mercoledì 31 dicembre 2008
Malatesta vince ad Agincourt.
Il 2008 delle pagine culturali di Repubblica si chiude con un bel pezzo (come al solito, più di una recensione) di Stefano Malatesta sulla cavalleria medievale che prende spunto dal recente libro di uno studioso israeliano. Se mi perdonate la battuta, la cavalleria è il cavallo di battaglia di Malatesta. Una rapida ricerca con il motore interno del sito di Repubblica dà 25 occorrenze per il toponimo Agincourt e vede l’amico Malatesta in netto vantaggio con cinque citazioni (sei con quella di oggi) su Irene Bignardi, Timothy Garton Ash e Antonio Monda, fermi ciascuno a due occorrenze. Ma mi piace ricordare qui anche il pezzo in cui nel lontano 1986 Beniamino Placido punzecchiava Galli della Loggia usando per fioretto il sommo Shakespeare: “We few, we happy few, we band of brothers”, dall’Enrico V (Atto IV, scena III). La sonora sconfitta dell’altezzosa cavalleria francese, la migliore dell’epoca, per mano (anzi, per freccia) della fanteria inglese è uno dei temi prediletti di Malatesta che spesso la menziona assieme all’orda mongola e alle altre celebri disfatte dei cugini di Oltralpe, fino all’apoteosi di Waterloo. Da appassionato napoleonico rimango però convinto che
Waterloo non valga Austerlitz.
Saul Stucchi
A Repubblica.it sono tutti già occupati a preparare il cenone ???
Anche l’inchiesta lucana (quella sul petrolio) si sta sgonfiando, dopo quella abruzzese.
Sono stati scarcerati l’AD di Total e l’imprenditore Ferrara, è stata revocata la richiesta di custodia cautelare per il deputato PD Margiotta, è stata annullata l’accusa di associazione a delinquere. Una bella retromarcia, insomma, e la cosa dovrebbe avere almeno lo stesso rilievo di quando era scoppiata la “bomba”.
Invece la notizia è comparsa sul Corriere online alle 15 circa, mentre su Repubblica.it fino ad ora (sono le 16) non ce n’è traccia, nemmeno fra i lanci d’agenzia.
Tutti già occupati a preparare il cenone ???
Gian Paolo P.
Niente di nuovo sul fronte mediorentale.
L'inviato di Repubblica Marco Ansaldo staziona al valico di Erez tra Israele e la striscia di Gaza.
Francesca Caferri, l'inviata con le palle, rimbalza tra Gerusalemme e Haifa.
In bocca al lupo a entrambi. E buon anno.
Francesca Caferri, l'inviata con le palle, rimbalza tra Gerusalemme e Haifa.
In bocca al lupo a entrambi. E buon anno.
Il cavallo blu di Placido.
Questo post potrebbe intitolarsi anche “elogio del motore e di internet”
perché è un ringraziamento a chi ha inventato i motori di ricerca e a
chi ha deciso di implementarne uno - interno - sul sito di Repubblica,
oltre che un omaggio alla Rete che tutto avviluppa. Da tempo mi frullava
nella testa un aneddoto che ricordavo di aver letto tanti anni fa in un
pezzo di Beniamino Placido (ho già confessato di sentire, profondamente,
la sua assenza dalle pagine del nostro giornale). Ho provato diverse
volte a cercarlo tra i faldoni di ritagli, ma inutilmente. So di averlo
conservato, come tutti i suoi pezzi, ma il recupero richiederebbe
giorni. O pochi minuti con il motore di ricerca interno del sito di
Repubblica. Ho avuto solo qualche problema perché mi ricordavo il colore
sbagliato. I cavalli dell’aneddoto raccontato da Placido non erano
infatti verdi, bensì blu. Spero che siate sufficientemente curiosi da
andarvi a cercare l’articolo (intanto mi autocomplimento – sorry – per
il fatto di ricordarmi di un pezzo pubblicato quindici anni fa: è segno
di una profonda passione per il buon giornalismo). E poi c’è internet.
Sfogliando un’agendina di molti anni fa, come spesso accade alla fine di
ogni anno, mi sono imbattuto in un trafiletto di una manciata di righe
con una citazione che mi era sembrata allora (e ancora mi sembra oggi)
molto azzeccata. Eccola: “Per di più io studiavo filosofia e lettere
antiche, materie considerate divinamente inutili, anche se sarebbe il
caso di rileggere la lezione di Abraham Flexner sull’Utilità della
conoscenza inutile”. Non mi pareva appartenere a un pezzo di Repubblica,
così ho cercato su Google che mi ha restituito la fonte corretta: era un
articolo di Ralph Dahrendorf, apparso su Repubblica del 10 giugno 2000.
Adoro la conoscenza considerata inutile.
Saul Stucchi
martedì 30 dicembre 2008
Errata corrige su PazzoPerRepubblica a RadioDue.
PazzoPerRepubblica sarà ospite su RadioDue alla trasmissione L'Altrolato il giorno 1 gennaio alle ore 13,00. Non mancate.
Un altro si all'Amaca in prima pagina.
Premesso che aderisco in pieno a due proposte lanciate negli scorsi giorni, l’eliminazione di R2 e il trasloco dell’Amaca di Michele Serra in prima pagina, vorrei dire la mia riguardo a quest’ultima.
