Riceviamo e volentieri pubblichiamo:
Caro Pazzo,
a proposito della faccenda legata all'intervista a Philip Roth, le cose vanno raccontate per bene, soprattutto su questo blog che considero il migliore sul giornalismo.
La ricostruzione su quali basi si fonda? Su voci, immagino, altrimenti non si direbbe che il giornalista rischia il posto perché è un collaboratore e il posto già non lo ha.
Cerchiamo di basarci sui fatti senza pregiudizi.
E i fatti, al di là delle voci, per ora dicono che Libero domenica ha confermato tutto. Il giornale ha spiegato che l'intervista è stata fatta da un collaboratore con ottime referenze il quale chiamò direttamente Roth al telefono e oggi conferma parola per parola quanto scritto. Libero aggiunge poi che la Einaudi in questi mesi non ha mai smentito.
Ora due sono le cose. Sì, il collaboratore può avere inventato tutto, ma mi sembra un suicidio bello e buono per uno che manco è assunto... (chi è, un nuovo Stephen Glass?)
Oltre tutto, l'intervista è articolata per bene... sarebbe dunque stata inventata di sana pianta? A 'sto mondo non si sa mai.
Seconda opzione: il collaboratore ha beccato Roth in contropiede, Roth ha un po' criticato Obama e il collaboratore, magari, ci ha messo del suo, come capita spesso.
Purtroppo, l'errore del giornalista è stato non conservare la registrazione e questo gioca a suo sfavore. E in Italia, come si sa, nei giornali non esiste l'angolo del fact checking.
Ma al di là di tutto, dite quello che volete, io trovo poco elegante che un giornalista smentisca un altro giornalista su un altro giornale, o almeno si può pure fare, in certi casi, ma con più classe.
Esaù
5 commenti:
Esau,
parto dalla tua ultima considerazione: lo sputtanamento di altri giornalisti su altri giornali è uno dei pezzi di repertorio di Libero e Giornale. Ne sono maestri giornalisti come Perna e Facci.
Per quanto riguarda il resto, non so come siano andate le cose. La mancata smentita di Einaudi mi pare irrilevante: trattasi dell'editore italiano, non del suo manager o addetto stampa. Può darsi benissimo, però (come suggerisci tu) che Roth abbia rilasciato certi giudizi non proprio favorevoli e il collaboratore, che magari non si è presentato come Libero, sapendo che l'intervista sarebbe stata pubblicata su quel giornale, ha caricato ulteriormente fino a stravolgere il senso e la portata delle parole di Roth.
Concordo in toto con Nonunacosaseria quando scrive che lo "sputtanamento di altri giornalisti su altri giornali è uno dei pezzi di repertorio di Libero e Giornale".
Come ha scritto ieri Francesco Merlo nel suo articolo Il silenzio fazioso (da candidare al PPR+ del mese): "E la mutazione antropologica che sta subendo l'informazione in Italia rischia di diventare irreversibile. I telegiornali della Rai hanno perso quella maniera diciamo così dorotea di essere illiberali. Oggi l'illiberalità è diventata militare. Non esistono più le notizie ma solo i servizi a favore o contro".
Questa è esattamente la cifra del giornalismo di destra. Provate a leggere ogni giorno le prime pagine di Libero e del Giornale: non ci sono notizie, ma solo opinioni a caratteri cubitali brandite violentemente contro i nemici del padrone.
Personalmente non sono rimasto sorpreso della vicenda Roth, pur consapevole della plausibilità dei dubbi di Esaù.
L’aspetto divertente è che il buon Battista sul Corriere ci aveva ricamato sopra un articolo dei suoi per attaccare, come di consueto, Repubblica e Scalfari, definito “il più autorevole e intransigente nella guerra santa al «terzista» che, opportunisticamente, si acquatta nell'ombra”. Titolo dell'articolo (che avevamo già citato in questo blog all'epoca): “Se Philip Roth diventa un disertore. Ha osato votare per Obama e poi criticarlo: da noi sarebbe accusato di terzismo”. http://archiviostorico.corriere.it/2009/novembre/23/Philip_Roth_diventa_disertore_co_9_091123021.shtml
Scusate, ma è sbagliato indossare un solo paio di occhiali. Guardate bene che anche tanti giornali di sinistra attaccano a destra e a manca i giornalisti di destra. Occhio.
Un conto è la critica, Esaù. Un conto è l'attacco personale. A destra sono specialisti in quest'ultima attività.
Un mese prima della pubblicazione dell'intervista su Libero, Roth aveva rilasciato un'intervista a Tina Brown cui, fra le altre cose, confermava di essere un supporter di Obama e ne lodava il libro autobiografico (Dreams of My Father). Video e trascrizione su The Daily Beast. Tutto può essere, ma che in meno di un mese Roth abbia fatto una giravolta del genere... mah.
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