venerdì 15 gennaio 2010

Dal nostro inviato speciale.



E' l'unica e 35 circa di notte (come un famoso album di Vinicio Capossela) e vogliamo chiudere questa intensa giornata facendo il punto della situazione degli inviati sul luogo del disastro. Chi ci segue dall'inizio (febbraio 2006) sa che quello degli inviati è un nostro pallino da sempre e quindi mai come oggi abbiamo scandagliato i siti dei quotidiani e i portali di news per capire chi è andato e chi no.

Di AA ormai sappiamo tutto. Il suo racconto da Santo Domingo (che probabilmente vi sta tenendo compagnia mentre leggete) pubblicato su RepubblicaTv ci racconta delle sue difficoltà a raggiungere Port-au-Prince. A proposito, qualcuno sa dirci perchè si scrive con i trattini tra le parole?

Crediamo comunque che AA nelle prossime ore riuscirà a raggiungere l'epicentro del disastro.

Ed è proprio da Port-au-Prince che Maurizio Molinari della Stampa ha scritto un bel reportage per il sito del giornale torinese in cui ci racconta come è riuscito ad essere il primo inviato italiano ad arrivare nella capitale. Riportiamo dal sito:

Maurizio Molinari è stato il primo giornalista italiano ad arrivare a Port-au-Prince. Le comunicazioni erano così difficili che il suo pezzo pubblicato oggi sulla Stampa è arrivato tramite messaggini telefonici. Questo il racconto dettagliato di come il nostro inviato ha raggiunto la capitale haitiana.

Un piccolo charter di 21 posti noleggiato a Santo Domingo assieme alla troupe della tv Abc, al "Miami Herald" e ad alcuni giornalisti francesi. Ecco come sono arrivato a Port au Prince dal cielo, visto che il percorso via terra - circa 300 km - dalla Repubblica Domenicana e' ostacolato da strade inagibili sul lato di Haiti e via mare il porto della capitale e' stato seriamente danneggiato dal sisma di martedi'. La trattativa per il noleggio del charter e' stata una sorta di bazar in versione caraibica. Arrivato all'aeroporto internazionale di Santo Domingo con il primo volo partito da New York al mattino di mercoledi' mi sono ritrovato assieme alla troupe della Abc davanti ad una cabina telefonica per parlare con Air Caribe che, dall'altro e piu' piccolo aeroporto di San Domingo, gestisce i charter che volano sull'isola Hispaniola che in genere si occupano di turisti.

Continua qui (e vale la pena).

Resta tuttora un mistero il mancato invio di un giornalista (neanche a Santo Domingo) da parte dei nostri cari nemici. O almeno, al momento in cui scriviamo, sul sito non c'è ancora traccia di inviati sul posto. Evidentemente Flebuccio deve ancora pagare i creativi che gli hanno creato la campagna pubblicitaria e non ha altri fondi da investire. Scherzi a parte, crediamo che domani qualcuno arriverà, magari Ennio Caretto o la Farkas.

Concludiamo riportando i nomi di alcuni giornalisti che sono presenti già da ieri a Port-au-Prince:


Mariana Nissen El Mundo di Madrid

Pablo Ordaz El Pais di Madrid

Joaquim Ibarz La Vanguardia di Barcellona

Simon Romero New York Times

Scott Wilson Washington Post

Tina Susman Chicago Tribune

Jonathan Katz Associated Press


Ripetiamo che sono solo alcuni, capito Flebuccio?


p.s.: vista la latitanza crediamo che anche la nostra Caterina sia partita per Haiti. Dopotutto anche noi vogliamo avere un'inviata sul posto.

Update: sfogliando il Corriere di oggi (venerdì) abbiamo scoperto che Paolo Foschini è a Santo Domingo e Paolo Valentino è a Port-au-Prince anche se non si data come inviato.

15 commenti:

aghost ha detto...

Secondo me questa faccenda degli inviati è una cosa superata. Non so voi ma io salto gli articoli sul terremoto di Haiti a piè pari. Solo distruzione e dolore, non ho voglia di leggere anche i dettagli di quel che si può facilmente immaginare.

Dopo pochissime ore dal sisma su twitter si potevano vedere tremende foto praticamente in tempo reale. L'Unità è stato l'unico giornale, a quel che mi risulta, a segnalare l'indirizzo:
http://picfog.com/search/haiti

Bastava guardare le foto per capire tutto. Di terremoti ormai ne abbiamo visti tanti, che si può scrivere di "nuovo"? I volontari che scavano nelle macerie a mani nude? Il caos, il recupero dei morti che non si sa dove mettere, il pericolo di epidemie? Gli usa che mandano aiuti? O, peggio, le gare tra inviati di giornali a tv a chi arriva primo? Mah...

Esaù ha detto...

La tragedia resta tutto, ovvio. Ma questo è un blog sul giornalismo e il suo lavoro lo fa bene.

Enrico Maria Porro ha detto...

Grazie Esaù per le belle parole. Se poi arrivano (come presumo) da un giornalista di Repubblica, sono ancora più belle.