Qualcuno ha sollevato un’obiezione di tipo economica, e cioè che lo spazio sarebbe sottratto alla pubblicità, con un costo economico.
Dall’analisi della prima pagina dell’ultima settimana mi sento di dire che la questione non si pone, visto che tutti i giorni si sarebbe potuto sacrificare qualcosa di redazionale, non pubblicitario quindi, per lasciare spazio alla rubrica.
Oggi per esempio i candidati alla sparizione, a mio parere sono due: l’introduzione all’articolo di R2 sul boom di SMS in Italia (bastavano due righe di richiamo, senza la sbrodolata iniziale), e l’automarchetta sul DVD di Benigni e Dante (stesso discorso). Senza questi, c’era spazio in abbondanza per i 90 centimetri quadrati quotidiani di Serra.
Più in generale, credo che ogni giorno ci sia un articolo di cui non si sentirebbe la mancanza: oggi per esempio è l’intervista a Buttiglione sul “calo di audience” del Papa, a pag. 15.
Buon anno a tutti i lettori.
Gian Paolo P.
Qualcuno ha sollevato un’obiezione di tipo economica, e cioè che lo spazio sarebbe sottratto alla pubblicità, con un costo economico.
Dall’analisi della prima pagina dell’ultima settimana mi sento di dire che la questione non si pone, visto che tutti i giorni si sarebbe potuto sacrificare qualcosa di redazionale, non pubblicitario quindi, per lasciare spazio alla rubrica.
Oggi per esempio i candidati alla sparizione, a mio parere sono due: l’introduzione all’articolo di R2 sul boom di SMS in Italia (bastavano due righe di richiamo, senza la sbrodolata iniziale), e l’automarchetta sul DVD di Benigni e Dante (stesso discorso). Senza questi, c’era spazio in abbondanza per i 90 centimetri quadrati quotidiani di Serra.
Più in generale, credo che ogni giorno ci sia un articolo di cui non si sentirebbe la mancanza: oggi per esempio è l’intervista a Buttiglione sul “calo di audience” del Papa, a pag. 15.
Buon anno a tutti i lettori.
Gian Paolo P.
Oggi PazzoPerRepubblica torna su RadioDue ospite de L'Altrolato.
Oggi saremo nuovamente ospiti della trasmissione radiofonica L'Altrolato su RadioDue.
L'appuntamento è per le ore 13,30.
L'appuntamento è per le ore 13,30.
Marco Ansaldo ha preso coraggio ed ha raggiunto Erez, al confine tra Israele e la striscia di Gaza.
Marco Ansaldo non ha deluso le aspettative e si è portato ad un passo dalla striscia di Gaza. Per la precisione l'inviato di Repubblica si trova al valico di Erez (e non Herez come ha scritto G. Granati, l'autore del grafico), al confine tra Israele la striscia. Bella prova di coraggio, in attesa che prima o poi lo facciano entrare per raggiungere Gaza City, dove peraltro c'è già qualche giornalista, tipo Rushdi abu Alouf del Los Angeles Times.
Intanto Marco ha bagnato il naso a Francesco Battistini del Corriere che ha fatto il pezzo da Ashkelon e ad Aldo Baquis de La Stampa che scrive addirittura da Tel Aviv.
Da segnalare inoltre la presenza a Gerusalemme dell'inviata con le palle Francesca Caferri.
A domani per gli aggiornamenti sugli spostamenti di Marco.
domenica 28 dicembre 2008
Ancora sull'auspicata fine di R2.
Riceviamo e volentieri pubblichiamo.
Bravo Alvaro, io concordo con lui. Però rimango scioccato dal fatto che Le Monde diminuirà il numero già basso di fogli! In Italia i giornali hanno troppe foto d'uso didascalico, ce ne vorrebbero meno, ma di uso più "artistico", come fanno Le Monde e Libération. (Ad esempio, una foto come quella di oggi a pagina 2-3 di Repubblica è sufficiente per descrivere l'accaduto. Chi se ne frega della foto di Condi Rice?). Spero che il cambio arrivi, e con questo la fine di R2.
Andrea
Bravo Alvaro, io concordo con lui. Però rimango scioccato dal fatto che Le Monde diminuirà il numero già basso di fogli! In Italia i giornali hanno troppe foto d'uso didascalico, ce ne vorrebbero meno, ma di uso più "artistico", come fanno Le Monde e Libération. (Ad esempio, una foto come quella di oggi a pagina 2-3 di Repubblica è sufficiente per descrivere l'accaduto. Chi se ne frega della foto di Condi Rice?). Spero che il cambio arrivi, e con questo la fine di R2.
Andrea
Inferno a Gaza: Marco Ansaldo è a Gerusalemme. Avrà le palle per entrare nella Striscia?
Scoppia il finimondo a Gaza e il corrispondente in Terra Santa Alberto Stabile si eclissa. In compenso a Gerusalemme c'è l'inviato Marco Ansaldo che oggi si è limitato a raccontare la tragedia dalla capitale. Avrà Marco il coraggio di entrare (o almeno di avvicinarsi) a Gaza City? Staremo a vedere.
