giovedì 28 gennaio 2010

VacAAnza.



In molti ci chiedono dove sia finito il nostro beniamino. Semplice: dopo essersi fatto un mazzo così ad Haiti con il risultato di venire scalzato dalla furia di Mastrojack, crediamo proprio che si stia riposando da qualche parte. Se lo merita, dopo averci raccontato la tragedia in un modo impeccabile che ha sorpreso tutti quanti qui sul blog, pure Barbapapà.

Torneremo presto a parlare di lui. Anche perchè ci sono arrivate in redazione un paio di lettere che lo riguardano.

Pensandoci bene, però, una delle due lettere ve la possiamo anticipare. E' di un lettore anonimo che scrive da una mail di fantasia e che ci racconta questo:

"Ciao Pazzo, complimenti per il blog, ti seguo da tempo e in particolar modo seguo la saga di AA, perchè ho un collega che ha lavorato a Repubblica per 20 anni e ha avuto modo di conoscerlo.
Oggi, prendendo un caffè al bar, si parlava del problema dei numerosi refusi all'interno dei suoi articoli. Lui si è molto stupito di questo fatto, perchè mi ha confessato che AA, invece, è molto preciso e pignolo. Mi spiegava che il problema nasce dal fatto che non si sia ancora rodato molto a fare l'inviato e che probabilmente debba scrivere gli articoli in tutta fretta essendo abituato più al desk che alla strada.
E poi mi spiegava che certo non è un giornalista di "azione", ma che è davvero bravo e molto professionale, a Repubblica è molto apprezzato ed è ritenuto uno degli elementi migliori del quotidiano e che a volte bisogna avere pazienza. Ciao".


Ne prendiamo atto. Fiduciosi.

17 commenti:

Barbapapà ha detto...

Neanche l'avesse scritta Aquaro in persona, questa difesa...
Io non capisco perché si debbano fare affermazioni ovvie: se ad Aquaro è stato affidato l'incarico di corrispondente negli States è evidente che gode della stima della direzione del giornale.

Quanto ai refusi, chi ha seguito i contributi di AA da luglio in poi ha notato articoli mediamente presi di sana pianta dai media locali (abitudine inveterata e comprensibile di tutti i corrispondenti), quindi scritti comodamente al desk e non in strada. Lo abbiamo visto in "azione" a Fort Hood, dove non ha brillato, e ad Haiti, ove invece si è cominciato a notare più consistenza e meno vacua creatività.
E, un po' polemicamente, osservo che per far fare ad un giornalista rodaggio nel ruolo di inviato, forse si può partire da incarichi meno prestigiosi e più faticosi...

Anonimo ha detto...

Un po' polemicamente rispondo al sempre acuto Barbapapà che AA è stato per anni il vice della direttora del Venerdì e per anni è stato vice caporedattore all'ufficio centrale del quotidiano. Che non è proprio una passeggiata di salute. Direi perciò che si è beccato senza fiatare sia un incarico meno prestigioso che uno molto faticoso. Confermo la precisione e la puntigliosità di Aquaro, sia nello scrivere che nel passare i pezzi. Di tutti.
Saluti, Rastignac

Enrico Maria Porro ha detto...

Rastignac! Che bella sorpresa!

Grazie mille, come sempre.

Enrico Maria Porro ha detto...

Per la cronaca: neanche oggi nessun pezzo di Aquaro su Rep.

Barbapapà ha detto...

Caro Rastignac, grazie per le precisazioni.
Prendo atto con piacere che il CV di AA comprende incarichi faticosi e oscuri (come è il lavoro dell'ufficio centrale, quantomeno agli occhi di un lettore).
Ti chiedo però se questi rappresentino un naturale lasciapassare per una carriera da inviato, quando il giornalista non sia ancora stato visto all'opera in tale veste.
Ti chiedo inoltre come sia stato possibile per AA smarrire in così poco tempo un approccio preciso e puntiglioso nel proprio lavoro.

Per chiudere, le continue attestazioni di stima che Aquaro riceve dall'interno del giornale in questo blog sono la migliore conferma che la scelta della direzione non sia stata vissuta all'interno come un favoritismo. Ma proprio perché l'uomo è stimato, vorremmo che in quel ruolo di così grande visibilità mostrasse le stimmate del giornalista di talento.

Anonimo ha detto...

Diciamo che non è così ovvio il passaggio dall'ufficio centrale a quello di corrispondenza, così come non è così scontato il fatto che oggi si debba essere giornalisti di talento per essere inviati/corrispondenti. In altri tempi, vogliamo dire in tempi scalfariani?, gli inviati erano di talento (Aspesi, Audisio, Benetazzo, Caprile, Coen,Laurenzi, Malatesta, Marincovich, Mura, Villoresi,Zucconi ecc.) e ai corrispondenti era richiesta la velocità nello scovare e sviluppare notizie. Negli ultimi anni, con l'avvento di internet, i corrispondenti debbono lottare con le unghie e con i denti per trovare qualcosa che non si bruci nel giro di 24 ore. Non deve essere, ovviamente, un
alibi per giustificare errori, refusi, stile sciatto, però difficilmente un corrispondente riesce oggi a scrivere un pezzo che sia da manuale se deve combattere contro internet, la tv, i fusi orari e le aspettative del direttore...
Rastignac

Barbapapà ha detto...

Però, se non serve il talento per fare il corrispondente e avendo il nostro giornale un peso massimo come Rampini a presidiare politica ed economia, è proprio indispensabile un altro giornalista negli States quando c'è uno Zampaglione in grado di coprire anche la cronaca spicciola (che capisco Rampini guardi con sufficienza)?
Oppure è una diminutio per un giornale come Repubblica avere un solo inviato negli Usa? (Come se averne due, invece, fosse garanzia di avere un'informazione più interessante, originale e approfondita).
Pretendiamo di favorire una esaustiva conoscenza degli Usa nei lettori, quando spesso fatichiamo a raccontar loro cosa succede nella società italiana... Ergo, proviamo ad investire in maniera più mirata, efficace e meno legata a superati cliché del giornalismo?

