martedì 12 gennaio 2010

Rastignac. Triste, solitario y final.

Riportiamo un interessante sfogo di Rastignac (anonimo collaboratore di Repubblica) a commento del post di Aghost su Velvet.

Mi sorprende sempre leggere alcuni commenti del tipo "duri e puri". Oltretutto da parte di quelle stesse persone che poi magari dicono di: non comprare il giornale la domenica e quindi non conoscere il Domenicale; di non sapere che "Velvet" si ha la facoltà di acquistarlo o meno, e via dicendo.
Così come non sopporto quelli che dicono di "gettare nel cassonetto" molti degli allegati: non lo trovo rispettoso, soprattutto nei confronti di chi ci lavora con impegno e forse anche qualche frustrazione. Avete mai pensato che magari anche i giornalisti non concordino in pieno o abbiano perplessità sugli argomenti da trattare? o forse pensate che sono tutti nella condizione di scegliere (e comunque anche questo è un mito da sfatare) come Zucconi, Merlo, STella, ecc. ecc.? La stessa Audisio, che scrive la serie degli artisti della moda da quando è uscito Velvet, non mi pare che se scrive di sport è la prima nella classifica italiana e poi se scrive di Balenciaga con lo stesso stile invece spinge Aghost a urlare nella notte...Se non gli interessa l'argomento, perché lo legge? A me Saviano non piace, mi pare che scriva sempre lo stesso articolo però non è che mi metto a sghignazzare: anche chi scrive fa fatica!
Non facciamo finta di non sapere che le riviste di moda sono l'unica fonte vera di denaro per le aziende editoriali: altrimenti che senso avrebbe Cosmopolitan (una donna del nostro tempo, minimamente ragionante e presente a se stessa non solo non lo comprerebbe mai ma neanche seguirebbe alcuno dei consigli deliranti che forse hanno fatto scuola al genere escort...). I prodotti di lusso (e la moda è tra questi) sono gli unici che ancora si possono permettere di comprare pubblicità perché mentre il salame Negroni al massimo arriva in Francia, le borse di Versace, le giacche di Armani, i profumi di Dior, sono all over the world...tant'è che i dati di vendita della profumeria schizzano in alto quando c'è crisi economica. E' vero, per concludere, che molti, forse la maggioranza, non leggono e non amano i supplementi femminili (e non solo quelli), ma se anche 100 mila persone comprano e leggono Velvet (e di dati lettura quindi sono più alti) e 130mila comprano Cosmpolitan, vuol dire che a loro piace, anche se Aghost li ritiene una ciofeca...
Credo che continuare ad averli sia megli di non averli più, anche se non ci piacciono.

Rastignac, triste, solitario y final

16 commenti:

Occam ha detto...

concordo in toto: anche se velvet era in abbinamento obbligatorio sabato (1,50 €) in formato pocket, che male c'è? e poi nei femminili – anche del Nemico – c'è materiale succoso per noi "carta-maniaci in questo mondo di blog" (molte opinioni zero notizie).
segnalo al proposito Gioia (ottime rubriche; anzi, purtroppo da una settimana non scrive più Alexander Stille, ma restano Guia Soncini e Corrado Formigli) e Vanity, ma anche Amica e Flair meritano, talvolta. grafica curatissima, foto stupende e qualche pezzo o chicca notevoli. certo, mai quanto i maschili (IL in primis), a proposito: facciamo una sollevazione per avere anche noi ppr un MASCHILE

Barbapapà ha detto...