Dalla redazione di PPR un caloroso in bocca al lupo a Marco e ai suoi collaboratori.
sabato 27 dicembre 2008
La lettera di Raffaele, un altro feticista di Repubblica.
Caro Signor Porro, riuscirebbe mai a quantificare l'affetto che nutre verso il "nostro giornale"? Ho sempre visto il mondo con gli occhi di Repubblica. Le guerre, l'11 settembre, le crisi, tutte raccontate tre le righe del nostro amato giornale. Cominciai circa 20 anni fa grazie ad una mia professoressa e da allora non ho piu' smesso di leggerlo, ormai lo sento come un amico.
Ovunque sono, in Italia o all'estero, cerco una copia del nostro giornale.(Addiritura a casa del nemico! Libreria Rizzoli di New York!!!)
Continuero' a seguirla nel suo blog segnalandole eventualmente qualcosa di interessante!!
RAFFAELE DI MANNO
p.s. pensi che il mio grado feticistico comprende anche il primo numero dell'Espresso datato 1955, che le invio in foto.
A Repubblica.it le bombe israeliane arrivano con un'ora di ritardo.
Riceviamo ancora dal fertile Gian Paolo, il quale ci precisa che è sardo ma solo di nascita e fino all’adolescenza, perchè da 45 anni vive a Torino e si considera quindi sia sardo che torinese, anzi rivolese. In sostanza Gian Paolo è il paradigma del cittadino universale senza distinzione di origine e di territorio.
Ecco il suo contributo:
Oggi Repubblica si è fatta bruciare la notizia dell’attacco a Gaza dal “nemico” Corriere, che ha lanciato la notizia alle 10.36, Repubblica solo alle 11.29, quasi un’ora dopo.
Anzi, sarebbe più corretto dire che AGR (Corriere) ha battuto AGI (Repubblica, ma che faceva a quell’ora Marco Ansaldo visto che era a Gerusalemme, aveva il cellulare scarico ?).
In compenso la Nostra ha aperto una “Diretta” come fa sempre sui grandi eventi, e ha recuperato tutto lo svantaggio.
Speriamo però che non si addormenti improvvisamente come capita spesso (è successo anche nelle ore calde dell’elezione di Obama, quando ha interrotto il flusso per ore e ore proprio quando stava iniziando la “valanga”).
Quella della “Diretta” è una peculiarità di Repubblica che andrebbe ulteriormente valorizzata, oltretutto è abbastanza unica nel panorama pressoché desertico dell’informazione online italiana.
Corriere e Stampa non hanno niente di simile, tranne l’aggiornamento di agenzia, ma quello ce l’ha anche Repubblica, la Diretta è un qualcosa in più.
E’ già buona, badassero alla sintassi e all’ortografia, ai tempi morti e ai “pisolini”, ci mettessero un po’ più di cura insomma sarebbe ottima.
Comunque vivo queste ore con ansia.
Shalom, Salàm, Pace, smettetela.
Gian Paolo
Foto Reuters da Repubblica.it
Errori in Corso.
Su Repubblica del 23 dicembre 2008, nella Cronaca di Torino, Vera Schiavazzi parla dei riti di Natale non cattolici in Torino, e cita la Parrocchia Ortodossa Romena di Piazza Vittorio Emanuele II.
Peccato che questa piazza a Torino non esista (c’è il corso omonimo), la chiesa in realtà è in Piazza Carlo Emanuele III.
Non è la prima volta che nella redazione torinese fanno questo tipo di errori, urge un ripasso di toponomastica (e di dinastica dei Savoia), e speriamo che alla Schiavazzi (brava giornalista peraltro), non capiti di dare informazioni stradali a qualche turista.
Ironia a parte, qualcuno obietterà che si tratta di errori veniali, io invece penso che sia sintomo di un modo molto sbagliato di lavorare, soprattutto per un giornalista: fidarsi troppo della memoria, dell'esperienza e delle conoscenze personali, e non tentare di documentarsi anche se le cose sembrano banali, esponendosi così a tranelli e brutte figure come in questo caso.
E pensare che bastavano 10 secondi di ricerca su Google con le parole chiave: "chiese ortodosse Torino", mica bisognava sfogliare lo stradario o le Pagine Bianche.
Gian Paolo P.
Peccato che questa piazza a Torino non esista (c’è il corso omonimo), la chiesa in realtà è in Piazza Carlo Emanuele III.
Non è la prima volta che nella redazione torinese fanno questo tipo di errori, urge un ripasso di toponomastica (e di dinastica dei Savoia), e speriamo che alla Schiavazzi (brava giornalista peraltro), non capiti di dare informazioni stradali a qualche turista.
Ironia a parte, qualcuno obietterà che si tratta di errori veniali, io invece penso che sia sintomo di un modo molto sbagliato di lavorare, soprattutto per un giornalista: fidarsi troppo della memoria, dell'esperienza e delle conoscenze personali, e non tentare di documentarsi anche se le cose sembrano banali, esponendosi così a tranelli e brutte figure come in questo caso.
E pensare che bastavano 10 secondi di ricerca su Google con le parole chiave: "chiese ortodosse Torino", mica bisognava sfogliare lo stradario o le Pagine Bianche.
Gian Paolo P.
Sotto le stelle del Messico a scoreggiar....
