Ci sono giunte lamentele sulla scarsa rivelanza che Repubblica ha dato oggi alla notizia dell'arresto del reggente del clan dei Casalesi, Michele Bidognetti.
L'impegno che il nostro giornale ha in passato dimostrato sulla lotta alla camorra si è forse svaporato?
giovedì 30 aprile 2009
Stupidaggini zuccherate.
Dalla rubrica Motori di Repubblica.it, letta oggi : la moto che va a zucchero.
In realtà va a etanolo (che si ricava dallo zucchero), ma si sa, bisogna sparare delle cazzate ogni tanto, se no non si raggiunge l'effetto.
Allora possiamo dire che i diesel vanno a petrolio, e che le ferite si disinfettano con l'uva...
GPP
Il primo fondo di Calabresi alla Stampa.
Viviamo tempi inaspettati: l’automobile italiana va in soccorso di quella americana, un giovane afroamericano guida la nazione più potente del mondo, in pochi mesi è stata bruciata più ricchezza che in due guerre mondiali. L’incertezza è la cifra delle nostre vite e anche i giornali sono divisi tra la passione di raccontare una stagione eccezionale e la paura per una crisi che non li risparmia. Nel mondo occidentale c’è chi chiude i quotidiani, chi scommette sulla loro scomparsa e chi si ostina a credere, tenacemente, che proprio in mezzo alle difficoltà si debba guardare lontano. Immaginare sfide completamente nuove. «Non è importante quante volte cadi ma quanto in fretta ti rialzi», recita un motto popolare negli Stati Uniti: farlo proprio significa cercare di vedere possibilità e occasioni nelle avversità.
Il resto lo trovate qui.
Quegli untori di Repubblica parlano addirittura di "peste suina".
Su Repubblica di due giorni fa, nelle pagine dedicate alla vicenda, a pagina 2 l'occhiello parla di "Allarme febbre suina" (prima foto), ma poi a pagina 4 monta il panico e l'occhiello diventa addirittura "Allarme peste suina" (seconda foto).
Untori!
Non sparate sul pianista. Anzi si.
Con la testata di R2 si torna all'antico (foto sopra).
Anche oggi ci voleva poco per rendere più comprensibili i richiami (foto sotto).
L'occhiello rosso del Corriere. Roba vecchia.
Abbiamo ricevuto diverse segnalazione di lettori che ci dicono che l'occhiello rosso del Corriere è cosa antico.
Ci scusiamo per averlo segnalato come novità assoluta.
Ci scusiamo per averlo segnalato come novità assoluta.
mercoledì 29 aprile 2009
Vezzi grafici: De Bortoli lancia piccoli segnali sulla prima del Corriere.
La foto mostra uno dei primi interventi di grafica apportati sulla prima pagina del Corriere della Sera gestione De Bortoli.
L'occhiello del fondo è in colore rosso.
Esclusivamente per i maniaci dei particolari.
Gli hacker salutano l'arrivo di Calabresi alla Stampa
Oggi il sito de La Stampa è irraggiungibile.
Che ci sia un attacco hacker, per salutare l'arrivo di Calabresi?
Febbre suina: Repubblica meglio del Corriere.
Saremo di parte, ma permetteteci di dire che Repubblica sta seguendo decisamente meglio la vicenda della febbre suina. Al di là dell'inviato (Flores D'Arcais) a Città del Messico, che il Corrierone non ha, ci sembra che tra numero di pagine dedicate e servizi in generale noi si sia fatto meglio del nemico.
Staremo a vedere gli sviluppi.
martedì 28 aprile 2009
lunedì 27 aprile 2009
Le lettera dell'anno? E' uscita su Repubblica.
La più bella lettera a un giornale nell’anno 2008, quello di Eluana, è una lettera contro l’accanimento terapeutico, proclamata a Salsomaggiore "Lettera dell’Anno per il 2008". E' stata scritta da Maria Giuseppina Turolla, un medico fisiatra di Reggio Emilia, ed è stata pubblicata su Repubblica il 14 ottobre del 2008 con il titolo “Accettare la morte senza inutili crudeltà”. A deciderlo è stata una giuria che presieduta da Massimo Tedeschi, Sindaco di Salsomaggiore, comprende tra gli altri, Ilvo Diamanti, Daniele Protti, Vittorio Borelli, Franco Iseppi, Giuseppe Mascambruno, Mariangela Guandalini, Giuliano Molossi, Roberto Seppi, Fabio Tamburini, Teo Dalavecuras, Andrea Casoli.
Questo il testo della lettera:
“Ho 61 anni e sono un medico, specialista in fisiatria, che ha deciso di interrompere volontariamente l’esercizio della professione, per motivi personali. Con questa identità di casalinga-medico sono transitata recentemente all’interno di reparti di geriatria e lungodegenza, a fianco di una amata zia 93enne.
Ho visto trattare moribondi quasi centenari con la stessa logica terapeutica che si userebbe per un quindicenne sopravvissuto ad un incidente stradale.
Alcuni esempi. Signora 74enne con carcinoma epatico in fase terminale. Familiari che attendono con lei la morte ormai annunciata. Madre natura la condurrebbe in coma, ha ammonio e bilirubina molto alti. Eppure viene idratata massicciamente, i parametri migliorano, riprende la diuresi, la signora è più lucida e può avvertire fino in fondo lo strazio della pulizia delle sue piaghe da decubito profonde fino all’osso sacro. Due giorni prima di morire, un’ennesima trasfusione per darle, forse, qualche ora di lucidità.
Occuparsi della morte è molto difficile e il mio pensiero non ha nulla a che vedere con l’eutanasia. Sto parlando di differenziare la vita dalla morte. E di usare ogni strategia terapeutica nel primo caso e amore e pietà nel secondo. Basterebbe, forse, farne una questione di razionalizzazione delle risorse, senza tirare in ballo l’etica e la morale che da molto tempo paralizzano ogni tipo di intervento. Basterebbe riuscire a differenziare le terapie della vita dall’accompagnamento della morte. Quest’ultimo basato non più su inutili e crudeli tentativi di normalizzare i parametri vitali ma sull’attenzione alla soggettività del paziente, alle sue intenzioni e al contenimento del dolore e dell’angoscia”.
L’autrice della lettera sarà premiata con un soggiorno a Salsomaggiore e a Bolzano.
(25 aprile 2009) - Fonte Repubblica Parma
Febbre suina: Alberto Flores D'Arcais in odor di Paiolo d'Oro.
Anche se pensiamo che non ci sia nulla su cui scherzare, segnaliamo la presenza di Alberto Flores D'Arcais a Città del Messico per raccontarci gli sviluppi del contagio da febbre suina.
CITTA' DEL MESSICO - "Adelante, adelante". Il poliziotto che distribuisce i coprebocas invita cortesemente i pochi passanti a indossare le mascherine che vengono distribuite ad ogni angolo di strada. Città del Messico si è tinta di azzurro, il colore dei coprebocas, diventati all'improvviso il simbolo di una metropoli impaurita, ma che mantiene la calma di fronte all'avanzare del virus.
Il resto del reportage lo leggete qui.
Maiali e polluzione.
A proposito di febbre suina in Messico, riprendiamo da Dagospia:
Su Repubblica di oggi il sesso ha a che fare con la febbre suina. Infatti il buon Alberto Flores d'Arcais (a pag.2) scivola su un inglesismo e oggi parla di "polluzione". Si aprono scenari inquietanti. Maiali che si rotolano nelle lenzuola facendo sogni osceni. Poi, per carenza di Napisan nelle lavatrici dei messicani, scatta il contagio.
Dagospia
Su Repubblica di oggi il sesso ha a che fare con la febbre suina. Infatti il buon Alberto Flores d'Arcais (a pag.2) scivola su un inglesismo e oggi parla di "polluzione". Si aprono scenari inquietanti. Maiali che si rotolano nelle lenzuola facendo sogni osceni. Poi, per carenza di Napisan nelle lavatrici dei messicani, scatta il contagio.
