Riceviamo e volentieri pubblichiamo:
Caro Pazzo,
torno sull’argomento “recensioni cinematografiche di Repubblica" a me (ma non solo, vedo) molto caro.
L’ultimo caso: la Fusini su “Anonymous” (e scopro che qualcuno ne ha già parlato giorni fa).
Ho trovato sommamente irritante la cosa per due motivi fondamentali: il primo è che questa signora, insigne docente di Letteratura Inglese, è stata l’autrice di alcuni saggi fondamentali su cui ho studiato ai tempi dell’Università, nonchè amica sororale della mia docente; il secondo è che mi considero una cinefila autodidatta e quando mi imbatto in critiche inconcludenti e incosistenti mi avvilisco ancor più di quando vedo un brutto film.
Dunque sono andata vedere Anonymous per capire meglio cosa aveva generato quell’aborto di recensione (ovviamente non solo per quello). Bene. O la Fusini si è completamente smarrita negli anni oppure a vedere il film ha mandato qualcun altro. Dal suo punto di vista (di esperta di letteratura inglese) ci sarebbero stati mille spunti con cui arricchire la sua recensione e di conseguenza lo spettatore (c’è tutta una parte dove si discute sul fatto che Romeo & Giulietta sia scritta tutta in versi – pentametri giambici – e ciò ai contemporanei pare incredibile, quindi una novità assoluta e molto difficile da creare), ma non sia mai fare ‘sto sforzo per la plebe dei blockbuster. Eh, sì, perchè sempre la nostra, evita anche di dire che Emmerich (il regista, by the way) è un campione di cinema catastrofico da cassetta (Stargate, Indipendence Day, ecc). Infatti il film (realizzato tutto in Germania con ricostruzioni rigorose e maniacali del periodo Tudor, perfino il Globe hanno ricostruito fedelmente) dal punto di vista visivo è spettacolare ed è straniante. Il periodo elisabettiano in un contesto quasi da 3D (riprese aeree plananti, ecc), in certi momenti sembra un videogame. Ma questo la nostra critica non l’ha rilevato. Insomma: niente “gossip” sul Bardo, nessuna indicazione sul film nel suo complesso. Nessuna citazione sulla cornice (apertura e chiusura), nè sulla strepitosa Redgrave (che nasce con il teatro classico, non solo per modo di dire, essendo stato il babbo uno dei più grandi attori del suo tempo) e sulla sua meravigliosa figlia. Vado avanti?
Ci sarebbe stato bene un “richiamino” con Shakespeare in love (1998) dove la figura di Marlowe era rappresentata in modo quasi identico (un maniaco bastardo e cupissimo, roso dall’invidia), ma qui mancano gli ABC figurarsi i collegamenti. Mah! Dal punto di vista formale poi, ci sono dei salti temporali avanti/dietro e ritorno che sballottano un po’ lo spettatore non troppo avvezzo alla materia. Anche su questo (devo dire abbastanza evidente) manco un cenno.
Vabbè il cinema e la letturatura non saranno in cima ai pensier del nostro Diretùr, Vice diretùr, capo redatùr ecc ecc. Ma non si possono trattare così i lettori e poi fare i fighi con la Kultura e l’intellighentia.
Ma dde che?
Sono arrabbiatissima. Scusate il pippone e lo sfogo. Che prendano un giovane di belle speranze, lo paghino a pezzo ma che faccia bene il suo lavoro, please. C’è un mondo là fuori di giovani che mangiano pane e cinema (tra un po’ parte il TFF e ne vedremo delle belle). Facciano un po’ di recruiting, li provino. Sempre meglio che le De Gregorio (che l’altra sera da Fazio è però stata magnifica), Maltese (sempre o troppo incazzato o troppo benevolo) o la Fusini. L’unica che si salva, anche senza essere del settore, è la Aspesi. Ma non basta. Saluti
Kriss
22 commenti:
Kriss, alla fine, la tua recensione l'hai resa ben visibile pure tu, facendotela pubblicare qui. :-)
Si racconta che Emanuela Audisio fu assunta a Repubblica semplicemente... inviando un articolo via lettera (erano altri tempi, certo, ma a volte si trova lavoro anche così).
Kriss, il giovane di belle speranze c'e' e si chiama Alessio Guzzano, critico di City (free press del Corsera) e saltuariamente anche del Sole 24 ore. Facciamogli una bella offerta e portiamocelo a casa.
