Caro Feticista Supremo,
Non avendo visibilità sull’organigramma del giornale ci limitammo a ricavare una valutazione, seppur parziale ma l’unica disponibile ad un lettore, dall’osservazione di circa 50 numeri (tra novembre e dicembre del 2009) verificando quante firme femminili fossero comparse.
I risultati furono un po’ sconfortanti: solo il 22% degli articoli pubblicati in quel periodo risultò firmato da donne. Inoltre, nessuna presenza nella gerenza del giornale e nessuna donna titolare di una sede di corrispondenza dall’estero.
Il nostro amico Rastignac ci aiutò a leggere un po’ meglio i numeri descrivendo una situazione redazionale meno squilibrata di quanto non fosse rilevabile da quell’osservazione superficiale (ma non così trascurabile…) e mettendo in luce la difficoltà delle donne a ricoprire ruoli nell’ufficio centrale “perché i ritmi di lavoro mangiano la vita”. Ciononostante Rastignac ammise che la situazione era decisamente perfettibile: “Certamente si potrebbe fare molto di più, ma alcuni pregiudizi sono duri a morire persino in un avamposto riformista come Repubblica...”.
Nel frattempo grazie alla “Reunio” (copyright MUDD) quotidiana abbiamo scoperto diverse donne in ruoli di responsabilità nelle varie sezioni (Stefania De Lellis su tutte, caporedattore degli Esteri). Quindi un quadro con alcune luci (poco visibili all’esterno) e diverse ombre.
A distanza di un anno ho voluto rifare la misurazione per verificare se le cose, nel frattempo, fossero progredite un po’. Così dai primi di novembre al 24 dicembre ho nuovamente annotato le firme apparse sul giornale e calcolato la distribuzione degli articoli tra uomini e donne. Nel fare ciò ho operato le medesime semplificazioni della volta precedente: ho conteggiato la firma e non il numero degli articoli scritti in un’edizione (salvo che l’autore non abbia spaziato su più sezioni), ho considerato solo i giornalisti e non i collaboratori esterni (rischiando ovviamente qualche errato “censimento”), ho accorpato cronaca e attualità/società, ho analizzato separatamente (ovvero senza riassegnarne gli articoli alle sezioni di pertinenza) R2 (ovvero, le prime 5-6 pagine) e La Domenica di Repubblica.
I risultati dell’osservazione di poco più di 50 numeri del giornale sono stati i seguenti: il 24,3% degli articoli è stato firmato (o co-firmato) da una donna. La percentuale rimane ancora poco esaltante ma segnala un piccolo passo in avanti rispetto allo scorso anno quando registrammo solo il 22,3% di firme femminili.
Di seguito sono riportati i dati divisi per sezione:
- politica: 22% di articoli firmati da donne (vs 25% nel 2009);
- economia: 25% (vs 22%);
- esteri: 14% (vs 14%);
- cronaca/attualità: 33% (vs 29%);
- cultura: 29% (vs 27%);
- spettacoli: 37% (vs 32%);
- sport: 4% (vs 3%);
- R2: 28% (vs 30%);
- R2Cult: 39% (vs 27%);
- Domenica: 51% (vs 46%).
Si notano progressi nell’economia (dove c’è una robusta presenza femminile), nella cronaca (alimentata dal buon serbatoio delle redazioni locali), negli spettacoli, nelle sezioni R2Cult e Domenica (qui le donne sono addirittura in prevalenza).
Ancora imbarazzante la situazione nel settore Sport, nonostante il recente ingresso di Alessandra Retico, mentre deludono gli Esteri ove non si riesce ancora ad avere un corrispondente donna nonostante vi siano giornaliste di vaglia degne di ricoprire un ruolo così prestigioso (Francesca Caferri su tutte) e vi siano corrispondenti uomini pallidi o, peggio ancora, distratti. Duole oltretutto rilevare che il Corsera vanta ben due corrispondenti esteri femminili, Elisabetta Rosaspina da Londra e Alessandra Farkas da NY.
Prettamente maschile rimane la sezione politica, in piena coerenza con il maschilismo della nostra classe politica.
Infine, nonostante il gruppo Espresso vanti un CEO donna, Monica Mondardini, il giornale mostra una gerenza ancora sguarnita sul lato femminile. Qui forse continua a valere la difficoltà evidenziata da Rastignac a conciliare orari ritmi professionali e impegni familiari. Anche in questo caso però il Corsera ci supera annoverando un vicedirettore donna, Barbara Stefanelli.
Forse la situazione in termini relativi rimane ancora difendibile per Repubblica, ma in termini assoluti (e senza dover tirar fuori le quote rosa purchessia) i numeri non convincono, soprattutto per un giornale che ha scritto nel proprio DNA la difesa della dignità della donna e del suo ruolo nella società.
In ogni caso, a tutte le giornaliste di Repubblica l’augurio di un magnifico 2011.
Di seguito l’elenco delle firme femminili apparse in questo mese e mezzo di osservazione (cito solo quelle comparse almeno due volte):
politica: Casadio, Longo, Mafai, Milella, Pertici, Spinelli, Vitale;
economia: Ardù, Bennewitz, Grion, Polidori, Puledda, Serrano;
esteri: Baduel, Caferri, Castelletti, Fraschetti, Ginori, Nadotti, Vannuccini;
cronaca/attualità: Angeli, Capua, Cervasio, Coppola, Dazzi, De Arcangelis, De Giorgio, De Luca, Gentile, Giannoli, Giuliani, Liso, Mari, Montanari, Paolini, Pasolini, Poli, Sannino, Sasso, Schiavazzi, Selvatici, Serloni, Strippoli, Vincenzi, Zagaria, Ziniti
società: Asnaghi, Aspesi, Cavallieri, Dusi, Granello, Laurenzi,
cultura: Bignardi, Bolino, De Santis, Fiori, Lilli, Lipperini, Marietti, Mattarella, Mazzocchi, Nirenstein, Rota, Sica, Somaini, Usai
spettacoli: Bandettini, Bentivoglio, Bizio, Finos, Fumarola, Fusco, Lombardo, Morgoglione, Putti, Scalise, Tanzarella, Zonca
sport: Audisio, Ferrazza, Retico
Barbapapà