martedì 3 novembre 2009

La questione D di Repubblica.



Qualche giorno fa, tardivamente rispetto all’inserimento del post “Bondi: Repubblica faccia 10 domande alla trans Brenda” del 29 ottobre, è apparso un commento del blogger Gurdulù, nominalmente emerso dalle pagine di Calvino ma più realisticamente dall’interno del giornale, che dovremmo leggere con più attenzione.
Gurdulù poneva due questioni: una relativa ai collaboratori di Repubblica, descritti come i paria della piramide sociale che regna a Largo Fochetti, l’altra relativa alla visibilità delle donne nella struttura organizzativa del giornale, da lui (lei?) ritenuta trascurabile.

Io non ho cognizione diretta o indiretta su queste dinamiche interne, anche se dubito che siano peculiarità della sola Repubblica. Immagino cioè che siano criticità a fattor comune di buona parte dei giornali.
Però da lettore di un giornale di sinistra (o centrosinistra, senza trattino...) non posso ritenere che il “così fan tutti” debba essere la corretta reazione a queste ingiustizie. In fin dei conti la coerenza dei comportamenti, oltre ad essere predicata, va anche realizzata. Qui mi devo fermare perchè solo chi vive il giornale può, se vuole (e questo blog è qui apposta per questo), darci giusta luce su queste vicende.

Interrogandomi però sul tema delle donne, mi sono sorpreso ad osservare che in questo blog, anche sotto la pressione di voci ostili o polemiche verso il giornale (Il Foglio su tutti), ci siamo recentemente concentrati sul famigerato colonnino on-line “tette e culi” (ribadisco la mia opinione: è solo una questione di giusta misura) ed abbiamo effettivamente ignorato la più rilevante questione della visibilità delle donne all’interno del giornale. Mi sono quindi chiesto se, in assenza di visibilità nella gerenza del giornale (mi riferisco a quella pubblicata giornalmente, dacchè non ho notizie su come è articolata, scendendo per li rami, la struttura), ci si possa quantomeno ritenere soddisfatti della presenza delle giornaliste nelle varie sezioni della Repubblica di carta.

Ecco i nomi, che sono venuti d’acchito alla mia mente, di giornaliste che hanno persistente visibilità.

Commentatrici/editorialiste: Aspesi, Ellekappa (per me è una commentatrice), Mafai.

Politica
: Longo, Milella.

Cronaca: Cervasio e Sannino (il vantaggio di vivere nella quieta Napoli...), Ziniti (il disastro di Messina ha aiutato).

Cultura
: Bignardi, Fiori.

Società: Granello (se l’avessi dimenticata, il Feticista Supremo mi avrebbe espulso dal blog), Laurenzi.

Economia
: Grion, Polidori, Puledda.

Esteri: Caferri, Ginori, Nadotti.

Spettacoli
: Bandettini, Bentivoglio, Bizio, Fumarola, Fusco.

Sport: Audisio.

Ci sono altri nomi che potrei fare, ma che mi paiono più legati a fatti di cronaca e quindi gravati da una certa episodicità (sicuramente non casuale, sia chiaro) dell’apparizione sul corpo nazionale del giornale. Aggiungo che nella cronaca di Roma, da me letta quotidianamente, vi sono diverse giornaliste che appaiono sistematicamente.
L’elenco che ho stilato, pur qualitativamente molto robusto e con punte di assoluta eccellenza, mi è parso scarno per un giornale sempre in prima fila nella battaglia delle pari opportunità. Io sono contrario alle quote rosa (salvo quella volta in cui le ho utilizzate strumentalmente per stanare dalla sua pigrizia la Somma Caterina...),
però se potessimo rapportare quest’elenco al numero di coloro che hanno visibilità cartacea sulle sezioni portanti (non che le cronache locali non lo siano, sia mai!), probabilmente resteremmo delusi.

Caro Feticista Supremo, vogliamo completare appropriatamente l’elenco e, salvo scoprire che è solo un mio problema di percezione, parlare della vera questione D di Repubblica?

Barbapapà

8 commenti:

Frank57 ha detto...

Come al solito l'ottimo Barbapapà pone una questione interessante e intelligente.
Posso passare però oltre, causa ora e riprovare domani?
Cordialità

Esponja88 ha detto...

Non sono d'accordo sulla scarsa visibilità delle giornaliste donne su Repubblica, che mi sembra di gran lunga superiore rispetto agli altri giornali (Corriere, Stampa ecc.) I reclutamenti recenti fra le fila degli editorialisti sono stati soprattutto di sesso femminile: Chiara Saraceno, Michela Marzano, Nadia Urbinati, (oltre a Sara Bennewitz per l'economia)

Barbapapà ha detto...

