mercoledì 3 agosto 2011

Mario Calabresi ricorda Peppe D'Avanzo.

Peppe D’Avanzo era un giornalista che viveva e si identificava completamente con i suoi articoli, che erano specchio fedele del suo modo di intendere l’esistenza e il lavoro: nessun compromesso, una cura ossessiva per i particolari, una vis polemica difficilmente mediabile e in ogni cosa una scelta di campo che non ammetteva ragioni.

Se n’è andato all’improvviso, in un giorno d’estate, e sembra impossibile che quella vitalità prorompente possa essersi spenta. Il suo giornalismo ha sempre fatto rumore, in Italia e all’estero, e gli ha procurato polemiche e scontri, ai quali non si è mai sottratto.

A me piace ricordarlo però come un grande cronista, dotato di quel metodo che è l’unica ricetta per andare a scoprire il fondo ultimo di ogni storia: leggeva tutto, sottolineava, appuntava, riempiva taccuini con la sua penna stilografica e si metteva a scrivere solo quando era convinto di aver esplorato ogni angolo. E poi aveva una tenacia non comune con le fonti, le coltivava ogni giorno, non solo quando ne aveva bisogno, e al dunque le cercava senza sosta. Stava ore davanti al telefono a provare e riprovare un numero che suonava a vuoto.
Amava il rugby, gioco duro ma con regole leali.

Mario Calabresi 
(fonte lastampa.it)

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