Probabilmente Scalfari e Caracciolo nel 1976 avevano pensato a tutto sul futuro della loro creatura ma questo non se lo sarebbero sicuramente aspettato. Oggi Repubblica.it ha pubblicato un pezzo di Zambardino sulle scoregge via iPhone dove il termine (appunto) “scoreggia” viene ripetuto quattro volte in 26 righe. Con un ottimo rapporto scoreggia/riga, verrebbe da dire.
Fabio P.
Fabio P.
Le scoregge censurate di Zambardino.
Oggi su Repubblica.it c’è un pezzo di Zambardino che riferisce delle polemiche per la vendita sul sito Apple di "scoregge da riprodurre sull’iPod".
Ma nel titolo le scoregge sono chiamate pernacchie, non scoregge come chiaramente spiegato nell’articolo.
Non credo che nessuno sappia che scoregge e pernacchie non sono sinonimi.
Zambardino si è autocensurato? O è il titolista che ha preso l’iniziativa?
Repubblica come negli anni 50 quando in TV e sui giornali era persino proibita la parola mutande?
Questo pezzo è di Gian Paolo P., nuovo collaboratore sardo di PazzoPerRepubblica.
Ma nel titolo le scoregge sono chiamate pernacchie, non scoregge come chiaramente spiegato nell’articolo.
Non credo che nessuno sappia che scoregge e pernacchie non sono sinonimi.
Zambardino si è autocensurato? O è il titolista che ha preso l’iniziativa?
Repubblica come negli anni 50 quando in TV e sui giornali era persino proibita la parola mutande?
Questo pezzo è di Gian Paolo P., nuovo collaboratore sardo di PazzoPerRepubblica.
venerdì 26 dicembre 2008
Un lettore ci scrive: "Credo che sia giunto il momento di cambiare, il modello mauriano ha esaurito la sua carica".
Riceviamo e volentieri pubblichiamo:
"Io seguo con molta attenzione il Suo Blog e leggo sempre con piacere le note intelligenti. Temo però di dovere ancora una volta esprimere alcune idee poco affettuose nei confronti di questo giornale. L'ho già scritto in altre occasioni che Repubblica è un grande giornale che ha sperimentato e innovato e che attraversa una fase di "crescita critica". Uso questo eufemismo per definire un momento difficile per tutta la stampa internazionale. Il francese Le Monde ha appena annunciato per gennaio il taglio di foliazione e altri grandi giornali dovranno rifare i conti. Repubblica è oggi un giornale che oscilla fra il colto e il popolare e la primigenia identità si è stemperata in un disegno di quotidiano anglosassone con l'ansia di notizie e di curiosità. Michele Serra in prima può essere un richiamo intelligente ed ironico, ma dinanzi alla crisi e alla perdita di migliaia di copie, si deve avere il coraggio di interrogarsi sul futuro di un giornale importante per gli equilibri di una fragile democrazia come la nostra. Io non amo il taglio ormai omogeneo nella stampa europea, delle foto che hanno preso il posto della parola e anche a Repubblica la grafica rinaldiana ha impoverito l'immagine di un giornale che io mi ostino ancora a pensare colto e di respiro internazionale. Capisco le ragioni di chi afferma che i giornali debbono tenere il passo dei media più moderni, ma il giornale cartaceo deve avere un'identità visibile senza inseguire modelli di modernità indistinta e volgare. Perchè Repubblica oggi assomiglia sempre di più ad un giornale popolare che cerca poi di riscattare con le opinioni e qualche buona nota politica (o gossip?)l'antica vocazione. Ma le grandi inchieste, le paginate di interviste , le opinioni pro e contro dove sono finite? Si dirà che Repubblica fa questo ogni giorno. Io dico no, perche se lo fa lo fa in modo scolastico e superficiale salvo qualche fuoriclasse che naturalmente canta fuori dal coro.
Io non so Carlo De Benedetti cosa farà di Repubblica e quali siano le sue intenzioni sul futuro della direzione. Credo però che sia giunto il momento di cambiare e di pensare ad una "nuova Repubblica".Io non sono nè a favore di una scelta interna (Giannini, Rampini, Calabresi) nè ad una esterna (De Bortoli, Anselmi). Sono però convinto che sia giunto il momento di cambiare perchè credo che il modello mauriano abbia esaurito la sua carica di novità e che il giornale abbia più che mai bisogno di cambiare testa e modello a cominciare forse da quell'inutile R2 che toglie solo risorse e pensieri..."
Con cordialità Alvaro Bartolini.