O Kriss,
scrivi ancora, ed aggiungi qualche frase
fulgida come il raggio proiettato
sopra le nostre teste, che seduti
voliamo sogguardando ghiacci e quinte,
ammiriamo la figlia già annunciata
di Laerte o dell'etnomusicologo,
ricordando in ispecie le parole
di lei, della virginia che allo stato
die' il nome - ma sì altera, tremebonda,
rinata al nostro secolo. Scrivi - lama
malese, senza scampo - dicci tutto
che all'uscita di un cinema ogni
parola, ogni effusione, ogni spasmo
ha suo lecito luogo in seno all'aria.
Grande Kriss.
Qui non molleremo la presa sulla questione recensioni finché Repubblica non riporterà la critica cinematografica completamente nelle mani dei critici di mestiere, Nepoti e D'Agostini. Unica eccezione ammessa, la Aspesi.
Al riguardo, rimango convinto che Repubblica soffra di un complesso di inferiorità verso il Corriere dai tempi del cambio di casacca di Tullio Kezich (vissuto all'epoca come un affronto da Scalfari). Complesso riacutizzatosi con l'arrivo di Mereghetti a via Solferino. Da qui la decisione di Repubblica di scartare di lato: ritenendo di non avere il migliore critico su piazza, il nostro giornale offre ai lettori il più competente a disposizione sull'argomento del film esaminato. Con gli esiti che conosciamo, ahinoi.
Concordo con Piazza Indipendenza: Guzzano è bravissimo.
Guzzano? Chi è costui? Noto solo nelle metropoli degne di free-press. La Aspesi è diventata il mio mito dopo l'intervista a E-il mensile (intervista, e giornale, che consiglio a tutti i feticisti). Le migliori firme in fatto di cinema per me restano Mariarosa Mancuso (IlFoglio, Io del Nemico etc etc) e la premiata ditta Escobar-Paini del Domenicale confindustriale che fu.
Occam, puoi leggere le recensioni di Alessio Guzzano sul suo (orribile) sito: www.alessioguzzano.com
Magari questo di cinema ne capisce anche, ma ha un sito così ripugnante e scrive così male (non male in sè, ma ampolloso, finto-colto, di quelli che amano la cierconlocuzione e il birignao per darsi un tono e far sentire intelligente il lettore) che spero di non leggerlo mai su Rep. Se gli insegnano soggetto-verbo-predicato, magari
Secondo me Guzzano ha voluto fare un sito come se fosse un film. ma non è riuscto né a fare un sito, né un film. Sbaglio o mi sembra di ricordare che scrivesse anche per il Giornale?
non ricordo la trafila del CV di Guzzano ma in-my-humble-opinion noin vale una cicca! Grande Kriss, quototi all!
dialogo esemplare alla voce "come si (de)costruisce un mito", sottotitolo: dall'altare alla polvere. grandi!
Guzzano (che è tutt'altro che giovane) era molto bravo quando, agli inizi di City, faceva recensioni di tre-quattro righe e trovava sempre frasi divertenti e argute per descrivere i film, di quelle che ti restano in mente e negli Stati Uniti (quando positive) verrebbero stampate sulle locandine. Da quando ha più spazio per recensire i film ha perso totalmente il suo smalto, dimostrandosi spesso incapace di costruire recensioni bene articolate e continuando a inseguire la sua "singola frase", cosa per nulla adatta a recensioni più lunghe delle appunto 3-4 righe che aveva a disposizione all'inizio.
Riguardo il pezzo di Kriss, faccio rispettosamente notare che in "Shakespeare in Love" è il Bardo ad essere roso dall'invidia nei confronti di Christopher Marlowe, non viceversa. Tant'è che è Marlowe a suggerire a Shakespeare i nomi dei suoi personaggi, mentre quest'ultimo è turbato dalla propria incapacità di dare ai propri lavori titoli riusciti come quelli del "rivale". D'altra parte, nel film non potrebbe essere altrimenti visto che Shakespeare è in crisi creativa e di pubblico mentre Marlowe è al picco della sua fama...