Dagospia
A proposito del nipote di Hitler.
Sofri jr nel suo blog pubblica quanto segue:
"L’altroieri Repubblica titolava in prima pagina “Il nipote di Hitler insegna il Talmud”. La storia era anche interessante, ma l’uomo in questione è in realtà il nipote di una signora che sposò il figlio di un fratellastro di Hitler: “Io, dunque, non ho alcun legame di sangue con il Fuehrer”, dice lui stesso nell’articolo".
"L’altroieri Repubblica titolava in prima pagina “Il nipote di Hitler insegna il Talmud”. La storia era anche interessante, ma l’uomo in questione è in realtà il nipote di una signora che sposò il figlio di un fratellastro di Hitler: “Io, dunque, non ho alcun legame di sangue con il Fuehrer”, dice lui stesso nell’articolo".
domenica 26 aprile 2009
Un punto a nostro favore. Sarà un caso?
Ormai conoscete tutti la nostra battaglia per migliorare la grafica di Repubblica. In particolar modo è da qualche mese che stiamo facendo le pulci ai grafici sull'impaginazione dei richiami di apertura dell'inserto R2 e de La Domenica di Repubblica. Giusto una settimana fa lamentavamo gli errori che potevano portare ad un'errata interpretazione di una foto di Marguerite Yourcenar.
Non sappiamo se sia un caso isolato ma oggi abbiamo notato con soddisfazione che i grafici ci hanno ascoltato (?) e hanno raddrizzato il tiro sull'impaginazione dei richiami di prima pagina.
Come potete vedere nella foto (cliccatela per ingrandirla) oggi le due foto sono sistemate esattamente di fianco al loro relativo argomento.
Non abbiamo la certezza che i grafici di Repubblica leggono questo blog. Fatto sta che oggi abbiamo vinto una piccola battaglia a dimostrazione che la regola principale del Web 2.0 ha raggiunto il suo obiettivo: dare importanza e credito all'opinione dei lettori.
Solo domenica prossima potremo dire con più certezza se la nostra campagna ha funzionato o no.
Buona domenica.
E intanto il nemico non resta con le mani in mano e promuove il primo vicedirettore donna.
Luciano Fontana è il nuovo condirettore del “Corriere della Sera“. La sua nomina verrà presto annunciata da Ferruccio de Bortoli insieme a quella di quattro nuovi vice direttori, mentre i due precedenti, Pierluigi Battista e Dario Di Vico, tornano a compiti di scrittura.
Barbara Stefanelli,che lascia la responsabilità dell’ufficio centrale a Venanzio Postiglione con Giampaolo Tucci numero due, sarà la prima donna ad assumere la carica di vice direttore del quotidiano milanese.
Le altre tre new entry sono quelle di Giangiacomo Schiavi, ex capocronista e uomo che ha tenuto i rapporti con i lettori milanesi, Daniele Manca, che verrà sostituito al desk dell’economia da Nicola Saldutti e il capo della redazione romana Antonio Macaluso.
Barbara Stefanelli,che lascia la responsabilità dell’ufficio centrale a Venanzio Postiglione con Giampaolo Tucci numero due, sarà la prima donna ad assumere la carica di vice direttore del quotidiano milanese.
Le altre tre new entry sono quelle di Giangiacomo Schiavi, ex capocronista e uomo che ha tenuto i rapporti con i lettori milanesi, Daniele Manca, che verrà sostituito al desk dell’economia da Nicola Saldutti e il capo della redazione romana Antonio Macaluso.
Non si sa mai.
Coltivare il dubbio è sempre una cosa positiva. Sarà in base a questo profondo convincimento che per la pagina dei programmi televisivi di Repubblica di oggi il film “Essere John Malkovich” è diventato “Essere o non essere John Malkovich”. Che non si sa mai.
Fabio P.
Fabio P.
sabato 25 aprile 2009
venerdì 24 aprile 2009
L'ultimo fondo di Giulio Anselmi alla Stampa.
Ecco l'incipit del fondo di commiato di Giulio Anselmi da direttore della Stampa:
"Lascio La Stampa con l’orgoglio del lavoro compiuto per ricollocare un antico giornale ai livelli più alti della sua storia gloriosa. Grazie all’impegno della redazione e dell’azienda un quotidiano tradizionale è stato trasformato in un moderno tabloid full-color, senza tradirne l’identità e senza perdere autorevolezza, ed è cresciuto sul mercato, in un momento di calo generalizzato delle copie."
Il pezzo integrale lo trovate qui.
Il falso scoop sul vero nipote di Hitler. O viceversa?
Ci è giunta segnalazione che lo scoop di Marco Ansaldo sul presunto nipote di Hitler sia falso.
Lo sostiene questo blog.
Attenzione, ripetiamo: lo sostiene questo blog. Non lo sosteniamo noi.
Ai posteri l'ardua sentenza.
Ezio Mauro come Alex Ferguson.
Riceviamo e volentieri pubblichiamo:
Caro PazzoPerRepubblica,
io ho una grande stima di Ezio Mauro. Lo considero un direttore carismatico e mai scelta post-Scalfariana fu più giusta. Dirige Repubblica dal maggio 1996 e ormai sono tredici lunghi anni. Alex Ferguson, è inutile forse ricordarlo, da più di ventidue annni guida sapientemente il Manchester United e i suoi tifosi si augurano che l'addio sia il più lontano possibile.
Perchè li ho accomunati? Mah, forse perchè li ammiro molto e poi per istintiva simpatia umana. Però credo che sul direttore di Repubblica si debba fare una riflessione anche alla luce delle dichiarazioni di Carlo De Benedetti a margine dell'assemblea dell'Espresso. De Benedetti ha smentito in quell'occasione il cambio di direzione a Repubblica. A parte che di smentite ne ho lette di migliori, la mia perplessità nasce proprio dal fatto che Mauro potrebbe diventare per Repubblica una risorsa manageriale alla Ferguson e lasciare la direzione ad uno dei tanti bravi giornalisti che negli anni il giornale ha "allevato". A me è piaciuta molto la scelta coraggiosa di J.Elkann di scegliere Mario Calabresi come direttore del più bel giornale italiano. Sarà mai capace di così abile intuizione CDB? Ho qualche dubbio. La corazzata Repubblica ha incrostazioni politiche tali che temo che per nominare un nuovo direttore, prima vi sia un lungo peregrinare di chiesa in chiesa.
Io rimango della mia idea. Repubblica dopo tredici anni di regno mauriano deve cambiare direzione. A Repubblica ci sono giovani e meno giovani che hanno le doti per essere investiti quali nuovi Principi.
Con cordialità A.B.
E' il Web2, bellezza! Il Web2!
Qualche commento arrivato nei giorni scorsi a proposito della presunta (ma negata) nuova direzione di Repubblica:
"Magari venisse severgnini a repubblica! non sarebbe più quella ciofeca che è!!! Ignazio".
"Messaggio per Mauro e compagnia cantante, se leggono.
Ho smesso di comprare Rep, perché mi urta, fisicamente, vedere il nome del nano bagonghi nei titoli. Cagatelo di meno pls. Idem per il sito web, non è più la mia home! Anonimo".
"Repubblica sta diventando un giornale illegibile. Mario Calabresi sarebbe stato un ottimo direttore peccato che sia andato alla Stampa. Anonimo".
"Totodirettore? Detto papale papale: ma chissenefrega!
Repubblica è un giornale come gli altri, al servizio di un Padrone che si fa gli affari suoi, e mi dispiace per coloro che non se ne accorgono. Anonimo".
giovedì 23 aprile 2009
Il Pò con l'accento? Grave!
Già è irritante il fatto che sempre più gente scriva, negli sms, nelle e-mail e perfino sui giornali “pò’” con l’accento quando invece servirebbe “po’” con l’apostrofo. Ma il massimo l’ha toccato oggi il supplemento Viaggi di Repubblica. Che in un servizio che parla del maggior fiume italiano ha come titolino di ben quattro pagine la scritta “il delta del Pò”, con un grande accento colorato.