"Io seguo con molta attenzione il Suo Blog e leggo sempre con piacere le note intelligenti. Temo però di dovere ancora una volta esprimere alcune idee poco affettuose nei confronti di questo giornale. L'ho già scritto in altre occasioni che Repubblica è un grande giornale che ha sperimentato e innovato e che attraversa una fase di "crescita critica". Uso questo eufemismo per definire un momento difficile per tutta la stampa internazionale. Il francese Le Monde ha appena annunciato per gennaio il taglio di foliazione e altri grandi giornali dovranno rifare i conti. Repubblica è oggi un giornale che oscilla fra il colto e il popolare e la primigenia identità si è stemperata in un disegno di quotidiano anglosassone con l'ansia di notizie e di curiosità. Michele Serra in prima può essere un richiamo intelligente ed ironico, ma dinanzi alla crisi e alla perdita di migliaia di copie, si deve avere il coraggio di interrogarsi sul futuro di un giornale importante per gli equilibri di una fragile democrazia come la nostra. Io non amo il taglio ormai omogeneo nella stampa europea, delle foto che hanno preso il posto della parola e anche a Repubblica la grafica rinaldiana ha impoverito l'immagine di un giornale che io mi ostino ancora a pensare colto e di respiro internazionale. Capisco le ragioni di chi afferma che i giornali debbono tenere il passo dei media più moderni, ma il giornale cartaceo deve avere un'identità visibile senza inseguire modelli di modernità indistinta e volgare. Perchè Repubblica oggi assomiglia sempre di più ad un giornale popolare che cerca poi di riscattare con le opinioni e qualche buona nota politica (o gossip?)l'antica vocazione. Ma le grandi inchieste, le paginate di interviste , le opinioni pro e contro dove sono finite? Si dirà che Repubblica fa questo ogni giorno. Io dico no, perche se lo fa lo fa in modo scolastico e superficiale salvo qualche fuoriclasse che naturalmente canta fuori dal coro.
Io non so Carlo De Benedetti cosa farà di Repubblica e quali siano le sue intenzioni sul futuro della direzione. Credo però che sia giunto il momento di cambiare e di pensare ad una "nuova Repubblica".Io non sono nè a favore di una scelta interna (Giannini, Rampini, Calabresi) nè ad una esterna (De Bortoli, Anselmi). Sono però convinto che sia giunto il momento di cambiare perchè credo che il modello mauriano abbia esaurito la sua carica di novità e che il giornale abbia più che mai bisogno di cambiare testa e modello a cominciare forse da quell'inutile R2 che toglie solo risorse e pensieri..."
Con cordialità Alvaro Bartolini.
mercoledì 24 dicembre 2008
Terremoto: per una volta crolla la leadership di Repubblica.it. Il sito del Corriere ci arriva per primo.
Anche se si è trattato di una manciata di secondi, stavolta Corriere.it ha bruciato sul tempo Repubblica.it.
Andiamo con ordine aiutandoci con le immagini.
Alle ore 16,23 circa, nella redazione di PazzoPerRepubblica (Milano) si sente molto forte una scossa ondulatoria di terremoto. Ci fiondiamo sia su repubblica.it che su corriere.it per gustarci la gara di chi arriva primo.
La cruda realtà dice che primo ci arrivano i maledetti nemici di via Solferino (Milano) (vedi foto sotto), che alle 16,26 danno un flash d'agenzia sul terremoto.
Per aspettare il flash di Repubblica.it (Roma) bisogna attendere le 16,29 (foto sotto)
Contemporaneamente, però, sul sito del nemico appare un secondo flash (foto sotto)
Per il secondo flash di Repubblica bisogna attendere le 16,36 (foto sotto)
Ma alle 16,36 arriva anche lo schiaffone decisivo del Corrierone che confeziona un articolo corposo con rimando ad una pagina dedicata (foto sotto)
Repubblica, ci arriva dopo una decina di minuti (foto sotto)
Ma arrivati a questo punto ci preme spezzare una lancia a favore di Repubblica.it: il terremoto si è sentito da Firenze in sù, e quindi, essendo le due redazioni coinvolte una a Milano e l'altra a Roma, era ovvio che sul pezzo ci sarebbe arrivata l'unica delle due che ha fisicamente sentito la scossa.
Con questo non vogliamo togliere a Cesare quel che è di Cesare, però è una cosa che ha il suo peso.
E' aperta la discussione. Qui sotto c'è la scritta "commenti" fatta apposta per dire la vostra.
Andiamo con ordine aiutandoci con le immagini.
Alle ore 16,23 circa, nella redazione di PazzoPerRepubblica (Milano) si sente molto forte una scossa ondulatoria di terremoto. Ci fiondiamo sia su repubblica.it che su corriere.it per gustarci la gara di chi arriva primo.
La cruda realtà dice che primo ci arrivano i maledetti nemici di via Solferino (Milano) (vedi foto sotto), che alle 16,26 danno un flash d'agenzia sul terremoto.
Per aspettare il flash di Repubblica.it (Roma) bisogna attendere le 16,29 (foto sotto)
Contemporaneamente, però, sul sito del nemico appare un secondo flash (foto sotto)
Per il secondo flash di Repubblica bisogna attendere le 16,36 (foto sotto)
Ma alle 16,36 arriva anche lo schiaffone decisivo del Corrierone che confeziona un articolo corposo con rimando ad una pagina dedicata (foto sotto)
Repubblica, ci arriva dopo una decina di minuti (foto sotto)
Ma arrivati a questo punto ci preme spezzare una lancia a favore di Repubblica.it: il terremoto si è sentito da Firenze in sù, e quindi, essendo le due redazioni coinvolte una a Milano e l'altra a Roma, era ovvio che sul pezzo ci sarebbe arrivata l'unica delle due che ha fisicamente sentito la scossa.
Con questo non vogliamo togliere a Cesare quel che è di Cesare, però è una cosa che ha il suo peso.