Sulla "recensione" della Fusini lasciamo perdere, che m'è venuto mal di pancia. Purtroppo è un po' che i quotidiani italiani, non solo Repubblica, hanno preso a far scrivere di cinema gente di altri ambienti, convinti evidentemente che sia più importante l'approfondimento tematico (?) piuttosto che quello prettamente cinematografico. Peste li colga!
Beh, Guzzano non sara' giovanissimo ma non penso superi i cinquanta...Il suo sito e' bruttissimo, ma le recensioni sono davvero ben fatte: possiamo piu' o meno essere d'accordo con quel che scrive, ma di cinema ne capisce. E poi raramente salta un film, mentre il nostro amato quotidiano...
Direi che Guzzano sia intorno ai 45, che solo in Italia (dove, come diceva Marco Bellocchio, "comandano i morti") può essere un'età in cui si è ancora sull'orlo dell'esser definiti giovani... Vero comunque che non perde un film (anche se un paio di miei amici hanno dei dubbi sulla veridicità di alcune sue recensioni) e vero anche che di cinema ne capisce, ma c'è tantissima gente anche su questa stessa pagina a cui il suo stile non piace proprio. Secondo me è troppo particolare per un quotidiano come Repubblica o il Corriere, troppo arzigogolato e troppo poco preciso e puntuale (d'accordo: gli altri sono peggio). Peraltro, in realtà Repubblica ha in casa Luca Mosso che è un ottimo critico, ma il giornale non ha mai dimostrato di voler dare grande importanza alla critica cinematografica, negli ultimi anni. Ci tocca continuare a soffrire.
Condivido, ovviamente, quanto scritto da Piazza Indipendenza.
Di Guzzano potrà non piacere lo stile molto compiaciuto e brillante, sempre alla ricerca della frase ad effetto (come rileva Mad283), ma sa analizzare in maniera acuta e competente i film. A me questo basta.
Mad283, dove scrive questo Luca Mosso? Non mi pare di aver mai letto il suo nome sulle pagine di Repubblica. E' forse un collaboratore di qualche edizione locale?
Sì, scrive per lo più sulla pagine e sugli inserti milanesi ma ogni tanto ha scritto anche per il nazionale, quando serviva. A occhio e croce è lì da quindic'anni abbondanti.
cari tutti,
da collaborare di "la Repubblica" (francamente non capisco perché si continui a espungere l'articolo) càpito spesso sul vostro blog. Sarò intervenuto forse un paio volte, più che altro perché non sono pazzoperrepubblica (lavoro con passione per il giornale e basta), ma in questo caso la questione mi sta a cuore.
Facendo il critico musicale, scrivo proprio nelle pagine incriminate del post di Kriss e cioè gli Spettacoli. Quando sono apparse le prime "recensioni" di Maltese e Aspesi pensavo che fossero delle cose speciali, curiosi "cammeo". Quando però ho iniziato a vedere che era diventata un'abitudine mi è venuto spontaneo chiedere spiegazioni (cosa che legittimamente avevano di certo già fatto D'Agostni e Nepoti). Bene, la risposta è stata che gli autori in questione avevano un bello stile di scrittura e che al direttore piacevano. Ora, non mi pare il caso di commentare tale risposta, anche considerato che è più che altro la fama delle firme a determinare questo sconfinamento. Era chiaro che bisognava rispondere alla domanda: "che c'entrano 'sti due col cinema?". Ma allora, in ricordo di un'orrenda intervista di Saviano a Bono degli U2, ho chiesto: "ma che significa? che se un un giorno a Saviano viene voglia di recensire una Traviata glielo fate fare?". Risposta, candida, del capo: "sì". La Repubblica è anche questo. Non è importante cosa si scrive ma chi lo fa. Ora si potrebbe anche pensare che non siano Concita, Curzio o Natalia (che, intendiamoci, è un'eccellente giornalista di costume ma di cinema capisce meno di Irene Bignardi) a essersi proposti a Mauro come critici cinematografici, ma qualora anche la proposta fosse arrivata dalla direzione, loro avrebbero dovuto rifiutare. Per senso del pudore e per etica professionale, ossia per l'idea di dare al lettore il meglio che c'è. E il meglio che c'è - o che la Repubblica può dare - sono un Ceccarelli per la politica, un Valli per l'estero e un Nepoti o D'Agostini per il cinema. Perché credete che Aspesi & co. non abbiano rifiutato? Perché hanno bisogni di soldi? Perché scrivono poco? Perché devono iscriversi all'albo dei pubblicisti? No, lo hanno fatto perché sono dei narcisisti, per di più con la presunzione di poter parlare di tutto (tanto il cinema mica è come la politica, basta raccontare la storiella e magari darne un'interpretazione sociologica, no? Bravi!). Ma un critico cinematografico o musicale si è mai proposto per un editoriale sul governo?