Caro Jack, io ho posto la questione proprio per capire se la mia percezione è corretta oppure no. Il confronto con gli altri giornali mi interessa relativamente perchè si rischia una effimera esaltazione solo per aver vinto una guerra tra poveri e non è questo il punto per un giornale progressista.
Le editorialiste le ho volutamente tagliate fuori perchè io sono interessato solo alle giornaliste di Repubblica e tali non sono le signore di chiara e meritata fama che hai citato.
Concordo con la menzione della Bennewitz. Aggiungo che ho dimenticato, molto grave, sia Renata Pisu (anche se scrive purtroppo di rado) che Vanna Vannuccini.

Esponja88 ha detto...

E' pur sempre un giornale italiano. Una totale parità fra i sessi è un'utopia, mi sembra che allo stato attuale delle cose basti prendere atto che la presenza femminile di Repubblica è piuttosto consistente. Ho citato la Marzano e la Urbinati perchè, nonostante non siano giornaliste, rappresentano se non altro un apprezzabile tentativo di svecchiare l'arcigno mondo dell'editorialismo politico, da sempre rigorosamente maschile, inserendo punti voci femminili e relativamente giovani. Repubblica non sarà il paradiso delle pari opportunità ma ribadisco che, se si fa il confronto con le illeggibili e barbute cariatidi che puntualmente occupano le prime pagine del Corriere, allora il "nostro" giornale vince a mani basse.
P.S. All'elenco va aggiunta Luciana Sica delle pagine culturali.

Barbapapà ha detto...

E' possibile, caro Jack, ch'io sia troppo severo con Repubblica sul versante femminile. Non aspiro ad una totale, forse utopica come rilevi tu, equiparazione tra i sessi, ma spero che vi sia all'interno del giornale pari opportunità nell'accesso ai vari ruoli che si possono ricoprire. Qui ho qualche dubbio, che non è mitigato dalla pochezza del Corriere su questo tema.
Concordo con te sul miglioramento della compagine degli editorialisti realizzato attraverso l'inserimento delle citate Marzano, Saraceno e Urbinati. Ed è vero che anche su questo versante il Corriere continua ancora a presentarsi come un monolite vetero-maschilista d'altri tempi...

Aggiungerei anche Giovanna Casadio, in bilico tra politica e cronaca, ed Elena Dusi (società).

Gurdulù ha detto...

Sì, ma le donne con ruoli di responsabilità? quante sono quelle che prendono decisioni? quelle che scelgono cosa mettere in pagina e cosa no? Provate a chiedere ai vostri beniamini quante sono le deskiste. O quanti i capiredattori donna del nostro adorato giornale.

E non mi sembra che dalle parti di Repubblica siano ignari del problema del cosiddetto soffitto di cristallo...


PS. Comunque gurdulù non salta fuori dall'interno di repubblica.

Barbapapà ha detto...

Bentornato Gurdulù.
Il contributo che può dare chi legge quotidianamente il giornale e non ha fonti di accesso dirette in redazione è quello che hai potuto osservare. La gerenza pubblicata ogni giorno si ferma ai caporedattori centrali. E lì c'è uno schieramento maschile compatto.
Scendere ai livelli inferiori, settore per settore, è possibile solo a chi ha informazioni dirette.
I lettori possono giudicare l'approccio del giornale alla questione femminile solo dalla visibilità delle donne sull'edizione cartacea. Ed è quello che abbiamo cercato di fare in questo blog.
Come avevo scritto inizialmente, riprendendo il tuo spunto, solo chi lavora nel giornale può fornire elementi utili per capire qual è la reale situazione della donna a Repubblica. Ma nessuno si è fatto vivo, neanche in forma anonima.
Tu non vieni dall'interno, però sembri abbastanza informato sulle dinamiche del giornale. Perchè, secondo te, non si odono voci? Non vi sono problemi? O cosa?

Per finire, un esempio di superamento del soffitto di cristallo in realtà lo trovi nel gruppo Editoriale L'Espresso: l'amministratore delegato è una donna, Monica Mondardini. Dubito naturalmente che basti a ritenere superata la questione.

Gurdulù ha detto...

davvero non so perché nessuno abbia raccolto lo spunto, a mio avviso è fondato. Le donne al desk sono pochissime, e nemmeno un nome femminile compare nella generza, come ricorda lo stesso barbapapà. Mi sembra sufficiente per pensare al cosiddetto soffitto di cristallo, una figura che si riferisce proprio a questo: la difficoltà delle donne nelle società occidentali - che ci piace considerare più avanzate - non è più uscire di casa, ma appunto arrivare alla stanza dei bottoni, o almeno all'anticamera. Diciamo che apprezziamo le belle parole, gli ottimi articoli - ben argomentati - sulla questione femminile, e anche le buone intenzioni. Mi sembra però che sia ora di aspettarsi anche i fatti. O quanto meno una maggiore coerenza tra le sacrosante riflessioni e la maledetta realtà