E' aperta la discussione. Qui sotto c'è la scritta "commenti" fatta apposta per dire la vostra.
domenica 21 dicembre 2008
Cappellate prenatalizie su Repubblica di oggi.
Diranno: è un refuso. Ma un refuso è come quello a pagina 29 di oggi (Economia) nel pezzo di Vittorio Zucconi, che ha fatto una correzione e non ha cancellato la parola precedente, così è uscita la frase “ha avvisato gli ebrei di restarsene stare a casa”. Invece è una spettacolare vaccata quella scritta da Sara Bennewitz nell’apertura di pagina 28 (Economia, proprio sopra Zucconi), dove si scrive che il finanziere Madoff si trova nella sua “prigione d’orata”. E uno si immagina una grande prigione a forma di pesce, magari alla griglia.
E sempre sul giornale di oggi, da segnalare ai lettori (e a Gianni Mura) a pagina 20 il titolo “Barbone muore di freddo e fame”.
Fabio P.
E sempre sul giornale di oggi, da segnalare ai lettori (e a Gianni Mura) a pagina 20 il titolo “Barbone muore di freddo e fame”.
Fabio P.
venerdì 19 dicembre 2008
Proposta: perchè non mettiamo l'Amaca di Michele Serra in prima pagina?
Proposta della redazione di PazzoPerRepubblica a Eugenio Scalfari ed Ezio Mauro: perchè non mettete la rubrica di Michele Serra, Amaca, in prima pagina? Un po' come fa La Stampa col Buongiorno di Gramellini?
Nel fotomontaggio che vedete qui sopra c'è una simulazione di come apparirebbe la prima pagina con l'Amaca in basso a sinistra. E' vero che così si porterebbe via spazio ad un'inserzione pubblicitaria onerosa, però Repubblica ne guadagnerebbe in immagine.
E' aperta la discussione. Augurandoci che sia una bella discussione in puro stile Web 2.0: contenuti creati dai consumatori e non più (solo) dalle aziende.
mercoledì 17 dicembre 2008
Senza parole.
Ecco la lunga lista di necrologi apparsi oggi su Repubblica.
Ciao Carlo. Senza di te questo blog non sarebbe esistito. E senza di te questo blog va comunque avanti, più forte di prima.
Frank Capa, chi era costui?
Frank Capa, chi era costui? Nessuno, non è mai esistito. C’era Frank Capra, il grande regista italoamericano, e c’era Robert Capa (all’anagrafe Andrè Friedman), l’ungherese che è stato il più grande fotografo di guerra della storia, unico a sbarcare in Normandia coi soldati americani. Chi ha fatto la pagina di oggi sulla Spagna che chiede le scuse dall’Italia per le bombe della guerra civile ha messo la famosa foto di Capa sul miliziano ucciso poi ha fatto un cocktail di nomi e sotto ha scritto: la foto di Frank Capa, creando dal nulla una persona nuova.
Fabio P.
Repubblica.it o ignaziolarussa.it?
Alle ore 13 di oggi nella home-page di Repubblica, la categoria news era occupata da 4 notizie (su 4 disponibili) dedicate al Ignazio La Russa. Vedere la foto per conferma.
Su segnalazione di Francesco P.
"Al,G e G".
Lampi di genio di Repubblica.it. Dovevano fare un titolo su tre righe e una colonna su Aldo, Giovanni e Giacomo. Se avessero messo tutti e tre i nomi sarebbe restato pochissimo per scrivere altro. Il genio li ha quindi messi tutti e tre su una riga scrivendo "Aldo e gli altri due", come se Giovanni e Giacomo fossero due che passano per caso. La prossima volta: "Al,G e G".
Fabio P.
martedì 16 dicembre 2008
Crosettismi.
Dal pezzo di Maurizio Crosetti a commento del 4-2 della Juventus sul Milan:
"E' come se Amauri fosse sceso in campo con quattro plaid di lana a quadretti e li avesse gentilmente consegnati a Zambrotta, Kaladze, Maldini e Jankulovski: perché si scaldino le ginocchia nel lungo, lunghissimo inverno che verrà, che è già venuto."
Cacioppo o Caccioppo? Assante, deciditi.
Nel pezzo di oggi a pagina 35, Ernesto Assante commette un doppio fallo scrivendo nello stesso articolo prima Giovanni Cacioppo (con una c) e poi qualche riga dopo Giovanni Caccioppo (con due c). Non sarebbe così grave se anche nell'occhiello e nella didascalia, il titolista non avesse commesso lo stesso errore: Caccioppo nella didascalia e Cacioppo nell'occhiello.
Insomma, se si fossero messi d'accordo prima, magari dando un'occhiata al sito di Giovanni Cacioppo (si scrive così), avrebbe evitato figuracce (con due c).
Per la cronaca.
Ci informano che corriere.it ha corretto l'errore relativo al film di Capra.
Che abbiano letto il nostro blog?
Che abbiano letto il nostro blog?
sabato 13 dicembre 2008
L'errore è una cosa meravigliosa (specie se lo fa corriere.it).