Fabio P.
Fabio P.
Udite! Udite! C'è (ancora) chi parla bene di Repubblica.
Per il quarto anno la Domenica di Repubblica si è aggiudicata, unico giornale italiano, il Best of Newspaper Design, il più importante riconoscimento nel campo della grafica. Il premio è promosso dalla Society for News Design, un’organizzazione internazionale indipendente con oltre 2.600 giurati – tutti professionisti del settore, art director, fotografi, editor, illustratori, web designer - tra Stati Uniti, Canada e altri cinquanta Paesi. L’associazione ha l’obiettivo di individuare, riconoscere e rafforzare l’eccellenza del graphic journalism in tutto il mondo e in tutti i media tradizionali o online.
Quattro i premi assegnati alla Domenica quest’anno: la copertina Pirati sui predatori dell’Oceano del Corno d’Africa (foto), premiata come illustrazione singola (un disegno di Gipi). La copertina Praga ‘68. La primavera di Koudelka dedicata alle foto inedite del fotografo ceco che gli costarono l’esilio. La pagina Marzapane della sezione “i sapori” e quella dedicata allo Stile Olivetti della sezione “le tendenze”, tutte premiate nella categoria “feature design page”.
Ringraziamo Fabio P.per la segnalazione
Toto-direttore: Severgnini commenta ironicamente su Italians la sua candidatura.
Oggi Beppe Severgnini sul suo Italians (foto sopra) commenta la boutade del nostro lettore che giorni fa lo voleva come nuovo direttore di Repubblica.
Ecco la risposta di Severgnini:
"Mi sembra piuttosto improbabile, ma lo considero un complimento. Adesso informo il mio amico Vittorio Zucconi: se stramazza al suolo, è colpa tua, Enrico."
Il Merlo e la caccia.
Ci ha scritto Stefano Bartezzaghi (si, proprio quel Bartezzaghi che pensate voi) facendoci notare questa buffa cosa su Repubblica di un paio di giorni fa che riportava in prima pagina un pezzo di Francesco Merlo sulla caccia. Ecco il commento di Stefano:
"Ma Merlo che oggi scrive di caccia, non è conflitto di interessi?"
Grande! Torna a trovarci Stefano.
"Ma Merlo che oggi scrive di caccia, non è conflitto di interessi?"
Grande! Torna a trovarci Stefano.
Turiamoci il naso.
Mauro resta. L'ha detto CDB.
Buon lavoro Ezio.
E vieni a leggerci, ogni tanto. Giusto per sapere cosa pensa la gente del tuo giornale.
Neanche se mi pagano.
E' tutto il giorno che scandagliamo il sito di Repubblica, ma della news di Mario Calabresi alla Stampa neanche l'ombra.
Brucia?
Brucia?
mercoledì 22 aprile 2009
Carlo De Benedetti: " Ezio Mauro è un ottimo direttore, nessun cambio di poltrona in vista".
(ANSA)“L’anno scorso sono circolate ipotesi di un cambiamento della direzione di Repubblica. Sono tutte ipotesi assolutamente infondate”: lo ha detto il presidente del gruppo L’Espresso, Carlo De Benedetti, nel corso dell’assemblea annuale della società. Nel giornale, ha sottolineato, regna “un clima di stabilità” e il rapporto tra l’editore e la direzione è ispirato ad una “trasparenza totale”. L’attuale direttore è “uno straordinario direttore, di cui siamo soddisfatti, e i dati del primo trimestre non sono imputabili al giornale”, ha specificato. De Benedetti si è quindi detto molto soddisfatto anche del fatto che alcuni giornalisti e manager di Repubblica siano cercati da altre aziende: “Significa che questa è una buona scuola, è un gruppo che sa generare una buona qualità di manager e giornalisti. Ne siamo particolarmente fieri”. (ANSA).
(l'imbeccata è sempre di Lele)
(l'imbeccata è sempre di Lele)
Tempi bui. Altro che nuovo direttore.
Lele ci segnala questo:
(ANSA)Nel primo trimestre del 2009 il gruppo L’Espresso ha registrato un risultato netto consolidato negativo per 2,5 milioni di euro contro un utile di 10,5 milioni nello stesso periodo dell’esercizio 2008. Il fatturato si è invece attestato a 215 milioni in calo del 18% rispetto ai 262,3 milioni del primo trimestre 2008. Sono i risultati approvati dal Consiglio di amministrazione riunitosi questa mattina presieduto da Carlo De Benedetti.
Mo so cazzi.
(ANSA)Nel primo trimestre del 2009 il gruppo L’Espresso ha registrato un risultato netto consolidato negativo per 2,5 milioni di euro contro un utile di 10,5 milioni nello stesso periodo dell’esercizio 2008. Il fatturato si è invece attestato a 215 milioni in calo del 18% rispetto ai 262,3 milioni del primo trimestre 2008. Sono i risultati approvati dal Consiglio di amministrazione riunitosi questa mattina presieduto da Carlo De Benedetti.
Mo so cazzi.
Mario Calabresi è il nuovo direttore della Stampa di Torino.
Mario Calabresi è il prossimo direttore della Stampa. Lo scrive il sito Dagospia, dando corpo a una voce che girava da tempo nel mondo dei giornali. La notizia ha trovato ulteriori conferme nelle ultime ore.
John Elkann vuole un direttore di nuova generazione, Calabresi ha tutte le qualità per farlo: capacità di comando, occhio per la notizia, un passaggio da New York come corrispondente, fortemente voluto da Ezio Mauro (che lo considera, statura a parte, il suo successore ideale) di Repubblica (dove ha fatto parte della carriera, diventandone capo redattore centrale) e anche, qualità fondamentale per dirigere un giornale, stomaco di ferro e nervi d’acciaio, per avere messo in pagina, senza tradire le emozioni che provava, gli articoli di Adriano Sofri, condannato, a torto o a ragione, per l’omicidio del padre, il commissario di ps Luigi Calabresi.
Calabresi si potrebbe definire un moderato di sinistra (una volta, quand’era una parolaccia, si diceva socialdemocratico: e in quella categoria si sarebbe potuto inquadrare uno dei più grandi giornalisti italiani di tutti i tempi, Giulio De Benedetti, che per vent’anni fu direttore della Stampa, nel periodo più felice del giornale torinese).
Mario Calabresi sembrava nato (anche se professionalmente ha esordito all’Ansa) per andare al Corriere della sera. Ma una leggenda circolata anni fa nel mondo dei giornali aveva voluto la mancata assunzione frutto di un intervento dietro le quinte di un esponente sindacale che aveva detto: «Al Corriere, il figlio del commissario Calabresi mai». Forse il “nyet” gli ha portato fortuna. Se Mario Calabresi farà bene a Torino, avrà davanti a sé un bivio: una strada per la direzione di Repubblica, l’altra per quella del Corriere.
Fonte: www.blitzquotidiano.it
Zucconate.
Vittorio Zucconi, corrispondente dagli Usa per Repubblica, ha spesso il vizio di tradurre un po' creativamente i termini inglesi. E anche stavolta ci è ricascato. Nell'articolo di martedì 21 aprile a pag. 9, intitolato "Stop al regno delle credit card, così gli Usa si scoprono europei", traduce l'imperativo "charge it!" con "me lo carichi sulla carta". Una traduzione quanto meno bizzarra, visto che si parla di carte di debito: "(ri)caricare" indica piuttosto l'aggiunta di denaro. La traduzione esatta è "me lo addebiti sulla carta".
Geppo
Geppo
martedì 21 aprile 2009
Toto-direttore: e ora De Benedetti ci spieghi perché si è fatto soffiare Calabresi dalla concorrenza.