Caro Rastignac, capisco il tuo fastidio. Potrai però accettare l'idea che l'acquirente di un giornale abbia il diritto di criticare un inserto e di rifiutarne la lettura, se non ritiene possa dargli un valore o, peggio, se ritiene gli faccia perdere del tempo. Aggiungo che cestinare Velvet o D non mi pare un gesto irrispettoso per una semplice ragione: questi inserti ci vengono imposti pagando un sovrapprezzo che molti faticano a digerire (c’è che si rifiuta di comprare il giornale il sabato proprio per l’imposizione forzata di D).
Perché mi si deve imporre l'acquisto, e non voglio credere anche la lettura, di un qualcosa che non voglio perché non mi interessa?
Io non ho difficoltà a dire che è da qualche anno che non sfoglio più D, e parliamo di un inserto che ha un taglio giornalistico più forte di Velvet. Non mi interessa. Punto. Non mi interessa neanche se all'interno mi trovo Rampini o Zucconi, giornalisti che stimo. Ma sono anche consapevole di non essere il target di lettore/consumatore pensato per questa testata...
Aggiungo che personalmente ritengo gli sforzi a latere del giornale su campi specialistici uno spreco di risorse, non economicamente è chiaro, altrimenti non vi sarebbero questi inserti, ma dal punto di vista giornalistico. Una distrazione dalla missione principale di un quotidiano di qualità come Repubblica. E poiché qui, in questo spazio, si avverte una carenza del nostro giornale nel raccontare esaustivamente e non convenzionalmente la realtà circostante si ritiene legittimo criticare questa dispersione di sforzi in direzioni superflue. Se poi tu vuoi dire che gli utili generati da Velvet e da D consentono al giornale di finanziare l’attività ordinaria, allora alzo le mani in segno di resa. Dubito però che sia così.

La mia sensazione è che la trasformazione del giornale in un'azienda editoriale abbia corrotto alcuni dei meccanismi di normale attenzione verso la realtà. Ed abbia sottratto spazio alle notizie vere: basti pensare agli articoli che invariabilmente devono presentare i collaterali.
Se io dovessi fare una critica al mio giornale, mio perché riflette il mio mondo di valori e perché ne ho condiviso nel tempo tutte le battaglie, è che non è più in grado di sorprendermi con un'inchiesta originale, uno sguardo diverso, un'attenzione senza pregiudizi verso le realtà italiane meno illuminate dai riflettori dei media. Io fatico a capire, dalle pagine del giornale, certe realtà del Nord così distanti dall'area politica, civile e culturale che Repubblica rappresenta.
Per contro mi ritrovo inondato di notiziole superflue, da TG1 minzoliniano, ogni santo giorno. Mi ritrovo giornalisti di valore impiegati (ok, obtorto collo) in pezzi di puro colore e nessun valore. Mi ritrovo con un giornale che mi inonda di curiosità frivole dagli Usa o da Londra, che posso reperire da me su internet.
Tutto questo sfogo per dire che io sarei più indulgente verso certe iniziative se il giornale assolvesse pienamente il compito di raccontare ed indagare la realtà circostante. A me però non sembra che questo avvenga con la dovuta continuità. Per questo biasimo ciò che ritengo distrazione rispetto alla missione principale del giornale. Non c'è irrispettosità verso il lavoro di alcuno, nè il desiderio di avere un foglio "duro e puro" che non si distrae mai dalla missione salvifica di raccontare pensosamente il mondo. Solo la voglia di vedere una reazione purchessia, a partire dai giornalisti di maggior grido, per un ritorno alle origini.

ps spero che tu non scriva su Velvet...
ps2 Occam! Pure il maschile? Vade retro!

Gugu ha detto...

Mi permetto di dissentire.
Se un articolo non mi piace, non lo leggo.
Se un allegato non mi piace, ma me lo consegnano assieme al giornale, io mi permetto di cestinarlo il prima possibile (ovviamente nell'apposito cassonetto).
Capisco il rispetto per coloro che sono "costretti" a scrivere articoli sgraditi, ma ciò non mi obbliga ad apprezzare/accettare il risultato finale.
Se in un ristorante mi servono un piatto che non gradisco, non impreco, non strillo, non mi alzo dal tavolo, ma educatamente smetto di mangiare e passo ad altro piatto, non credo che il fatto che diatro al piatto ci sia tanto lavoro e molti sacrifici mi renda la pietanza più gradita al palato.
Idem per alcune riviste.

Anonimo ha detto...

Una volta credo anch'io di avere detto qui che buttavo un qualche inserto nel cassonetto (della carte, ovviamente) appena comprato il giornale; penso si trattasse di "Viaggi" (io, a scopo turistico, viaggio quanto un baobab), e l'ansiogeno "Salute."

