Ai feticisti di Repubblica, oggi proponiamo il nuovo libro di Giuliano Foschini (cronista di Repubblica Bari)
I quindici passi e per farlo vi rimandiamo
all'interessante recensione che ne fa la sua collega di Repubblica Napoli Cristina Zagaria.
ps: i quindici passi sono quelli dall'ultimo cancello dell'Italsider e/o Ilva (a Taranto si chiama ancora in entrambi i modi senza distinzione) al cimitero di Brunone, prima "frontiera" del quartiere Tamburi e accesso alla città.
4 commenti:
Da buon Salentino riconosco i benefici che l'Italsider ha portato in questa terra quanto a posti di lavoro.
In ogni paesino del leccese non si trova un autobus o una littorina che ti porti nel capoluogo, ma c'è sempre un pullman che ti porta a Taranto, per lavorare all'Italsider.
Ma quanto abbiamo pagato nella nostra terra,in vite umane, per avere quei posti di lavoro?
Quanti operai sono saliti sul pullman e non sono tornati a casa o sono tornati con malattie croniche.
I bambini di Taranto alzano la testa e vodono il fumo uscire dalle ciminiere; il fumo esce dalle ciminiere e si deposita nei loro polmoni.
A Taranto, a due passi dal centro storico,c'è un'accaieria come un monumento e le ciminiere come menhir.
Che se ne parli.
Anonimo, che scrivi un così bel commento, anzitutto grazie, e poi, perché non ti scegli un'identità e partecipi riconoscibilmente al blog di Enrico? C'è qui una tendenza formalista fin troppo accentuata (la sottoscritta ne è parte), e competenze come la tua porterebbe solo del bene. Se tu fossi un famoso ed unico "Anonimo" a tutti noto tranne che a me, chiedo umilmente scuso.
Ciao Salentino anonimo, fatti vivo più spesso e come dice Caterina (for President)scopriti e partecipa a questo esperimento di resistenza antiberlusconiana.
il caso dell'Iitalsider temo non sia isolato. Anche qui in Trentino, nel dopoguerra, c'era fame soprattutto di lavoro. Si sono fatte dighe ovunque, poi è arrivata l'industria, quella chimica inclusa. E abbiamo avuto la Sloi, dopo molti anni (e dopo tanti morti di silicosi) chiusa d'imperio dopo che si liberò una nube tossica sopra Trento.
Le industrie hanno inquinato i terreni nei dintorni della città. Solo ora, dopo decenni, ci si rende conto dei danni. Ma il numero preciso dei morti, e degli ammalati gravi, non lo consceremo mai.
Prima c'era la carne da cannone, poi è venuta la carne da industria.
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