Sintetico il commento di Claudio Cerasa
sul suo blog all'interno di
ilfoglio.it:
E così Ezio Mauro dice, nel suo fondone di oggi (ovviamente da leggere), che Marco Travaglio, Beppe Grillo e Antonio Di Pietro sono uomini sostanzialmente di destra. Se ne deduce, dunque, che il direttore di Repubblica si è accorto che, nell’ottica di un uomo di sinistra con la testa sulle spalle, se c’è una cosa molto di destra, nel senso di una cosa molto lontana dalla cultura di sinistra, quella cosa, in un certo modo, corrisponde a quel mondo di persone, opinionisti, commentatori e politici che in questi anni ha brandito come fosse una clava il giustizialismo sfrenato (compreso, evidentemente, immaginiamo, anche un certo anti berlusconismo sfrenato, con il coltello tra i denti). Ovvio che poi a qualcuno oggi saranno fischiate le orecchie, diciamo.
Decisamente piú velenoso quello di Christian Rocca
sul suo Camillo:
Ezio Mauro non dice che Zagrebelskyne Ingroia sbagliano, non può anche perché dovrebbe cancellare dalle emeroteche alcune annate del suo giornale, ma riconosce che a causa di Berlusconi (la colpa è sempre di Berlusconi) la sinistra è stata invasa da una cultura giustizialista, becera ed eversiva di destra. Da Travaglio, insomma. Ovvero dall’editorialista principe dell’Espresso che è anche il giornalista assunto a Repubblica proprio da Ezio Mauro, per quanto poi confinato per la vergogna anni alla cronaca di Torino in modo da limitare i danni. O forse la sinistra è stata invasa dalla cultura giustizialista di Paolo Flores, ovvero dall’editorialista di Repubblica che è anche direttore di Micromega, bimestrale fratello di Repubblica. Si potrebbe continuare all’infinito con gli esempi, e comunque bastano le pagine sportive di Rep. di queste settimane.
4 commenti:
il problema non è la clava brandita legittimamente questi anni contro berlusconi, ma il fatto che quella clava sia sproporzionata se usata in questa situazione contro Napolitano. non trovo che qualsiasi ragionamento o autocritica su questa storia metterebbero in dubbio la legittimità di quanto fatto e detto contro Berlusconi. Difendere Napolitano non significa assolutamente ragionare a posteriori sull'antiberlusconismo.
Ci sono in giro moltissimi giornalisti ostili a prescindere con Repubblica e Rocca è uno di questi. Basta leggere i vomitevoli commenti di Ferrara agli articoli di un galantuomo come Zagrebelsky per rendersene conto (vedi il Foglio di oggi: http://newrassegna.camera.it/chiosco_new/pagweb/getPDFarticolo.asp?currentArticle=1JCLPJ)
@ gabri
E invece sì: stare dalla parte di Napolitano significa sconfessare l'antiberlusconismo.
È un'ovvia incoerenza e gli antiberlusconiani duri e puri hanno ragione a farlo notare.
Diversamente dare addosso a Napolitano significa, per farla breve, distruggere lo stato stesso.
Ma ciò Repubblica e il PD (come un tempo il PCI, quando prima generò le BR e poi ne prese le distanze) non possono permetterlo.
Sono i frutti avvelenati di quanto seminato dal vasto fronte antiberlusconiano negli ultimi lustri, se non decenni.
stare con Napolitano non sconfessa un bel niente.
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