martedì 9 aprile 2019

Ancora sulle Auto Markette e sui "figli di" che scrivono su Repubblica (e altri feticismi vigorosi).

In apertura un primo, piccolo dato positivo della gestione Verdelli.

Da Italia Oggi di oggi (Marco A. Capisani).


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Riceviamo e volentieri pubblichiamo/1:

Sono il commentatore che, al dire del post pubblicato ieri, si sarebbe meravigliato per l'accoppiata recensoria Lerner-Serra. 

Ebbene, l'autore del post sbaglia e non di poco, perché, intanto, non mi meravigliavo di nulla: si tratta di un costume così diffuso che sarei stato cieco a non accorgermene ben prima di Lerner-Terranova-Serra. Il fatto che si aggiunga l'esempio del Corriere, poi, dimostra soltanto l'esattezza dell'osservazione: la circostanza che lo faccia anche il Corriere, infatti, non è e non può essere una giustificazione per Repubblica. L'errore dell'uno non annulla l'errore dell'altro: diventano due errori e non si elidono a vicenda. Davide Lerner su Repubblica (e talvolta anche sull'Espresso): proponiamo allora la seconda buona regola per il giornalismo che i figli non dovrebbero scrivere sui giornali a cui sono legati professionalmente i padri. Oppure, se accettiamo che questo possa avvenire, evitiamo di fare i censori con i comportamenti degli altri.

Calaber

Pronta la replica di EOM:

Come scrisse Francesco Merlo in una controreplica passata alla storia: Peccato, non ci siamo capiti.

EOM

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E a proposito di Gad Lerner, oggi su Repubblica si è avverato quanto da noi previsto ieri.



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Feticismi Arretrati

Su Repubblica del 20 marzo scorso, a pagina 24,  l'attento Frank ha scovato un refuso di Michele Serra nella sua Amaca. Della serie "Anche i grandi sbagliano".


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Feticismi di giornata

La prima pagina di oggi: l'EMerito (copyright Bartez) Ezio Mauro commenta il caso Cucchi, come già scritto poco sopra Gad Lerner torna ufficialmente a collaborare e un nuovo reportage di Vincenzo Nigro da Tripoli, Libia. Un numero di Repubblica da non perdere per l'immediatezza dei contenuti.


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ellekappa e la svolta quotidiana di Giggino Di Maio.


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Giù le mani da Floriana Bulfon.


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