Sempre per la serie “Gli errori degli altri”, oggi Corriere.it fa due volte lo stesso errore. Lancia un sondaggio sui film di Natale e compie uno degli errori più diffusi di chi parla di cinema senza conoscerlo: per due volte cita il capolavoro di Frank Capra “La vita è meravigliosa” come “La vita è una cosa meravigliosa”, facendo una crasi col titolo del polpettone di Henry King “L’amore è una cosa meravigliosa”. Magari basterebbe dare un’occhiata al Mereghetti prima di lanciare i sondaggi.
Fabio P.
venerdì 12 dicembre 2008
Il feticismo prende piede (scusate il gioco di parole).
Raffaele ci ha inviato questa foto che riproduce i primi tre numeri de La Repubblica.
Una botta di feticismo straordinaria!
Per Paolo Berizzi il pesce puzza dalla cesta.
Al grido di "il pesce puzza dalla cesta", l'ottimo investigatore Paolo Berizzi oggi è tornato in Puglia per raccontarci di un presunto scandalo del pesce congelato spacciato per fresco.
La solitudine dei refusi primi. Atto secondo.
Ci scrive Andrea:
"Ho visto ora il video della presentazione di Zucconi del libro, ed è lui che commette l'errore dicendo "Andrea Giordano".
Andrea G. (non G di Giordano).
La solitudine dei refusi primi. Atto primo.
Andrea G. ci segnala che:
"Nella pagina del video sui consigli dei libri per Natale, si legge che Vittorio Zucconi consiglia il libro "la Solitudine dei numeri primi" di Andrea Giordano. Peccato che il giovane vincitore del premio Strega si chiami Paolo...
Il refuso è stato già corretto, ma la foto catturata da Andrea ci rivela l'errore.
mercoledì 10 dicembre 2008
La morte della diretta.
Per la serie "gli errori degli altri", ci scrive un collaboratore di repubblica.it segnalandoci che sul sito del Corriere, hanno mostrato questo filmato con il titolo "Suicidio assistito in diretta tv".
Ma se è già successo tutto! In onda manderanno, solo se lo manderanno (non è ancora detto) il documentario che, come si sa, non è una diretta... Quelli di Repubblica.it, invece, dicono le cose come stanno veramente, senza sensazionalismi.
Stella cadente.
Per la serie “gli errori degli altri”: spiace rampognare uno solitamente documentatissimo come Gian Antonio Stella, ma oggi sul Corriere della Sera ha scritto che nel 1896 “i fratelli Lumière inventano il cinema proiettando per la prima volta l'arrivo di un treno alla stazione di La Ciotat”. Tutto giusto. Senonchè il film con cui è stato inventato il cinema è dell’anno prima, ed è “La Sortie de l'usine Lumière à Lyon”, cioè ”L’uscita dalla fabbrica Lumière a Lione”.
Fabio P.
L'arte del copia incolla.
Come sono bravi quelli di Repubblica.it. Quelli del cinema, soprattutto, trovano sempre storie curiose. Come quella di oggi su come sono nati i più famosi loghi degli studios: il leone della Mgm, la Statua della libertà della Culumbia, eccetera. Interessante. Solo che (come fanno spesso) l’hanno praticamente copiato (foto compresa) da un servizio analogo uscito qualche giorno fa sul sito Neatorama e messo poi in rete da Internet Movie Database. Allora così sono capace anch’io.
Fabio P.
Fabio P.
martedì 9 dicembre 2008
Botta di feticismo.
Abbiamo ritrovato in un angolo della cantina questi due numeri di Repubblica datati 1978.
Siamo indecisi se metterli su e-Bay.
Gli errori degli altri.
Riceviamo e volentieri pubblichiamo:
"Per la serie gli errori degli altri vi segnalo la perla (oltretutto voluta, credo) del sito del nemico come lo chiamate voi. Hanno lanciato il sondaggio per votare la parola dell'anno e danno 10 opzioni.
La più votata al momento è "Yes we can". Cioè tre parole! Hanno rimediato (ma peggio la toppa del buco), mettendo i trattini, "Yes-we-can", per trasformarla in una parola sola. E perdipiù un'altra delle scelte è "Special one" cioè due parole. E qui senza neanche il trattino.
Ma non facevano prima a dire "Votate la frase dell'anno" o qualcosa di simile?".
Andrea
"Per la serie gli errori degli altri vi segnalo la perla (oltretutto voluta, credo) del sito del nemico come lo chiamate voi. Hanno lanciato il sondaggio per votare la parola dell'anno e danno 10 opzioni.
La più votata al momento è "Yes we can". Cioè tre parole! Hanno rimediato (ma peggio la toppa del buco), mettendo i trattini, "Yes-we-can", per trasformarla in una parola sola. E perdipiù un'altra delle scelte è "Special one" cioè due parole. E qui senza neanche il trattino.
Ma non facevano prima a dire "Votate la frase dell'anno" o qualcosa di simile?".
Andrea
lunedì 8 dicembre 2008
Dove c'è casino, c'è Caprile.
Parafrasando un vecchio claim pubblicitario della Barilla, segnaliamo la presenza di Renato Caprile (l'inviato de guera), ad Atene nel bel mezzo dei casini scoppiati tra studenti e polizia durante i quali ha perso la vita uno studente di sedici anni.
Crosettismi granata.
