mercoledì 3 marzo 2010
La favola di Maurizio e dell'Agnelli.
Visto che ultimamente abbiamo tirato in mezzo più volte l’amico Maurizio Crosetti, vogliamo invitarvi alla (ri)lettura di quello che, secondo noi, è uno dei suoi pezzi più belli scritti per Repubblica, quello che racconta il dolore della famiglia Agnelli per la morte dell’Avvocato.
Ecco l'incipit di quel pezzo del 25 gennaio 2003:
"Oltre le vetrate della grande sala al pianterreno, dove hanno messo l'Avvocato, ieri c'era un giorno bellissimo. Una luce pazzesca, di ghiaccio. E un cielo di un azzurro quasi romano, inverosimile, non il solito neon torinese."
Pubblichiamo di seguito anche l'intenso commento che ha appena lasciato Frank57:
"Appresi della morte dell'avvocato Agnelli mentre ero fuori sede, con tutte le difficoltà logistiche di potermi informare adeguatamente.
Mi dispiacque, ma con qualcosa in più.
Nei filmati che varie volte passarono in quei giorni, a restarmi impresse furono, soprattutto, le immagini della tribuna allo stadio di Torino, con gli scatti e l'esultanza di Agnelli. Poi Franco Costa che lo inseguiva all'uscita opppure quando era già salito in auto.
Ebbene fu proprio lo straordinario pezzo di Crosetti a svelarmi il motivo profondo della mia amarezza. Lo capii alla fine, perchè anche la conclusione, che si lega all'incipit, è memorabile. Con la morte di Agnelli era anche l'adolescenza "pallonara" che se ne andava e quelle luci torinesi, che l'avvocato volle rivedere per l'ultima volta, il segno del distacco irreversibile.
E' strano come rileggendo il pezzo l'altra sera abbia provato ugualmente sensazioni contorte. A grande merito di Crosetti che riuscì a interpretare sentimenti profondi.
Commento troppo "personale" forse, ma mi è uscito così. Scusate. "
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4 commenti:
Appresi della morte dell'avvocato Agnelli mentre ero fuori sede, con tutte le difficoltà logistiche di potermi informare adeguatamente.
Mi dispiacque, ma con qualcosa in più.
Nei filmati che varie volte passarono in quei giorni, a restarmi impresse furono, soprattutto, le immagini della tribuna allo stadio di Torino, con gli scatti e l'esultanza di Agnelli. Poi Franco Costa che lo inseguiva all'uscita opppure quando era già salito in auto.
Ebbene fu proprio lo straordinario pezzo di Crosetti a svelarmi il motivo profondo della mia amarezza. Lo capii alla fine, perchè anche la conclusione, che si lega all'incipit, è memorabile. Con la morte di Agnelli era anche l'adolescenza "pallonara" che se ne andava e quelle luci torinesi, che l'avvocato volle rivedere per l'ultima volta, il segno del distacco irreversibile.
E' strano come rileggendo il pezzo l'altra sera abbia provato ugualmente sensazioni contorte. A grande merito di Crosetti che riuscì a interpretare sentimenti profondi.
Commento troppo "personale" forse, ma mi è uscito così. Scusate.
Bravo Feticista Supremo a recuperare quel bel pezzo di Crosetti.
Ecco, a me lui piace così quando la sua scrittura talentuosa viene messa al servizio del fatto da raccontare o commentare, senza prenderne il sopravvento. Quando non tende troppo al compiacimento, all'andare sistematicamente sopra le righe solo per far vedere quanto è bravo e fantasioso. Come si diverte a fare un po' troppo frequentemente nelle pagine sportive il lunedì, perfino quando sostituisce Mura nel Punto sul campionato (che dovrebbe essere un momento puramente tecnico).
Esempio classico di questa sua inclinazione è il recente articolo, citato sul blog, su Mourinho e Ancelotti, vera e propria esondazione di creatività, fantasia e calembour. Roba da chiamare la Protezione Civile…
Grazie anche all'ottimo Frank per il suo bel commento.
Barba, deve ringraziare proprio Frank! E' sua l'idea di riproporre quel pezzo.
Chiedo venia. Allora, doppio applauso per Frank!
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