Di solito evito di prendere i voluminosi, lussuosi, ponderosi e pretenziosi supplementi-Donna che il sabato accompagnano i più diffusi quotidiani nazionali, "Corriere della sera" e "Repubblica". Evito e non mi chiedo perché. È un istinto di autodifesa. Preferisco non sapere, non vedere che cos'è la donna secondo i suddetti settimanali. Ma per una volta mi sono distratto e prima di buttarli mi sono messo a guardare. Quanto tempo ci vuole? Se si decide che in fondo non c'è niente da guardare ci vogliono cinque o dieci minuti. Ma se si usano gli occhi può passare anche un'ora e se ne esce più stupidi e più frastornati. prosegue qui
domenica 23 settembre 2012
Perché un contenitore di pubblicità si deve chiamare "Donna"?
Il redivivo Luca Massaro ci segnala questo pezzo di Alfonso Berardinelli apparso sul sito di Avvenire:
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2 commenti:
Dalla terzultima riga dell'articolo: "Ho dimenticato di parlare degli articoli. Ma c'erano? Non gli ho visti." Manco il libro di grammatica, a quanto pare...
beh, dai, le lettere di Galimberti in ultima pagina su D non sono niente male, di solito
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