Riceviamo e volentieri pubblichiamo:
La Repubblica non ha avuto il coraggio di scegliere la strada più impervia e difficile; diventare un giornale di qualità e rinunciare alle tirature da un milione di copie (un ricordo ormai lontano.....) e all'inutile moltiplicarsi di allegati-pubblicitari che nessuno legge. In Italia nonostante tutte le promesse, lo stiamo ancora aspettando questo giornale e solo Il Foglio di Ferrara, al di là che possa piacere o meno politicamente, è un esperimento riuscito di buon giornalismo senza cadere nei compromessi quotidiani della banalità d'agenzia. Repubblica con la direzione di Mauro ha ancora più accentuato il carattere popolare e antologico. Con la smania di arrivare primi in edicola, si è perso di vista il lettore vero e si è deciso che tutto è tivu da consumare in fretta e da gustare visivamente. E da questa esigenza è nata l'orrida grafica rinaldiana, che ogni giorno racconta un giornale sempre più incolto e superficiale. Il futuro? Bah...intanto al di là delle pulizie da distribuzione Repubblica perde copie e non mi sembra che vi siano le premesse per un'inversione di rotta. Poi forse questa direzione ha davvero bisogno di un ricambio generazionale. Ma Calabresi non era una risorsa fondamentale per questo giornale? Perchè CDB l'ha lasciato andare via?
Walter
Viviano, la iena e il tedesco.
Non è l'inizio di una barzelletta. Sono i tre giornalisti saliti a bordo del Pinar.
Oltre a Francesco Viviano di Repubblica, c'erano anche l'inviato delle 'Iene' Luigi Pelazza e un reporter tedesco.
Francesco Viviano si aggiudica il Paiolo d'Oro.
Francesco Viviano è stato a bordo del mercantile turco Pinar e ci ha raccontato l'inferno dei disperati in un toccante reportage apparso oggi su Repubblica.
Il Paiolo d'Oro non glielo toglie nessuno.
Toto-direttore: perso Calabresi spunta l'ipotesi Giannini.
Il fido A.B. ci aggiorna sulla querelle del nuovo direttore di Repubblica:
"Caro PazzoPerRepubblica,
Anselmi giovedì lascia la Stampa e in queste ore Mario Calabresi firma il contratto come futuro direttore designato. Nel giro di qualche mese Repubblica perde due giovani firme e nel caso di Calabresi uno dei pochi giornalisti giovani di buonissima scrittura e con una rara capacità di analisi. Io da alcuni mesi sto raccontando ai miei due lettori, che Repubblica ha bisogno di una svolta e che la direzione di Mauro è al capolinea.
Io credo più che mai che un grande giornale di qualità come Repubblica, abbia oggi la necessità di rinnovarsi, nei contenuti, nella grafica e nell'impostazione generale. La "continuità" di Mauro temo possa essere dannosa, perchè profondamente conservatrice nelle scelte politiche e gestionali del giornale. Credo che sia giunto il momento di compiere una scelta coraggiosa e nominare un nuovo direttore. E visto che all'esterno, complice la crisi, Mondardini e De Benedetti difficilmente guarderanno, non resta che pensare ad un giovane o semi-giovane del vivaio repubblicano.
E qui si torna a Marione Calabresi. Ma Scalfari lo sa che va a dirigere La Stampa? Lo chiedo perchè il Fondatore stravede per questo ragazzo.....
Perchè lasciarlo andare? E dal vivaio, chi per carisma e scrittura potrà essere incoronato re? Massimo Giannini.
Con cordialità A.B."
Il toto direttore.
I lettori di PPR si stanno scatenando.
Dopo la boutade di Beppe Severgnini, ecco quelle di Michele Santoro e Curzio Maltese.
Dopo la boutade di Beppe Severgnini, ecco quelle di Michele Santoro e Curzio Maltese.
Ma in quella foto c'è la Yourcenar o l'uomo che ha raccontato il Vietnam?
Come succede da qualche domenica, in mancanza dell'inserto R2, l'errore dei grafici ricade in prima pagina, dove in testa, sopra al nome del giornale, vengono presentati i richiami della Domenica di Repubblica.
Guardate bene l'immagine qui sotto.
Vista?
Ora ditemi, così com'è stata impaginata, la prima foto ritrae Marguerite Yourcenar o l'uomo che ha raccontato il Vietnam? No perchè, a chi non sa com'è fatta la Yourcenar, potrebbe sorgere il dubbio.
Ed ecco che interviene Capitan Photoshop (foto sotto) e sistema la testata con la foto della Yourcenar messa in modo che sia letta subito come foto d'appoggio del primo richiamo a sinistra.
In fondo, bastava poco: solo spostare di un centimetro più a sinistra la foto di Marguerite Yourcenar.
Guardate bene l'immagine qui sotto.
Vista?
Ora ditemi, così com'è stata impaginata, la prima foto ritrae Marguerite Yourcenar o l'uomo che ha raccontato il Vietnam? No perchè, a chi non sa com'è fatta la Yourcenar, potrebbe sorgere il dubbio.
Ed ecco che interviene Capitan Photoshop (foto sotto) e sistema la testata con la foto della Yourcenar messa in modo che sia letta subito come foto d'appoggio del primo richiamo a sinistra.
In fondo, bastava poco: solo spostare di un centimetro più a sinistra la foto di Marguerite Yourcenar.
lunedì 20 aprile 2009
E c'è persino chi vorrebbe Beppe Severgnini alla guida di Repubblica.
Riceviamo e volentieri pubblichiamo:
"Mauro è il clone di Anselmi (o viceversa) e non vedo che grande "cambiamento" sarebbe..
Possibile che nel giornalismo italiano non ci siano voci più fresche, meno ideologizzate, addirittura più "allegre"?
Per Repubblica vedrei bene persino Severgnini, con la sua aria snob e molto british. Perchè no, Aquila delle Fiandre?" Anonimo lettore del blog.
"Mauro è il clone di Anselmi (o viceversa) e non vedo che grande "cambiamento" sarebbe..
Possibile che nel giornalismo italiano non ci siano voci più fresche, meno ideologizzate, addirittura più "allegre"?
Per Repubblica vedrei bene persino Severgnini, con la sua aria snob e molto british. Perchè no, Aquila delle Fiandre?" Anonimo lettore del blog.
Crosettismi.
Ecco l'incipit del pezzo di ieri di Maurizio Crosetti su Juve-Inter:
"Per un' oretta fatta di niente, la zanzara bianconera aveva provato a pungere l' elefante nerazzurro. Poi il pachiderma, peraltro abbastanza annoiato, ha alzato la zampa appena un po', diciamo venti centimetri, e ha schiacciato la zanzara."
Qui il pezzo integrale.
"Per un' oretta fatta di niente, la zanzara bianconera aveva provato a pungere l' elefante nerazzurro. Poi il pachiderma, peraltro abbastanza annoiato, ha alzato la zampa appena un po', diciamo venti centimetri, e ha schiacciato la zanzara."
Qui il pezzo integrale.
domenica 19 aprile 2009
Perseguitati dalla psicologa Cristina.
Pensavamo di essercene liberati, ma la saga della sfortunata psicologa Cristina Milani sta continuando su Repubblica.it.
Mannaggia.
Mannaggia.
La voce dei lettori.
Tre commenti dai lettori:
"Oggi sarò buono: ho amato il pezzo di Maltese su Camilleri di oggi. Davvero molto interessante. Camilleri snocciola frasi memorabili e aneddoti curiosi. Andrea".
"Repubblica di ieri (sabato) un erroraccio di impaginazione nell'articolo sulla F1: dalla prima colonna si doveva saltare alla terza per poi tornare alla seconda.
Ma che sta succedendo al "nostro" giornale?
Mi sa che se non migliora a breve vado dal buon De Bortoli. S.Mondini".
"Sono contento per calabresi, ma non ho parole per il calo di qualità del giornale. deprimente. Anonimo".
Errore a quattro mani.
"Con il vantaggio di qualche minuto sulla tabella di marcia delle parole, l' allenatore della Juventus aveva sperato che tra lui e Ranieri fosse finita lì..."
E' quanto c'è scritto nel pezzo di oggi firmato da Gianni Piva ed Emanuele Gamba.
E' quanto c'è scritto nel pezzo di oggi firmato da Gianni Piva ed Emanuele Gamba.
sabato 18 aprile 2009
L'ennesima rampinata.