Naturalmente — lo dice Barbapapà nel suo irraggiungibilmente autorevole commento, e lo conferma Gugu con icastica similitudine —, non c'è alcun intento offensivo nei confronti dei lavoratori coinvolti nella produzione degli inserti. Alla domenica, per dire, compro il Sole e butto via il giornale quanto prima, tenendo la Domenica; il lunedì butto l'inserto economico di Rep., che per me è arabo; non mi vanto certo di non sapere nulla di economia, e sarebbe assurdo pensare che voglio denigrare chi invece ne sa.

Tuttavia, Rastignac, hai le tue ragioni: si può ben capire come l'uso delle parole "cassonetto" e "buttare," o di altre espressioni, ehm, colorite, possa suonare sgradito a chi lavora a quegli inserti. E' lo spirito del blog, criticone quant'altri mai. Ma come vedi nessuno di noi, e mi permetto di parlare anche a nome del burbero ma irreprensibile Aghost, vuole sminuire il lavoro di nessuno, figuriamoci di chi lavora e collabora a Repubblica, in qualunque forma e situazione!

E poi c'è Occam.

Quoto Occam. E' pazzo; non riesco neanche a capire se parli sul serio; ma sono d'accordo con lui.

wild56 ha detto...

Visto che sono stato tirato in ballo, rispondo a Rastignac. Non credo di essere “puro e duro”, sono solo un lettore che compra il giornale e, come tale, credo di avere diritto ed esprimere delle critiche quando trovo qualcosa che non mi piace.

Mi pare bizzarro il ragionamento secondo il quale non sta bene buttare nel cassonetto l’inserto, Velvet o “D” che sia, perché questo gesto sarebbe “irrispettoso” nei confronti di chi ci ha lavorato.

A parte che tutti lavoriamo e fatichiamo, e magari facciamo anche mestieri più noiosi o sgradevoli che scrivere scemenzuole per Velvet, sarebbe come se, uscendo anzitempo dal cinema, il gestore ci rampognasse perché non vediamo tutto il film, che pure troviamo noioso, perché è irrispettoso nei confronti del regista, degli attori e di tutte le maestranze che hanno contribuito alla realizzazione del film (per non parlare del produttore che ci ha messo i soldi).

O, parimenti, sarebbe come se un famigliare ci rimproverasse di cambiare canale in tv, sempre per la medesima ragione. Magari, un istante dopo aver pigiato il bottone sul telecomando, si affaccerebbe in tv un’annunciatrice che direbbe “Eh no, così non si fa. Questo programma ci è costato un sacco di soldi, torna subito di là e guai a te se cambi canale prima della fine”.

Scherziamo? Dopo il canone tv obbligatorio, ci manga solo l’inserto dell’obbligo.

Insomma mi pare grottesco che si debba leggere per forza Velvet o "D" solo perché qualcuno ci ha lavorato. Il punto vero è, come dice giustamente Barba, che io come lettore preferirei che si concentrassero gli sforzi sul giornale, piuttosto che sui vestiti di Balenciaga o per riviste che c’entrano niente. Velvet vende 100 mila copie? E chissenefrega. A me non interessa, come non interessa Cosmopolitan o altre riviste di varia umanità.

Se Repubblica campa grazie a Velvet, o “D”, io comincerei a preoccuparmi. A me interessa il quotidiano Repubblica, mi piace anche il Venerdì ma basta, non ci allarghiamo troppo ad altri prodotti che snaturano, secodo me, l’anima editoriale del quotidiano.

Meno “velluti” e più inchieste, meno scemenze modaiole e più approfondimenti, questo vorrei dal mio giornale. E quando mi rifila a tradimento il mattone “D”, ci rimango un po’ male. Questo sì che è irrispettoso nei confronti del lettore.

aghost ha detto...

uffa, è uscita la firma sbagliata, sono Aghost

Barbapapà ha detto...

Aghost! Ma hai una doppia vita?! :)

aghost ha detto...

ma no, che il cielo ti strafulmini, è l'account di google, ogni volta che metto un post devo inserire a mano nick è indirizzo, un supplizio pur di scrivere su PPR!!! :)

Anonimo ha detto...

