliore del Corriere, secondo me. Ma, purtroppo, non posso dimenticare quelli che considero "tradimenti" (passatemi l'espressione forte).
A Simona, invece, rispondo che sì, spesso scelta del quotidiano e scelta del partito (o dell'area politica di riferimento) vanno nella stessa direzione. Non vedo l'anomalia, anzi, ritengo la cosa abbastanza "naturale". Quanto a Travaglio, a volte si trova a difendere posizioni imbarazzanti riguardo ai 5 Stelle, devo convenirne. Ma il merito di aver difeso fino allo stremo la Costituzione della Repubblica, contro il mostro giuridico che il PD voleva propinarci, ai miei occhi gli attribuisce un merito altissimo. Datemi pure dell'ingenuo o non so cosa, ma per me le cose stanno così.

Un saluto, Luigi

Gli fa eco un lettore anonimo:

Buongiorno,
interessanti le osservazioni di Luigi sulla scelta del quotidiano da leggere e l'associazione con l’area politica di riferimento. È sempre importante sottolineare la grande importanza della lettura come strumento per la conoscenza critica e la capacità di analisi. Travaglio certamente sarà in difficoltà adesso che non è più “all'opposizione”, come dimostra il tono insolitamente pacato usato per presentare la neo eletta presidente(ssa) del Senato sulle pagine del suo quotidiano.
Sulla autorevolezza del Corriere qualche riserva... oggi (3 aprile) questa autorevolezza viene esercitata in una pagina intera dedicata all’artista (?) Fedez e famiglia.

Anonimo

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Dal cartaceo del giorno di Pasqua:

Alla fine, a monitorare gli incidenti nella Striscia di Gaza, c'è andato il turco Marco Ansaldo (che oggi, però, scrive da Tel Aviv).

Dio come ci manca un terrasantista.


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Come da noi previsto, Gianni Mura ha dedicato tutta la sua rubrica della domenica alla morte dell'amico Emiliano Mondonico. Una sorta di coccodrillone appassionato. RIP.






























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Dal cartaceo di oggi.

Ci arriva un commento anonimo: la faccina di Antonio Tajani non gli somiglia davvero.



















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A pagina 30 si accenna a Minority Report in uno di quei cosi che non si capisce se sono occhielli o sommari. Leggiamo: il film di Dick. E così scopriamo che Philip Dick faceva anche il regista.

Fabio P.













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Su Dagospia scopriamo che Largo Fochetti ha cacciato definitivamente Pierluigi Odifreddi.
Del resto, se insulti Repubblica su un blog di Repubblica. Te lo devi aspettare prima o poi.


























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Un amico ci manda questa fotina che è un piccolo feticismo extra moenia.

























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Su Twitter, Francesco Gastaldon ci segnala che su repubblica.it la foto utilizzata non è della polizia di Londra ma di quella di New London, Connecticut.


3 commenti:

G. Bruno ha detto...

Caro PPR, perché definisci "insulti" gli argomenti di Odifreddi? Se leggi il suo articolo, si vede che ha ragione: Scalfari INVENTA le notizie e non solo riguardo a Bergoglio: lo ha dichiarato Scalfari stesso. Ha infatti sostenuto che in tutte le sue interviste lui si presenta senza taccuini o registratori, e in seguito riporta la conversazione non letteralmente, ma con parole sue. In particolare, ha confessato, “alcune delle cose che il papa ha detto non le ho riferite, e alcune di quelle che ho riferite non le ha dette”. Sono fake news e un razionalista come Odifreddi non poteva tacere, anche per il bene del giornale. E Odifreddi non ha insultato Repubblica, come sostiene Calabresi: ha scritto "la mia impressione è che in fondo ai giornali della verità non importi nulla". Giornali, in generale, non Repubblica. Se Calabresi se la prende dimostra di avere la coda di paglia. Ma se un giornale non prende le distanze da un ex-direttore/Fundador che s'è messo a sparar balle, bè allora Odifreddi ha fatto bene ad andarsene.

Simona ha detto...

Il rapporto fra Odifreddi e Repubblica è sempre stato un po' controverso, tra addii e ritorni (ricordate quando paragonò la politica di Israele ai nazisti Ezio Mauro non la prese benissimo e il prof decise di andarsene). Io l'ho sempre letto volentieri e spesso condiviso; dire che ai giornali non interessa la verità,però, dovrebbe offendere tutti i giornalisti e non solo quelli di Repubblica, perchè anche a quest'ultima si riferiva. Si può anche sostenere che abbia ragione, ma insomma non si può sparare e far finta che non sia successo niente. Io però non lo avrei allontanato, nonostante tutto. Ma anche Calabresi ha diritto di difendere il giornale che dirige.

Frank ha detto...

Concordo su tutta la linea. Ho letto quel post, in originale sul blog, ritenendolo molto ragionevole. Ma non immaginavo la totale rimozione con cacciata del (sedicente) reo. Perciò Repubblica non ne esca bene e il Diretur in primo luogo. Peccato.
No,