L'attenta lettrice Enrica G. ci segnala questa rampinata doc:
"Da Nello Del Gatto, che da New Delhi segue le elezioni indiane per l'ANSA:
“L’effetto Rampini”, quel processo per il quale uno scrive cazzate su un luogo pur non avendoci mai messo piede, si estende, come per un effetto chimico o fisico anche al suo giornale, a Repubblica. Ieri c’è stato il primo turno elettorale nel paese e Repubblica on line ha pensato bene di fare un fotoracconto. Peccato che le quattro righe contendono una cazzata madornale. In India gli elettori non vengono riconosciuti tramite le impronte digitali, ma tramite un tesserino elettorale con foto. [...]"
Leggete qui tutto il pezzo di Nello Del Gatto.
Christian Rocca schiaffeggia Michele Serra.
Dal blog di Christian Rocca:
"L’altro ieri, l’umoralista di Repubblica, Michele Serra, si era lamentato del fatto che la campagna contro Santoro e Annozero fosse “orribile” soprattutto perché orchestrata dai “giornali di governo”. Si era dimenticato, nell’entusiasmo, di attribuire una quota di quell’orrore al presidente della Rai che aveva deciso di avviare, stando non ai giornali di governo, ma a Repubblica, “l’indagine interna su Santoro per la puntata sul terremoto”. Il presidente della Rai è Paolo Garimberti, vicedirettore di Repubblica e di Serra fino a qualche giorno fa. Sulla prima pagina di ieri, invece, Serra ha scritto un lungo editoriale dal titolo “guai alla tv che rema contro” per difendere la funzione sociale del “contro-potere strutturalmente autonomo” (qualunque cosa voglia dire) del giornalismo di Santoro. E per denunciare chi, come il Giornale, “ha orchestrato una violenta campagna di stampa contro ‘lo sciacallo’ Santoro”. Molto bene...
Il resto lo trovate qui.
"L’altro ieri, l’umoralista di Repubblica, Michele Serra, si era lamentato del fatto che la campagna contro Santoro e Annozero fosse “orribile” soprattutto perché orchestrata dai “giornali di governo”. Si era dimenticato, nell’entusiasmo, di attribuire una quota di quell’orrore al presidente della Rai che aveva deciso di avviare, stando non ai giornali di governo, ma a Repubblica, “l’indagine interna su Santoro per la puntata sul terremoto”. Il presidente della Rai è Paolo Garimberti, vicedirettore di Repubblica e di Serra fino a qualche giorno fa. Sulla prima pagina di ieri, invece, Serra ha scritto un lungo editoriale dal titolo “guai alla tv che rema contro” per difendere la funzione sociale del “contro-potere strutturalmente autonomo” (qualunque cosa voglia dire) del giornalismo di Santoro. E per denunciare chi, come il Giornale, “ha orchestrato una violenta campagna di stampa contro ‘lo sciacallo’ Santoro”. Molto bene...
Il resto lo trovate qui.
venerdì 17 aprile 2009
Mario Calabresi alla direzione de La Stampa?
Ci scrive il prezioso collaboratore Alvaro B.:
"Caro PazzoPerRepubblica,
se l'anticipazione di Dagospia è vera e su questo sono pronto a scommettere, Repubblica perde un brillante e colto giornalista e un probabile futuro direttore. Con cordialità. A B"
"Caro PazzoPerRepubblica,
se l'anticipazione di Dagospia è vera e su questo sono pronto a scommettere, Repubblica perde un brillante e colto giornalista e un probabile futuro direttore. Con cordialità. A B"
Ecco Terra, il primo quotidiano ecologista.
Ci eravamo dimenticati di segnalarlo, ma lo facciamo oggi: è nato Terra il primo quotidiano ecologista.
La nascita di un nuovo quotidiano è una notizia che rende felici chi ama il mestiere del giornalista. Se poi il quotidiano si professa anche ecologista, è il massimo.
Auguri!
Una meteora chiamata Cristina.
Grazie al cielo oggi su Repubblica non c'è neanche una riga su come passa la sua giornata la sfortunata psicologa Cristina Milani.
Jenner Meletti ha seguito il nostro consiglio.
Auguri a Cristina da tutta la redazione di PPR.
Jenner Meletti ha seguito il nostro consiglio.
Auguri a Cristina da tutta la redazione di PPR.
Geomarketing.
Grazie a due fedeli lettori del blog, scopriamo che il nuovo formato di Repubblica, quello ridotto ma senza i fastidiosi bordi bianchi, è già attivo da tempo nelle Marche e in Sicilia.
E nelle altre regioni?
Aspettiamo le vostre risposte.
E nelle altre regioni?
Aspettiamo le vostre risposte.
Un fenomeno chiamato Cristina.
Da circa una settimana Jenner Meletti, uno dei diecimila inviati di Repubblica a L'Aquila, ci sta raccontando la sfortunata storia di Cristina Milani (foto), una psicologa di 30 anni protagonista in negativo del terremoto abruzzese, in una rubrica che è arrivata alla quinta puntata e che si chiama "Una famiglia dopo il terremoto". Dopo averci raccontato morbosamente cosa fa Cristina durante il giorno e averla fotografata in tutte le salse con i figli e il marito, oggi, il buon Jenner, dev'essersi un po' stancato perchè su Repubblica appare solo un misero trafiletto (senza foto per fortuna) con un titolo in cui la Milani dice: " Basta emergenza, ora abbiamo voglia di un po' di noia".
Caro Jenner, noi ci siamo annoiati molto prima. Lasciala stare adesso questa povera Cristina.
Ps: di questa Cristina Milani, tra l'altro, ne parlano anche il sito del Los Angeles Times, quello del Sacramento Bee e quello del Washington Post. C'è sotto dunque qualcosa? Evidentemente ne hanno già fatto un personaggio. Ne faranno un film?
La foto è di Pier Paolo Cito per AP Photo.
giovedì 16 aprile 2009
L'esordio di Chiara Saraceno in prima pagina.
Chiara Saraceno, professoressa universitaria e sociologa italiana, da tempo collaboratrice di Repubblica, esordisce sulla prima pagina di Repubblica con un commento sulla decisione di devolvere il 5 per mille per la ricostruzione delle zone demolite dal terremoto in Abruzzo.
Ecco l'incipit del pezzo:
È davvero curioso che il ministro del Tesoro abbia proposto di destinare alla ricostruzione in Abruzzo i fondi del 5 per mille, ovvero fondi che per legge sono destinati ad altri soggetti: alle associazioni di volontariato, culturali e di ricerca (incluse le università) prescelte dai cittadini.
Qui il pezzo integrale.
Il giochino del giorno.
Riceviamo e volentieri pubblichiamo:
Ciao,
volevo segnalarvi questo "giochino" che ho trovato su Macchianera.
Ritengo sia molto interessante :-)
Vi leggo giornalmente,
Massimiliano
Ciao,
volevo segnalarvi questo "giochino" che ho trovato su Macchianera.
Ritengo sia molto interessante :-)
Vi leggo giornalmente,
Massimiliano
A proposito del cambio di formato.
Due commenti intelligenti:
"Invece di occuparsi del formato, perchè l'azienda non pensa a stampare il giornale utilizzando una carta più resistente. Anonimo".
"Mentre il formato è una questione di forma (appunto!) il contenuto prevarrà sempre su tutto (o almeno si spera). Luca C."
La lettrice Barbara risponde a Sofri sul terremoto.
Riceviamo e volentieri pubblichiamo:
Come molti di noi, ogni giorno leggo con interesse ed apprensione gli articoli che si susseguono sulla stampa nazionale e che riguardano il terremoto che ha colpito la popolazione aquilana.
E come molti di noi, sono convinta che la popolazione aquilana vada aiutata, con ogni mezzo, senza polemiche di destra o di sinistra.
Ma, da persona che pensa quale mi ritengo, alcune riflessioni sorgono spontanee.