Enrico Maria Porro ha detto...

Barba, hai dimenticato Zucconi...

esaù ha detto...

Qui trascurate tutti il problema principale. In un giornale come Repubblica, con circa 400 giornalisti assunti, è mai possibile che nessuno "passi" a dovere i pezzi di Aquaro per eliminarne i refusi? La vera sciatteria inizia da quando il pezzo approda al desk e su questo ci si deve interrogare, è lapalissiano.

vecchio lupo ha detto...

Interessante il dibattito tra Barbapapà e Rastignac.
Desidero dare un modesto contributo alla discussione. Preciso che io con Aquaro, in tanti anni, non ho mai avuto contatti e vagamente ne ricordo la fisionomia. Potevo permettermelo.
Ricordo che arrivò al giornale insieme a Laura Gnocca, come redattore capo del Venerdì. Mi dissero che proveniva dal Corriere o qualche pubblicazione del gruppo. Dopo qualche anno fu chiamato al desk dell'ufficio centrale di Repubblica (composto da tre o quattro persone) perchè era andato via un altro. Indubbiamente in quel ruolo ha accumulato una certa esperienza. Ma suoi articoli non ne ho mai visti all'epoca. Non ho tempo e pazienza per leggere adesso le sue corrispondenze da New York. Ma i giudizi che raccolgo tra i colleghi della redazione - divertiti dalle frecciate di PPR - sono di normale indifferenza.
Perchè, vi chiederete, Ezio Mauro lo ha spedito in America, coperta non solo da Zuccone e Zampaglione, ma anche da Flores D'Arcais e da una collaboratrice molto attiva come Silvia Bizio?
A questo punto intervengono anche fattori amministrativi. Quando si toglie uno da un incarico, si cerca di dargliene un altro che preveda lo stesso stipendio. Se poi viene giubilato, allora si cerca un incarico che almeno inizialmente sembri di prestigio, come avenne una volta per Antonio Polito (sempre ad opera di Ezio Mauro) che da vice direttore di Repubblica fu mandato a Londra come corrispondente.
Inoltre, chi va al desk dell'ufficio centrale, non è detto che sia una cima. Spesso viene scelto dal capo redattore per vari motivi: per bravura, per amicizia o perchè disposto a fare i massacranti turni serali e notturni. Nel caso di Aquaro non sò cosa sia stato determinante.
Vecchio Lupo

aghost ha detto...

perché "massacranti"? A me non pare che si massacrino piu' di tanto... o no?

Occam ha detto...

vecchio lupo, «so» non si accenta!!!!

vi segnalo da ny e hinterland tale anna lombardi, se non erro. firma fugace, temi light. se la bizio ha la "delega" a cinema e affini, non ho mai capito bene il ruolo dell'ottimo zampaglio-onis, al quale non è affibbiata nessuna etichetta (inviato o corrispondente), diciamo che fa il lavoro sporco, il contrario di monda in giro per loft a intervistare artisti. gustosa la rubrica di ar. zamp. del lunedì su A&F, a proposito

esaù ha detto...

Vecchio lupo, fa pensare la "totale indifferenza" con cui certi colleghi guardano Aquaro, per me quell'indifferenza maschera qualcos'altro.

E poi, come dice aghost, scusami, i turni saranno "massacranti" (!) perché si fa tardi, ma non per altro, considerati i tanti, troppi refusi che popolano Repubblica.

Barbapapà ha detto...

L'ipotesi adombrata da Vecchio Lupo - incarico tolto o financo giubilazione - mi convince poco, onestamente, per Aquaro. E' chiaro che solo chi è all'interno del giornale può sapere realmente cosa abbia portato AA dall'ufficio centrale al ruolo di corrispondente da NY.
Per me può invece essere plausibile l'ipotesi che il nostro si sia stancato del lavoro oscuro e faticoso (anche se prestigioso in termini gerarchici) del retrobottega ed abbia chiesto di tornare a scrivere. Rastignac ci ha spiegato in altra occasione, e Vecchio Lupo ce lo conferma oggi, che l'impegno all'ufficio centrale è totalizzante al punto che gli stessi vice-direttori raramente scrivono (io non ricordo un solo articolo di Bene o di Botta).
Da lettore, quindi dall'esterno, io interpreto lo spostamento di Aquaro come una promozione, data la rilevante visibilità che il ruolo di corrispondente dagli Usa assicura. Rimane un dubbio sulla poca naturalezza di questo passaggio, ma tant'è.

Riguardo a Polito, ricordo di aver letto all'epoca che fosse stato lui a chiedere di andare a Londra. Però in quel caso potrei anche credere all'ipotesi di uno spostamento "forzato". Comunque, Polito a Londra fu molto brillante. E fortunato, visto che potè raccontare in presa diretta la Cool Britannia di Blair. Uno dei migliori corrispondenti dall'estero di Repubblica ch'io ricordi.

Enrico Maria Porro ha detto...

Grazie a tutti per il materiale che andrà ad arrichhire la biografia di AA che sto preparando...

Polito da Londra era uno spasso: me li tenevo tutti da parte i suoi pezzi dalla City e me li gustavo con calma nel weekend...allora c'era più tempo, mannaggia.

aghost ha detto...

ma Polito chi, quello del Riformista??? (che giornale demenziale)

Barbapapà ha detto...

Si, Aghost. Proprio quel Polito.