domenica 23 settembre 2012

Perché un contenitore di pubblicità si deve chiamare "Donna"?

Il redivivo Luca Massaro ci segnala questo pezzo di Alfonso Berardinelli apparso sul sito di Avvenire:
Di solito evito di prendere i voluminosi, lussuosi, ponderosi e pretenziosi supplementi-Donna che il sabato accompagnano i più diffusi quotidiani nazionali, "Corriere della sera" e "Repubblica". Evito e non mi chiedo perché. È un istinto di autodifesa. Preferisco non sapere, non vedere che cos'è la donna secondo i suddetti settimanali. Ma per una volta mi sono distratto e prima di buttarli mi sono messo a guardare. Quanto tempo ci vuole? Se si decide che in fondo non c'è niente da guardare ci vogliono cinque o dieci minuti. Ma se si usano gli occhi può passare anche un'ora e se ne esce più stupidi e più frastornati. prosegue qui

2 commenti:

mad283 ha detto...

Dalla terzultima riga dell'articolo: "Ho dimenticato di parlare degli articoli. Ma c'erano? Non gli ho visti." Manco il libro di grammatica, a quanto pare...

Anonimo ha detto...

beh, dai, le lettere di Galimberti in ultima pagina su D non sono niente male, di solito