Con un certo interesse ho letto l'articolo di ieri su Repubblica di Sofri che riprendeva un commento lasciato da un "facebooker" che comincia così "Io non darò neanche un centesimo di euro per le popolazioni terremotate".
Lo stizzo iniziale, però, ha lasciato spazio ad una certa condivisione a mano a mano che ho proseguito la lettura dell'articolo perchè è quello che, in un certo senso, penso anche io.
Tutti, chi un un modo o nell'altro, abbiamo decso e voluto contribuire alla ricostruzione delle città abruzzesi: ognuno nella propria maneira e con la propria sensibilità oltre che possibilità.
Ma, non va ricordato, che al di sopra di tutti c'è lo STATO; ed è lo Stato che deve provvedere con i mezzi a disposizione a mettere in campo tutte le azioni possibili a sostegno delle popolazione terrremotate.
Non è giusto che venga lanciata questa corsa e guerra tra "poveri" per accaparrarsi il 5 per mille come se sia più nobile destinare una parte del proprio reddito ad aiutare gli aquilano e non un'assoziazione no-profit o un sostegno dato alla ricerca sul cancro.
E a proposito di "poveri" o meglio di "meno fortunati", c'è un'altra questione che non va ASSOLUTAMENTE dimenticata. Infatti, mi sembra che, in questo stato di emergenza, alcune situazione si stiano DIMENTICANDO come l'emergenza cassintegrati, come l'emergenza crisi, come l'emergenza di chi vive al di sotto della soglia di povertà. Mentre prima del 6 aprile queste erano priorità, ora non lo sono più e gli unici provvedimenti di cui si sta discutendo sono quelli a favore dei terremotati. ma questo, ritengo, è comunque una strategia del nostro Governo che ci imbavaglia per non parlare o sparlare troppo, che ci benda gli occhi per non vedere troppo, che ci tappa le orecchie nel caso in cui dovessimo sentire una voce fuori dal coro.
Trovo, oltre che ingisuto, vergogno che oggi legga su Repubblica che il Governo sta pensando una tassa UNA TANTUM per aiutare le popolazioni terremotate andando a dattingere dai redditi superiori ad 80 mila euro. E allora la domanda mi sorge spontanea: ma quando, qualche settimana fà, l'opposizione aveva proposto un UNA TANTUM per redditi superiori ai 120 mila euro per sostenere chi è stato e sarà colpito dalla crisi, perchè la proposta non è stata presa in considerazione? Perchè si è risposto che Franceschini stava delirando?
Forse chi ha perso il lavoro e non arriva a fine mese è meno degno di ricevere un aiuto dallo Stato di una persona che è stato vittima del terremoto? No, non credo proprio. Ma ancora è una guerra tra poveri. Ancora una volta, ritengo, che questo paese, che è l'Italia, è contraddittorio e mediatico.
E' il gioco delle parti: è crisi ed emergenza quello che decidono di farci percepire come tali; perchè ora, l'emergenza è il terremoto e non più la crisi delle famiglie, dei lavoratori, delle imprese di TUTTA ITALIA.
Ripeto, non è polemica ma è una constatazione di chi, come me, si sveglia nella notte "sentendo" il terremoto; di chi, come me, ha "contribuito" con i propri mezzi e con il prorpio "euro" ad aiutare le persone colpite dal terremoto; di chi, come me e l famiglia, è stato colpito dalla crisi e ha un lavoro precario.
Non è un sentirsi lontano dal dramma che ha colpito le persone terremotate è solo un voler richiamare l'attenzione su ALTRI problemi ALTRETTANTO importanti che stanno affliggendo il nostro paese, tutto, da nord a sud.
Barbara
Come molti di noi, ogni giorno leggo con interesse ed apprensione gli articoli che si susseguono sulla stampa nazionale e che riguardano il terremoto che ha colpito la popolazione aquilana.
E come molti di noi, sono convinta che la popolazione aquilana vada aiutata, con ogni mezzo, senza polemiche di destra o di sinistra.
Ma, da persona che pensa quale mi ritengo, alcune riflessioni sorgono spontanee.
Con un certo interesse ho letto l'articolo di ieri su Repubblica di Sofri che riprendeva un commento lasciato da un "facebooker" che comincia così "Io non darò neanche un centesimo di euro per le popolazioni terremotate".
Lo stizzo iniziale, però, ha lasciato spazio ad una certa condivisione a mano a mano che ho proseguito la lettura dell'articolo perchè è quello che, in un certo senso, penso anche io.
Tutti, chi un un modo o nell'altro, abbiamo decso e voluto contribuire alla ricostruzione delle città abruzzesi: ognuno nella propria maneira e con la propria sensibilità oltre che possibilità.
Ma, non va ricordato, che al di sopra di tutti c'è lo STATO; ed è lo Stato che deve provvedere con i mezzi a disposizione a mettere in campo tutte le azioni possibili a sostegno delle popolazione terrremotate.
Non è giusto che venga lanciata questa corsa e guerra tra "poveri" per accaparrarsi il 5 per mille come se sia più nobile destinare una parte del proprio reddito ad aiutare gli aquilano e non un'assoziazione no-profit o un sostegno dato alla ricerca sul cancro.
E a proposito di "poveri" o meglio di "meno fortunati", c'è un'altra questione che non va ASSOLUTAMENTE dimenticata. Infatti, mi sembra che, in questo stato di emergenza, alcune situazione si stiano DIMENTICANDO come l'emergenza cassintegrati, come l'emergenza crisi, come l'emergenza di chi vive al di sotto della soglia di povertà. Mentre prima del 6 aprile queste erano priorità, ora non lo sono più e gli unici provvedimenti di cui si sta discutendo sono quelli a favore dei terremotati. ma questo, ritengo, è comunque una strategia del nostro Governo che ci imbavaglia per non parlare o sparlare troppo, che ci benda gli occhi per non vedere troppo, che ci tappa le orecchie nel caso in cui dovessimo sentire una voce fuori dal coro.
Trovo, oltre che ingisuto, vergogno che oggi legga su Repubblica che il Governo sta pensando una tassa UNA TANTUM per aiutare le popolazioni terremotate andando a dattingere dai redditi superiori ad 80 mila euro. E allora la domanda mi sorge spontanea: ma quando, qualche settimana fà, l'opposizione aveva proposto un UNA TANTUM per redditi superiori ai 120 mila euro per sostenere chi è stato e sarà colpito dalla crisi, perchè la proposta non è stata presa in considerazione? Perchè si è risposto che Franceschini stava delirando?
Forse chi ha perso il lavoro e non arriva a fine mese è meno degno di ricevere un aiuto dallo Stato di una persona che è stato vittima del terremoto? No, non credo proprio. Ma ancora è una guerra tra poveri. Ancora una volta, ritengo, che questo paese, che è l'Italia, è contraddittorio e mediatico.
E' il gioco delle parti: è crisi ed emergenza quello che decidono di farci percepire come tali; perchè ora, l'emergenza è il terremoto e non più la crisi delle famiglie, dei lavoratori, delle imprese di TUTTA ITALIA.
Ripeto, non è polemica ma è una constatazione di chi, come me, si sveglia nella notte "sentendo" il terremoto; di chi, come me, ha "contribuito" con i propri mezzi e con il prorpio "euro" ad aiutare le persone colpite dal terremoto; di chi, come me e l famiglia, è stato colpito dalla crisi e ha un lavoro precario.
Non è un sentirsi lontano dal dramma che ha colpito le persone terremotate è solo un voler richiamare l'attenzione su ALTRI problemi ALTRETTANTO importanti che stanno affliggendo il nostro paese, tutto, da nord a sud.
Barbara
Vera Schiavazzi e i pasticcini-pasticcioni di compleanno.
Domenica 12 aprile il dorso torinese di Repubblica ha compiuto il ventennale della nascita, che è stato celebrato con 2 intere pagine a firma di Salvatore Tropea.
Per l’occasione, Vera Schiavazzi ha voluto dimostrare che questo tempo non è passato invano per la professionalità dei giornalisti locali, con un pezzo da libro Cuore.
