sabato 7 novembre 2009
Esercizi di stile: tocca a Claudio Tito.
Visto il grande successo di pubblico e di critica ottenuto dagli esercizi di stile di nonunacosaseria, oggi ve ne proponiamo un altro che ha come protagonista il notista politico Claudio Tito che si è recato a Oslo alla cerimonia dei Nobel.
OSLO – “Il Nobel? Senza alcun dubbio, un grande onore per me”. Sono le 17 quando Barack Obama esce dalla stanza dell’albergo Ritz di Oslo per dirigersi a ricevere il “Premio Nobel per la Pace”. Le parole con cui si congeda dalla moglie Michelle riflettono il suo “stato d’animo”. E già, perché l’emozione è palpabile. Ai fedelissimi, il presidente americano ha confessato tutte le sue preoccupazioni. Centrate su una sequenza di vicende internazionali e di “crisi” che vanno dall’Afghanistan all’Iran, senza dimenticare il continente latinoamericano. Il leader statunitense ne ha parlato la scorsa settimana anche in un colloquio riservato con il presidente brasiliano Lula: “Vedi, Luiz, questo riconoscimento è una grande responsabilità che ricadrà sulle mie spalle nei mesi venturi”. Il suo interlocutore lo ha rassicurato, ma questo non è bastato a tranquillizzare l’inquilino della “Casa Bianca”. Al punto che, anche nell’ultimo incontro con lo “stato maggiore” del Partito Democratico, l’argomento è stato affrontato con la dovuta precauzione. E sì, perché la crescente responsabilità è stata fatta propria anche dai membri del “Congresso” di Washington. Al Pentagono, allora, stanno provando a “stringere” i tempi per un nuovo afflusso di truppe a Kabul. Il nervosismo che traspare dall’ufficio ovale è arrivato infatti anche ai piani alti dei vari settori dell’amministrazione e, in particolare, quelli più coinvolti nella gestione delle “controversie” internazionali. Come si è lasciato sfuggire l’altro ieri un alto funzionario della Difesa “i nostri uomini sugli altipiani asiatici sono ancora troppo pochi, ma, con la consegna del prestigioso simbolo proprio a chi dovrebbe guidare le sorti del mondo, tutto si complica”. E già, perché diventa più difficile “giustificare” un maggiore impegno con quello che, nei cinque continenti, viene interpretato alla stregua di un minor coinvolgimento, perlomeno “futuro”. Attese che potrebbero crescere nelle prossime settimane. Per questo si stanno formando, all’interno dell’amministrazione federale, due correnti di pensiero. Da un lato le “colombe”, che premono per una linea più conciliante, soprattutto nei confronti di Ahmadinejad. Dall’altro i “falchi”, che non vedono male una politica assai più aggressiva verso quei Capi di Stato e di Governo che in questi anni non sono sembrati ben disposti verso le “istituzioni democratiche”, come le ha definite un sottosegretario agli Esteri.
Claudio Tito
p.s.: trecentosessantatré parole e soltanto dodici virgolette più tre dialoghi ricostruiti. Uhm, altre volte ho fatto di meglio. In compenso, spero che Ezio apprezzi l’uso di “sinonimi” (virgolette, così faccio tredici!) e perifrasi per non ripetere tutte le volte Obama o Aghanistan.
nonunacosaseria
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3 commenti:
Ancora più difficile l'esercizio odierno. Lo stile molto caratterizzato di giornalisti celebri, o in sedicente ascesa, rende più agevole (solo apparentemente, sia chiaro) il tentativo di imitazione. Quando invece si rivolge l'attenzione verso giornalisti di seconda fila, anche se Tito ha molta visibilità nel giornale, le difficoltà aumentano perchè bisogna essere molto acuti nell'individuarne gli stilemi della scrittura. Ma, anche nel caso di Tito, l'operazione di nonunacosaseria è perfettamente riuscita. E' proprio quello il suo stile che, lo confesso, a me piace perchè rende godibile la lettura di vicende altrimenti poco interessanti. Eppoi rimane sempre la curiosità di quei virgolettati...
Ancora complimenti e... aspettiamo altri esercizi!
Scusatemi. Sono io. Ho inserito la parola di controllo in luogo del nome. Mi devo ancora svegliare del tutto... :)
mi stavo già domandando chi fosse questo nuovo gavoloom...bel nome però gavoloom, che dite?
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