Insisto: preferisco che tutte le testate, anche quelle detestate e detestabili, continuino a vivere, fuori o dentro ai cassonetti. Più giornali e riviste DI CARTA girano per l'Italia e più possibilità si avranno di crescere, di capire,di litigare,di discutere...Io lavoro nell'informazione da 30 anni, penso di sapere un po' come funziona la stampa ma anche i lettori perché io, prima di tutto, sono un lettore appassionato di qualsiasi cosa.Ma non è per questo che pretendo l'obbligo di lettura degli inserti, dei femminili, degli sportivi e via così! Non si può piacere a tutti, questo è vero per qualsiasi mestiere, ma non si può neanche pensare che solo se si fanno tutti i giorni 14 pagine di approfondimento sulla questione immigrazione o sulla sicurezza o altri temi forti, soltanto allora si è un giornale che capisce il mondo circostante, un giornale dalla coscienza civile granitica...
Il mondo, caro Aghost, si può leggere e capire anche dalle sciocchezzuole e il diritto di critica è ancora alla base della democrazia: tu puoi criticare tutto quello che vuoi ma io ho il diritto di difendere anche il film più brutto, il piatto più scadente, il pezzo più inutile. Per inciso, il giornale che tutti riconoscono tra i più autorevoli dell'universo, il New York Times, vende tazze, bicchieri, cappelli, borse con il logo della testata. Barbapapà, alza pure le mani.
E' la stampa, bellezza, e tu non puoi farci niente.
Rastignac

aghost ha detto...

rastignac, sarà forse per quello che il New York Times è in coma profondo? :DDD

Perché mai un giornale quotidiano dovrebbe vendere tazze, bicchieri, cappelli?

Poi per carità, ciascuno dice quel che gli pare, anche che Velvet è un bellissimo giornale :)

Barbapapà ha detto...

Rastignac, siamo tutti accomunati dall'amore per la carta stampata. E siamo tutti felici quando nasce una nuova iniziativa editoriale.
Converrai però che l'affermazione che "più possibilità si avranno di crescere, di capire, di litigare,di discutere..." quando si parla di riviste come Velvet qualche dubbio lo potrà legittimamente generare.
E, in ogni caso, già evitare l'obbligo dell'acquisto degli inserti sarebbe un atto di rispetto verso i lettori.

Ripeto che nessuno ha in testa un giornale stile Pravda, nessuno vuol negare alle amenità tipo Stili di vita (per usare il lessico di Repubblica) diritto di cittadinanza sul giornale, nessuno pensa che lo spirito del tempo (zeitgeist, direbbe il tuo vicedirettore Giannini) non possa rinvenirsi anche attraverso certe frivolezze. E' la mancanza di equilibrio che lamentiamo, Rastignac.
Magari avessimo 14 pagine di approfondimento ogni giorno! Sulle 60-70 abituali non sarebbe neanche una percentuale esorbitante.
Ti chiedo: pensi che ci sia oggi, nel nostro giornale, una buona capacità di scandagliare il nostro tempo e la nostra società? E c'è un equilibrio, secondo te, tra questa parte rispetto alle sezioni Costume e Società/Attualità (mi son trattenuto dall'usare il termine "aria fritta")?
Questa è la stampa e non posso farci niente, vero. Però sperare in un cambiamento, quello sì. Anche perché non mi pare che il termometro stia segnalando oggi salute di ferro per la carta stampata.

Hai sorvolato su Velvet. Scrivi lì sopra?!

Occam ha detto...

x caterina
Pazza sarà lei!

Enrico Maria Porro ha detto...

Aghost: ma tu sei anche Wild56?

aghost ha detto...

si sono sempre io, wild56 esce quando mi dimentico di fare il login :)

Anonimo ha detto...

Io VOGLIO le tazze, bicchieri, cappelli, e borse di Repubblica! Pure le felpe!

@occam: non ti sarà mica venuto il dubbio che non parlassi in modo scherzosamente affettuoso?! faccine :) :) :)

Occam ha detto...

x caterina
Essì che lo so... era una autocitazione da ppr