Lu ha detto...

In francese i nomi di città composti da più parole si scrivono con il trattino (ad esempio Aix-en-Provence).Credo per far si che sia un'unica parola ma ho chiesto a dei francesi e non mi hanno saputo rispondere.

Carmen ha detto...

A quanto pare AA è arrivato a Port-au-Prince.

jacopo ha detto...

Caterina.. Dove sei? Sentiamo la tua mancanza:)

P.S. Enrico hai tolto le paroline chiave?

aghost ha detto...

Ho sentito la corrispondenza di Acquaro da Haiti.

Sarebbe interessante sapere come si attrezza un inviato, dal punto di vista tecnico, per una situazione del genere.

Es cosa si porta: macchina fotografica, pc portatile, telefono satellitare, generatore solare che e so... :)

Enrico Maria Porro ha detto...

@lu: credo proprio che tu abbia ragione per la storia del trattino

@jacopo: esatto, vi ho fatto un regalo di Natale in ritardo: ho tolto la parolina magica dai commenti, sperando che non tronino gli spanner...ci metto un secondo a rimetterla...

@aghost: sarebbe da chiederlo a omero ciai. omero, se ci sei, batti un colpo.

Anonimo ha detto...

@Jacopo: grazie, eccomi. Per un bel po' non sono riuscita a caricare il sito; non so se sia la conessione lenta.

Aghost ha molta ragione; quello che più spiace, a me, sono gli articoli di colore; cose come quella di Zucconi di ieri, su voodoo e cose varie (ho letto solo l'inizio). Aquaro sta facendo bene il suo lavoro, e Repubblica è obbligata a dedicare spazio alla tragedia, e ha ragione a farlo, anche se, per assurdo, fosse in grado di sapere che tutti i lettori si comportano come Aghost e saltano le pagine. Ma forse sui pezzi di colore si potrà fare maggiore attenzione.

aghost ha detto...

Anche a me ha infastidito la zucconata di colore. Ho iniziato a leggerla ma l'ho abbandonata presto, le solite frattaglie rifritte.

Era proprio necessaria? Alla fine anche i disastri come quelli di Haiti sono una manna per i giornali: servono a vendere copie.

Enrico Maria Porro ha detto...

Il mio feticismo per Repubblica è una derivazione del feticismo per tutto ciò che è carta stampata, in particolare stampa quotidiana. Amo l'odore dei quotidiani, amo toccarli, far sì che i polpastrelli si impregnino d'inchiostro. Ci siamo capiti. E tutto ciò mi ha portato, fin da ragazzi, ad avere il mito degli inviati speciali. Ecco perchè la sto facendo tanto lunga sugli inviati a P-A-P. Se poi uno degli inviati a P-A-P è AA, l'equazione è presto fatta. A tal proposito vi chiedo una cortesia: sto leggendo bulimicamente tutto ciò che arriva da P-A-P, compro tre quotidiani la giorno LR, CDS. LS. Se per caso voi maveste per le mani altri giornali, riuscite a farmi sapere se ci sono anche altri inviati a P-A-P? Grazie.

alice bianconi ha detto...

Sono anche io convinta che tutto questo muoversi di inviati serva abbastanza a poco, salvo a dimostrare che di Haiti non gliene fregava niente fino a pochi giorni fa e nessuno aveva idea di come procurarsi un corrispondente al volo. Molinari ha fatto un buon lavoro come gli altri, forse meglio. E' pero saltata fuori su La Stampa di oggi una cosa molto curiosa. Copio a mano dal cartaceo:

Da questa settimana La Stampa istituisce un riconoscimento in memoria di Igor Man, scomparso un mese fa. Ogni settimana verrà assegnato dal gruppo di direzione a un giornalista del nostro quotidiano distintosi per il suo lavoro.
Il primo vincitore è Maurizio Molinari, corrispondente dagli Stati Uniti, per il valore dei reportage da Haiti e per essere stato il primo inviato italiano ad arrivare sui luoghi della tragedia.

Se mi permettere una cosa de genere mi fa un po' ridere, mi ricorda il paternalismo del "dipendente della settimana di McDonald".

Che ne pensate ?

aghost ha detto...

concordo con alice! Particolarmente demenziale il richiamo al fatto di essere arrivato primo. Cos'è, una corsa a ostacoli?

Conta semmai cio' che uno scrive, non se arriva primo, terzo o quint'ultimo. Dai su.

Enrico Maria Porro ha detto...

ciao alice, benvenuta sul blog, grazie per aver segnalato questa cosa strana de La Stampa. In effetti stride un po' con la discrezione cui il quotidiano di Calabresi ci ha da sempre abituato. La pubblico subito sul blog. Torna a trovarci e a segnalarci cose. Grazie.

Enrico Maria Porro ha detto...

Ancora su Alice Bianconi: il tuo nome (e cognome) stuzzicherebbe la fantasia di Bartezzaghi: ancora un po' e sarebbe stato Alice Bianconiglio...strepitoso!