Scrive oggo Maurizio Crosetti a proposito della crisi del Torino:
"Il granata dalle gloriose casacche, già assai stinto di suo,adesso è diventato un giallo/arancione, che poi sarebbe il colore delle uova tirate sul cappotto dell'allenatore De Biasi e addosso ai giocatori."
domenica 7 dicembre 2008
L'accelerazione tonitruante di Maicon.
Il forbito Andrea Sorrentino fa le pagelle di Lazio-Inter e arrivato a Maicon scrive:
"Perfetto equilibrio tra attese pazienti nella propria zona, a coprire e a chiudere le diagonali, e improvvise accelerazioni, come quella tonitruante da cui scaturisce il 2-0".
Noi che siamo stolti abbiamo cercato "tronituante" su Google e abbiamo scoperto che significa "che tuona, che fa il rumore del tuono". C'è sempre da imparare.
A proposito di Lazio-Inter, abbiamo avuto la conferma che l'interista Gianni Piva ormai non si muove più da Milano.
venerdì 5 dicembre 2008
Il Quarto Potere di Pellizza da Volpedo.
Per Quarto Stato nell’Ottocento si intendevano le masse proletarie (dopo i tre dei tempi della Rivoluzione francese) e come tali sono state ritratte nel famoso quadro di Pellizza da Volpedo. Per Quarto potere si intende la stampa (dopo Legislativo, Esecutivo e Giudiziario), tanto che qualcuno ha usato quell’espressione per dare il titolo al film di Orson Welles “Citizen Kane”, che parla proprio di editore di giornali. Oggi Ettore Livini parla di Piersilvio Berlusconi in un circolo Arci, e fa un doppio carpiato di significato descrivendolo “sotto un poster di Quarto Potere di Pellizza da Volpedo”. Ve le immaginate le masse operaie con barba, cappello e giacca sulle spalle e le facce di Scalfari, Mieli e magari anche Orson Welles?
Fabio P.
Gai Gai Mattiolo Mattiolo arrestato arrestato.
Titolo ultimora su repubblica.it: “arrestato lo stilista gai mattiolo arrestato per bancarotta”. Ma quante volte lo hanno arrestato?
Fabio P.
Fabio P.
mercoledì 3 dicembre 2008
Luca Sofri elogia la Domenica di Repubblica (e un po' meno l'inserto libri).
Da Wittgenstein, il blog di Luca Sofri:
"Qualche giorno fa Repubblica ha celebrato i quattro anni della sua sezione domenicale: quella che ha anticipato il successivo R2, ma con maggiore ricchezza di idee (una volta la settimana vengono meglio che una volta al giorno) e inventiva grafica. In questi quattro anni quel modello a volte si è un po’ seduto, ma con i tempi che corrono è il caso di ammirarla come la migliore invenzione formale prodotta dai quotidiani italiani in questo millennio.
p.s. quanto è triste, invece, ragazzi, l’inserto libri (salvo Gipi). Non si può far niente?"
martedì 2 dicembre 2008
La ridente cittadina di Chioccia.
L'ottimo Alvaro ci segnala questo clamoroso refuso nella cartina pubblicata oggi a pagina 17.
Ne approfittiamo per riportare questo commento caustico di tale Fabio, ancora sulla questione dei barboni in prima pagina.
"Non è questione di dettagli, ma di buonsenso che sembra manchi da un bel pò di tempo ai vertici del giornale. Non si contano più i refusi, gli orrori/errori, bucature, delle pagine locali. Napoli docet."
lunedì 1 dicembre 2008
Il refusone settimanale.
Sulla home di Repubblica sta diventando una pratica quotidiana.
Di solito arriva verso la fine della settimana, stavolta è arrivato di lunedì.
PS: stavolta se ne sono accorti subito e l'hanno immediatamente corretto, ma la nostra mannaia ha fatto in tempo a passare.
Obama: l'idea dell'abbronzato non è di Berlusconi ma di Zucconi.
Abbiamo trovato sul blog Pensieri Convulsi, questo post risalente al 13 novembre scorso:
Come sempre quando si vuol fare i politically correct... si finisce per fare la figura degli ipocriti....
da "Italia Oggi": Vittorio Zucconi, grande firma de la Repubblica, è un timido che rinuncia ai suoi exploit, persino quando gli vengono copiati da Silvio Berlusconi. Infatti nel sito de la Repubblica del 31 ottobre, nello speciale elezioni Usa (per verifica: http://elezioni-usa-2008.blogautore.repubblica.it/2008/10/31/piu-sondaggi-per-tutti/ )Zucconi scriveva: «I commentatori che calcolavano il margine di vittoria del senatore abbronzato e la batosta della Fata turchina dei ghiacciai, ora non si fidano dei sondaggi». Invece, fidandosi de la Repubblica e di Zucconi, Berlusconi, una settimana dopo, il 6 novembre, ha ri-usato il termine abbronzato e la Repubblica ha tirato giù il mondo. Evidentemente non vuole essere copiata. Lo dica, però.
I barboni di Repubblica fanno incazzare anche Gianni Mura.
Come previsto nel post precedente, anche Gianni Mura non ha preso bene la doppia scivolata di Repubblica che per ben due volte negli ultimi giorni aveva inserito in prima pagina il termine barbone.
Mura ne ha parlato nella sua rubrica settimanale Sette giorni di cattivi pensieri.
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