Si parla di una suora che ha lasciato l’ospedale Molinette dopo 40 anni di ininterrotto servizio come infermiera professionale.
Si inizia con la presentazione del personaggio, suor Gabriella Denti. Ma ecco che dopo 11 righe Gabriella diventa Giovanna. Sento che la cosa si fa interessante, per cui proseguo emozionato nella lettura.
Si conferma però Gabriella con altre 3 citazioni, ma ecco che d’improvviso ricompare Giovanna, seguita poco dopo da un’altra piccola serie di Gabrielle.
Sono ormai rassegnato a rimanere con il dubbio quando, come nelle migliori tradizioni del giallo, a tradimento arriva la pugnalata: né Gabriella né Giovanna, ma Giuliana Denti.
Finisco il pezzo stremato.
Che Vera Schiavazzi abbia voluto giocare a fare il Pirandello con suor G. “una nessuna e centomila” ?
GPP
mercoledì 15 aprile 2009
A Bologna c'è già il formato ridotto.
Un nostro collaboratore, di ritorno da una vacanza a Pontremoli e fermatosi nell'autogrill di Medesano in provincia di Parma, ci ha portato l'edizione bolognese di Repubblica. E grande fu la sorpresa nello scoprire che in terra emiliana c'è già la versione ridotta del nostro beneamato quotidiano.
Nella foto l'edizione milanese, a sinistra, e quella bolognese.
Sofri senior a proposito del terremoto in Abruzzo.
Su Repubblica di oggi Adriano Sofri dice la sua sugli aiuti alla popolazione abruzzese colpita dal terremoto:
Succede che faccia il record di letture e commenti su Facebook un articolo che comincia così: "Io non darò neanche un centesimo di euro per le popolazioni terremotate". Il pieno di Facebook vuol dire alcune migliaia di lettori, poca cosa, direte. Tuttavia l´episodio merita attenzione. L´autore è un giovane giornalista di Marsala, Giacomo Di Girolamo. E´ tutt´altro che cinico. E´ perentorio. "Non dò un euro. E credo che questo sia il più grande gesto di civiltà, che in questo momento, da italiano, io possa fare". È scandalizzato dall´Italia dei pasticci e della beneficenza, "ferma ancora sull´orlo del pozzo di Alfredino". I soldi ci sono, dice: per coprire i pozzi, per gli aiuti ai terremotati, e anche per i tribunali che facciano giustizia. Sono i soldi di chi paga le tasse. "Io non lo dò, l´euro. Perché mi sono ricordato che mia madre, che ha servito lo Stato 40 anni, prende di pensione in un anno quasi quanto Schifani guadagna in un mese. Quando ci fu il Belice i miei lo sentirono eccome quel terremoto. E diedero un po´ dei loro risparmi. Poi ci fu l´Irpinia. E anche lì i miei fecero il bravo e simbolico versamento". Ma niente cambia mai, dice. A Marsala, dice, l´Istituto Tecnico è un albergo mutato da trent´anni in scuola, come la Casa dello Studente all´Aquila, e basta uno scirocco ("c´è una scala Mercalli per lo scirocco?") per far venire giù il controsoffitto - in amianto. Il terremoto, dice, è il gratta e vinci della politica. L´articolo, che leggerete per intero sul web, finisce così: "E io piango di rabbia perché a morire sono sempre i poveracci... Io qui, oggi, mi sento italiano, povero tra i poveri, e rivendico il diritto di dire quello che penso. Come la natura quando muove la terra, d'altronde".
Non è vero che a morire siano sempre solo i poveracci, non è stato vero all´Aquila, ma lo scritto è bello, risoluto, retorico quanto basta - l´annuncio "Non dò un euro, non dò una lira" lo scandisce come un ritornello - ed esprime esemplarmente un´impressione dell´Italia che è di una minoranza non solo dissenziente, ma esasperata. Gli stessi gesti che, a stare ai sondaggi, conquistano il favore della maggioranza, ripugnano a questa minoranza: le lacrime del capo del governo, le gaffe vere e supposte, le dentiere donate, la passerella dei ministri, le trivialità dei cronisti, le vanterie dei telegiornalisti. Per non dire delle ininterrotte ultime novità di legge: le ronde, le denunce dei disgraziati al pronto soccorso, le norme antisismiche addomesticate, le new towns... Una pentola ribollente che vuole scoppiare. I commenti a Di Girolamo sono di due tenori opposti - anzi, due e mezzo. Gli uni di adesione entusiastica, del tipo: "Non avrei saputo dire meglio". Gli altri di dissenso drastico, del tipo: "Parole vanesie per nascondere una grettezza di cuore". E il mezzo? Sono i commenti, numerosi anch´essi, che approvano tono ed esempi, ma danno per scontato che quella del centesimo è una provocazione retorica, e che il proprio centesimo ciascuno fa bene a darlo. A questo mezzo - lasciando da parte i dettagli, in una questione così decisiva - appartengo grosso modo anch´io, e non conoscendo l´autore (che ha pubblicato, vedo, un libro di viaggio con un sacerdote missionario in Ecuador) e pur non volendo essere indiscreto, scommetterei un euro che il suo centesimo è pronto a darlo, e l´ha già dato.
Penso che si sia affidato a quell´espediente retorico, e il risultato gli ha dato ragione. Però si è esposto a un paio di difficoltà. La prima, di offrire una spalla a chi è tanto risentito da mettere a tacere la voce della compassione. Non sarei contento se una mia frase a effetto facesse dire a qualcuno: "Mi hai convinto: non darò una lira...". La contrapposizione dei commenti mi ha ricordato il famoso precetto di Confucio: «Se uno ha fame, non dargli un pesce, insegnagli a pescare». Bella idea, per affrontare alle radici la fame di quel povero (una versione più pregnante dice: «Non dargli un pesce tutti i giorni...»). Ma se l´affamato ce l´hai lì davanti, e magari l´acqua è lontana, e invece di dargli il pesce che hai nel tuo cesto gli fai un bel discorso sul vantaggio di imparare a pescare, quello intanto muore di fame, oppure - ipotesi auspicabile - raccoglie le sue estreme forze e ti salta al collo e ti vuota il cesto.
L´altra difficoltà sta nel ritenere che compassione e solidarietà volontarie siano una complice supplenza alla pubblica inerzia o, peggio, corruzione. La legalità, e le tasse pagate per intero, non renderebbero affatto superflua la mobilitazione personale e volontaria, mai, e a maggior ragione in una disgrazia che tocca tanti. Nel nord Europa che sta agli antipodi dello stereotipo italiano deplorato da Di Girolamo, la solidarietà privata è esemplare, nei confronti del prossimo e del più distante. Sono tanti i giovani che trasformano i regali della festa in donazioni fatte a chi ne ha bisogno, e intestate al festeggiato. Farsi un regalo. Gli italiani che hanno mandato il loro obolo ai loro vicini d´Abruzzo si sono magari, anche, lavati a buon prezzo la coscienza: ma certamente, la gran maggioranza di loro, dunque indipendentemente dal sentimento politico, si sono fatti il regalo di aiutare i loro simili di cui era così facile vedere e immaginare il dolore. Proprio come i genitori di Giacomo Di Girolamo coi loro parchi e degni risparmi.