Detto questo, sperando che Tito non si metta a fare il critico di danza :), io non leggo le recensioni dei suddetti però guardo sempre le palline che Maltese mette ai "suoi" film (avete visto che stupida grafica? "il film di ...", come se fosse l'autore il regista) perché le uso come metro per regolarmi: siccome non ci azzecca mai, vado a vedere solo i film che stronca (e mi piacciono sempre).
grande f, chiunque tu sia
di "la Repubblica"
- - (prima dell'articolo determinativo meglio 'de')
(lavoro con passione per il giornale e basta)
++
"cammeo"
- - - (una emme sola, perfavore; lo so che non è italiano, ma non è (non era) italiano neppure l'uso di definire in tal modo una comparsata, ovvero marchetta, ovvero obtorto collo)
al direttore piacevano
+ + + *
se un un giorno a Saviano viene voglia di recensire una Traviata
"Violetta, una trans minorenne del Vomero, fa innamorare il figlio minore di un ricco commerciante di rifiuti differenziati ..."
candida, del capo: "sì"
++
Concita, Curzio o Natalia
ah, sei parente stretto di tutti e tre? interessante
il meglio che c'è - o che la Repubblica può dare - sono un Ceccarelli per la politica, un Valli per l'estero e un Nepoti o D'Agostini per il cinema
e, comincio a sospettare, f alla direzione
il cinema mica è come la politica
infatti: al cinema (inteso come benemerito locale pubblico) possono entrare tutti coloro che possiedano la quantità di euri necessaria - o adeguati sostitutivi
Detto questo, sperando che Tito non si metta a fare il critico di danza
secondo me le virgolette equivalgono a una quarta posizione - ma accetto di discuterne
guardo sempre le palline
io preferisco i più e i meno
"il film di ...", come se fosse l'autore il regista
naturale
vado a vedere solo i film che stronca (e mi piacciono sempre)
mai provato a vedere i film che esalta? potresti stupirti, con reazioni esaltate, eccessive e sfrontate che neanche gli effetti speciali di Emmerich, non con l'elegante, sussiegoso, disgusto che sai già che proverai
Grazie f per questa preziosa testimonianza dall'interno.
Un quadro sconfortante, ma non sorprendente direi. Che a Repubblica l'importanza della firma faccia premio sulla competenza specialistica non è purtroppo una novità.
Rimane però un mistero, almeno per me, l'apertura delle pagine di critica cinematografica a chiunque (anche a firme non celebrate) abbia familiarità con la storia trattata dal film di turno. Questa tendenza, a mia memoria, è emersa prepotente con l'arrivo di R2Cult. Anche qui lo zampino del Diretùr, f?
F, credo tu abbia centrato il problema, sia per quanto riguarda le idee del capo sia per le reazioni dei "critici". Per quel poco che conosco la Aspesi, è vero che si ritiene capace di fare tutto, e pure bene (cosa peraltro comune a tanti critici). Invece forse Nepoti paga eccessivamente il basso profilo che tiene per ragioni caratteriali: è uno dei pochissimi critici che sminuiscono il proprio lavoro invece di esaltarlo (poi magari in redazione è diverso da com'è in pubblico). Quello che però mi chiedo io è se il pubblico si renda conto della differenza. Non intendo noi lettori attenti o feticisti, ma il lettore "medio": si accorge della differenza di capacità critiche tra la Aspesi e Nepoti? Si rende conto che al Fusini è fuori posto? Francamente, io ne dubito.
f, mi aggiungo ai ringraziamenti di chi mi ha preceduto. ho fatto un post con il tuo commento perchè le statistiche ci dicono che molti lettori del blog sono pigri e non aprono i commenti. tant'è.
su saviano sfondi una porta aperta, se ci leggi, come dici di fare, saprai che lo chiamiamo prezzemolino saviano, proprio per la sua poliedricità a scrivere di ogni argomento. grazie ancora.
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