Adriano Sofri - La Repubblica
Succede che faccia il record di letture e commenti su Facebook un articolo che comincia così: "Io non darò neanche un centesimo di euro per le popolazioni terremotate". Il pieno di Facebook vuol dire alcune migliaia di lettori, poca cosa, direte. Tuttavia l´episodio merita attenzione. L´autore è un giovane giornalista di Marsala, Giacomo Di Girolamo. E´ tutt´altro che cinico. E´ perentorio. "Non dò un euro. E credo che questo sia il più grande gesto di civiltà, che in questo momento, da italiano, io possa fare". È scandalizzato dall´Italia dei pasticci e della beneficenza, "ferma ancora sull´orlo del pozzo di Alfredino". I soldi ci sono, dice: per coprire i pozzi, per gli aiuti ai terremotati, e anche per i tribunali che facciano giustizia. Sono i soldi di chi paga le tasse. "Io non lo dò, l´euro. Perché mi sono ricordato che mia madre, che ha servito lo Stato 40 anni, prende di pensione in un anno quasi quanto Schifani guadagna in un mese. Quando ci fu il Belice i miei lo sentirono eccome quel terremoto. E diedero un po´ dei loro risparmi. Poi ci fu l´Irpinia. E anche lì i miei fecero il bravo e simbolico versamento". Ma niente cambia mai, dice. A Marsala, dice, l´Istituto Tecnico è un albergo mutato da trent´anni in scuola, come la Casa dello Studente all´Aquila, e basta uno scirocco ("c´è una scala Mercalli per lo scirocco?") per far venire giù il controsoffitto - in amianto. Il terremoto, dice, è il gratta e vinci della politica. L´articolo, che leggerete per intero sul web, finisce così: "E io piango di rabbia perché a morire sono sempre i poveracci... Io qui, oggi, mi sento italiano, povero tra i poveri, e rivendico il diritto di dire quello che penso. Come la natura quando muove la terra, d'altronde".
Non è vero che a morire siano sempre solo i poveracci, non è stato vero all´Aquila, ma lo scritto è bello, risoluto, retorico quanto basta - l´annuncio "Non dò un euro, non dò una lira" lo scandisce come un ritornello - ed esprime esemplarmente un´impressione dell´Italia che è di una minoranza non solo dissenziente, ma esasperata. Gli stessi gesti che, a stare ai sondaggi, conquistano il favore della maggioranza, ripugnano a questa minoranza: le lacrime del capo del governo, le gaffe vere e supposte, le dentiere donate, la passerella dei ministri, le trivialità dei cronisti, le vanterie dei telegiornalisti. Per non dire delle ininterrotte ultime novità di legge: le ronde, le denunce dei disgraziati al pronto soccorso, le norme antisismiche addomesticate, le new towns... Una pentola ribollente che vuole scoppiare. I commenti a Di Girolamo sono di due tenori opposti - anzi, due e mezzo. Gli uni di adesione entusiastica, del tipo: "Non avrei saputo dire meglio". Gli altri di dissenso drastico, del tipo: "Parole vanesie per nascondere una grettezza di cuore". E il mezzo? Sono i commenti, numerosi anch´essi, che approvano tono ed esempi, ma danno per scontato che quella del centesimo è una provocazione retorica, e che il proprio centesimo ciascuno fa bene a darlo. A questo mezzo - lasciando da parte i dettagli, in una questione così decisiva - appartengo grosso modo anch´io, e non conoscendo l´autore (che ha pubblicato, vedo, un libro di viaggio con un sacerdote missionario in Ecuador) e pur non volendo essere indiscreto, scommetterei un euro che il suo centesimo è pronto a darlo, e l´ha già dato.
Penso che si sia affidato a quell´espediente retorico, e il risultato gli ha dato ragione. Però si è esposto a un paio di difficoltà. La prima, di offrire una spalla a chi è tanto risentito da mettere a tacere la voce della compassione. Non sarei contento se una mia frase a effetto facesse dire a qualcuno: "Mi hai convinto: non darò una lira...". La contrapposizione dei commenti mi ha ricordato il famoso precetto di Confucio: «Se uno ha fame, non dargli un pesce, insegnagli a pescare». Bella idea, per affrontare alle radici la fame di quel povero (una versione più pregnante dice: «Non dargli un pesce tutti i giorni...»). Ma se l´affamato ce l´hai lì davanti, e magari l´acqua è lontana, e invece di dargli il pesce che hai nel tuo cesto gli fai un bel discorso sul vantaggio di imparare a pescare, quello intanto muore di fame, oppure - ipotesi auspicabile - raccoglie le sue estreme forze e ti salta al collo e ti vuota il cesto.
L´altra difficoltà sta nel ritenere che compassione e solidarietà volontarie siano una complice supplenza alla pubblica inerzia o, peggio, corruzione. La legalità, e le tasse pagate per intero, non renderebbero affatto superflua la mobilitazione personale e volontaria, mai, e a maggior ragione in una disgrazia che tocca tanti. Nel nord Europa che sta agli antipodi dello stereotipo italiano deplorato da Di Girolamo, la solidarietà privata è esemplare, nei confronti del prossimo e del più distante. Sono tanti i giovani che trasformano i regali della festa in donazioni fatte a chi ne ha bisogno, e intestate al festeggiato. Farsi un regalo. Gli italiani che hanno mandato il loro obolo ai loro vicini d´Abruzzo si sono magari, anche, lavati a buon prezzo la coscienza: ma certamente, la gran maggioranza di loro, dunque indipendentemente dal sentimento politico, si sono fatti il regalo di aiutare i loro simili di cui era così facile vedere e immaginare il dolore. Proprio come i genitori di Giacomo Di Girolamo coi loro parchi e degni risparmi.
Adriano Sofri - La Repubblica
sabato 11 aprile 2009
Chiuso per ferie.
Riprenderemo le pubblicazioni mercoledì 15 aprile.
Buona Pasqua a tutti.
Continuate a mandarci le vostre segnalazioni alla mail che trovate qui a destra sotto la gamba tatuata.
Cose che si potevano evitare.
Ieri sull'inserto Viaggi di Repubblica, ecco un bel servizio di otto pagine sul Gran Sasso.
Ora, sinceramente, ma chi ha voglia di questi di andare in vacanza sul Gran Sasso? Con tutto il rispetto per il popolo abruzzese martoriato dal terremoto.
Ringraziamo Gabriele per la segnalazione.
Ora, sinceramente, ma chi ha voglia di questi di andare in vacanza sul Gran Sasso? Con tutto il rispetto per il popolo abruzzese martoriato dal terremoto.
Ringraziamo Gabriele per la segnalazione.
ErRHOre.
L'ottimo Saul Stucchi ci segnala questa cosa:
"Citando la frase del presidente, usata come titolo di apertura di Repubblica di oggi: nessuno è senza colpa. Per esempio non lo è Roberto Rho, che sempre in prima pagina, scrive: "ci sono voluti dodici mesi di trattative, spesso litigi, qualche vere e proprie faide nel centrodestra, per mettere insieme i cinque nomi del consiglio di amministrazione" (della società di gestione dell'Expo, ndr).
QUALCHE vere e proprie faide??? ma è italiano?
ciao; Saul"
"Citando la frase del presidente, usata come titolo di apertura di Repubblica di oggi: nessuno è senza colpa. Per esempio non lo è Roberto Rho, che sempre in prima pagina, scrive: "ci sono voluti dodici mesi di trattative, spesso litigi, qualche vere e proprie faide nel centrodestra, per mettere insieme i cinque nomi del consiglio di amministrazione" (della società di gestione dell'Expo, ndr).
QUALCHE vere e proprie faide??? ma è italiano?
ciao; Saul"
venerdì 10 aprile 2009
Grafica di R2: la cura sembrerebbe funzionare.
Da qualche giorno stiamo assistendo a dei piccoli segnali di miglioramento nella grafica della testata di R2 (a parte la scivolata di ieri su Kapuscinski).
Chissà se veramente qualche grafico di Repubblica legge quotidianamente questo blog. Fatto sta però che, da quando abbiamo iniziato a parlarne, c'è la tendenza ad evitare certi errori che prima erano all'ordine del giorno.
Il caso emblematico è quello di oggi, dove in testata c'è un richiamo ad un articolo sul Barcellona e la foto sta dove deve stare: vicino al richiamo giusto e non vicino a quello sbagliato.
giovedì 9 aprile 2009
R2: iniziano a scarseggiare le idee.
Riceviamo e volentieri pubblichiamo:
"Caro PPR,
oggi su R2 a pagina 39 c'è un pezzo dal titolo:
"Scimmie e sesso, chi è troppo tirchio non fa l'amore".
Mi chiedo:
"Cosa stanno aspettando a chiudere R2?"
Madero - www.maderoweb.com
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